Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 18 Giovedì calendario

Delitto di Brescia 18/08/2005 - 3

Tra le valli Camonica e di Scalve il bosco dei misteri. Giornale di Brescia 18/08/2005. Lo scenario è da girone infernale. Facile, anzi quasi scontato etichettare quel lembo di montagna che fa capolino alla nostra provincia come il canalone dell’orrore. Un muro di roccia, a picco sotto i piedi della strada per almeno 400 metri; un terrazzone naturale, baluardo della Val di Scalve, che s’affaccia sul gruppo dell’Adamello (in linea d’aria ad un tiro di schioppo). là, in terra pressoché camuna, il «cimitero del mistero» attorno a cui aleggiano ancora molti, troppi interrogativi da rompicapo. Evidentemente anche la zona ha avuto il suo ruolo, la sua importanza, perché l’assassino ha dimostrato di conoscere piuttosto bene la vecchia statale 294 che sale al passo del Vivione. Quella carrabile tortuosa, piena di curve, stretta... in molti punti non supera affatto i tre metri, come fanno notare gli agenti della Polizia provinciale che di buon ora si lasciano alle spalle il bivio di Forno d’Allione per «arrampicarsi» lungo quei diciassette, diciotto chilometri d’asfalto nel cuore della valle di Paisco che a 1.400 metri incontra la valletta del Sellero, confine naturale tra la nostra provincia e quella bergamasca. Ma ripercorriamo la strada dell’omicida, sempre che l’assassino sia salito fin lassù, quasi al Vivione, percorrendo la Valcamonica e non la Val di Scalve da Bergamo, Clusone e Schilpario. A Forno d’Allione (lungo la statale del Tonale, tra i comuni di Cedegolo e Berzo Demo) inizia la salita, quella che oggi è la provinciale numero 294. Una manciata di tornanti per vincere il dislivello e Paisco (altitudine 850 metri) è già alle porte, ma occorre puntare il muso dell’auto a nord, verso le frazioni di Grumello e Loveno... ora i 1.200 metri sono superati. Ma la strada in mezzo ai boschi prima di castagni, poi di betulle e conifere è ancora lunga, pare infinita. La baita Capriolo è già un ricordo, come la sbarra che d’inverno - a neve caduta - s’abbassa e di fatto chiude il passo. I minuti s’archiviano celermente, ancora si arranca sul serpentone d’asfalto tenendo un occhio sulle insidiose curve e un orecchio sulle acque del Sellero che a 1.600 metri regala una delle più belle cascate della Lombardia. Il confine orobico è ormai «violato», ma per approdare al bosco degli orrori occorre salire ancora, due o tre chilometri prima di arrivare in quota (tra i 1.600 ed i 1.700 metri) e scollinare. E lì l’assassino ha piazzato l’ultima sequenza di quella carneficina. Marco Bonari