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 2005  agosto 18 Giovedì calendario

Delitto di Brescia 18/08/2005 - 4

Il nipote fermato per duplice omicidio. Giornale di Brescia 18/08/2005. Duplice omicidio, aggravato dai futili motivi. E da ultimo l’occultamento dei due cadaveri e il vilipendio sugli stessi. Sono queste le ipotesi di reato per le quali è ufficialmente indagato da ieri sera Guglielmo Gatti, 41 anni, il nipote dei coniugi Donegani, quegli zii che proprio lui, nella ricostruzione della Procura, avrebbe prima ucciso e quindi fatto a pezzi. Circostanza che ha spinto gli inquirenti a disporre da un lato il fermo d’indiziato dell’uomo, dall’altro la custodia cautelare in carcere. LA GIORNATA. Il fermo è scattato solo al termine dell’interrogatorio con cui si è chiusa una giornata lunghissima, estenuante. Per gli inquirenti, come per il Gatti. I carabinieri lo hanno infatti prelevato da casa che erano circa le 10 di mattina. In borghese, su un’auto civetta del Reparto operativo, lo hanno condotto alla caserma Masotti di piazza Tebaldo Brusato, sede del Comando provinciale dei Carabinieri. Poi, un’attesa di ore. Un’anticamera giustificata, fino al momento dell’interrogatorio, con la necessaria presenza di un nuovo faccia a faccia con gli inquirenti per quella che era ancora considerata formalmente una «persona informata dei fatti». DAL VIVIONE. Che tutti i sospetti degli investigatori convergessero sulla figura del «nipote del piano di sopra» era chiaro fin dalla mattinata: troppo stretto il nesso tra il rinvenimento dei resti dei coniugi e la improvvisa convocazione dell’uomo in caserma. Il procuratore capo, Giancarlo Tarquini, il sostituto procuratore Paola Reggiani, assieme al comandante provinciale dei Carabinieri, Rosario Calì, e al comandante del Reparto operativo, Mauro Valentini, di ritorno dal sopralluogo al passo del Vivione, del resto, sono andati direttamente in piazza Tebaldo Brusato. RIS IN AZIONE. Assieme a loro è arrivato anche il comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano: al Reparto investigazioni scientifiche era stata già affidata l’analisi di alcuni reperti, e ora è stato dato il compito di effettuare nuove verifiche nell’appartamento del fermato, posto sotto sequestro. Gli uomini del Ris hanno varcato già ieri sera la soglia della casa al piano superiore della villetta, uscendone con un sacco bianco. INTERROGATORIO. L’interrogatorio di Guglielmo Gatti è iniziato attorno alle 17.45. Alle 19.30, quando Luca Broli, il legale nominato d’ufficio, ha lasciato la caserma Masotti, il 41enne era già indagato. E in stato di fermo. L’AVVOCATO. «Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti, ritenendo di non aver nulla da aggiungere a quanto dichiarato nel corso dei precedenti interrogatori. Ossia - ha precisato Broli - ha confermato la sua completa estraneità alla vicenda, già più volte ribadita». Al legale, che ha potuto vedere il Gatti solo pochi minuti, e al quale è stato imposto anche il divieto di conferire con l’assistito per i prossimi cinque giorni (quando l’udienza di convalida è prevista per venerdì), il 41enne è parso «sereno, tranquillo e disponibile». IN CARCERE. Certo, più provato, appariva il volto del Gatti quando, attorno alle 20.10, è stato trasferito dal Comando di piazza Tebaldo Brusato. Di lì ad una manciata di secondi, infatti, si sarebbero chiuse dietro le sue spalle le porte del carcere di Canton Mombello, dove ora si trova in attesa dell’udienza di convalida. DOVE? COME? QUANDO? PERCH? Domani in Procura, verrà formalmente conferito l’incarico ai medici legali di effettuare tutti gli accertamenti sui cadaveri per stabilire incontrovertibilmente che si tratti di quelli di Aldo e Luisa Donegani. Difficile però che gli esami autoptici consentano di colmare altri «vuoti»: il movente del duplice omicidio (questione di denaro, una banale lite, oppure un rancore maturato nel tempo nei confronti dello zio o della zia?), ma anche il luogo e il momento del duplice delitto. Oltre ovviamente alle modalità esatte dell’assassinio, e all’arma impiegata (le cesoie rinvenute al Vivione?). DUE TESTIMONI. Una cosa è certa: sul conto del Gatti peserebbero alcune contraddizioni nelle dichiarazioni da lui rese nel corso degli interrogatori fiume, ma soprattutto due testimonianze. In particolare quella di un bambino che ha raccontato di aver visto, presumibilmente la domenica 31 luglio, una Fiat Punto blu metallizzato (la descrizione combacia con l’auto del Gatti) nella zona in cui sono stati trovati oggi i corpi. QUELLA MANOVRA. La persona che la guidava corrispondeva al 41enne. Il piccolo, in gita con il papà, ha anche riferito che il conducente della Punto aveva un’espressione molto tesa. Non solo: la versione del bimbo, che si sarebbe ricordato dell’episodio dopo aver visto in tv l’auto e il volto di Gatti, sarebbe confermata dal riconoscimento anche da parte del padre: la vettura dei due (che vivono nel Bresciano), infatti, avrebbe evitato per poco uno scontro frontale con l’auto del Gatti lungo la tortuosa stradina del passo del Vivione, solo grazie ad una complessa manovra. Gianluca Gallinari