Giornale di Brescia 13/08/2005, pag.6 Gianluca Gallinari, 13 agosto 2005
Delitto di Brescia 13/08/2005 - 2
L’alfabero del giallo. Giornale di Brescia 13/08/2005. Aldo: il signor Donegani ha 77 anni, un passato da disegnatore meccanico modellista. Esperienze di lavoro all’estero, in Germania, alla Bmw, a quanto riferiscono conoscenti, e in Francia, alla Citroen. Un’officina in proprio in città, tanti anni di lavoro alla Bassi di via Triumplina, qualche consulenza da pensionato. Parla perfettamente tedesco e francese. In molti lo descrivono come un tipo «sanguigno», che si infervora, specie quando si parla di politica. Per il resto è riservato, parla volentieri con tutti, poco delle proprie cose. Ama il ballo, colleziona pistole (ma non spara), trascorre le sue giornate con la moglie, dalla quale è considerato inseparabile. Banca: gli accertamenti bancari sono di quelli da cui ci si aspetta qualche margine di certezza. Se, come pare, non ci sono stati movimenti dal conto corrente dei coniugi, è difficile credere ad una vacanza o ad una rapina. Ma se i Donegani fossero soliti pagare, ad esempio, il soggiorno in hotel con carta di credito, chissà che l’addebito non scatti solo alla fine dell’eventuale - improbabile - vacanza o comunque a fine mese. Case: sono due quelle al centro della vicenda, entrambe perquisite e riperquisite. La villetta di via Ugolini, al piano terra della quale abitano gli scomparsi, e l’appartamento all’Aprica, di proprietà di Guglielmo Gatti, il nipote che a Brescia vive un piano sopra i Donegani. E nell’appartamento di Aldo e Luisa tutto è in ordine. Donegani/De Leo: due cognomi, due provenienze geografiche diverse, due matrimoni alle spalle. Il Donegani perde la prima moglie, Anita, circa vent’anni fa. Poi qualche tempo dopo conosce Luisa, una De Leo, nome che rivela l’origine da Terlizzi (Bari), divorziata dal primo marito. Escursioni: sono quelle che marito e moglie sono soliti fare nella zona circostante l’abitazione, tra S. Anna e Cellatica. Non solo. Amano i pic-nic anche sul lago d’Iseo, sulle sue rive come nella pineta della S’ciana a Provaglio, dove hanno amici. Il martedì successivo alla loro scomparsa avevano in programma un’escursione in montagna con il nipote giunto dalle Marche. Fantasina: è la prima zona in cui si concentrano le ricerche. Ma «F» sta anche per «Funtanù», quel pantano che viene svuotato e dragato durante le ricerche; o «ferrovia», quella che collega il lago d’Iseo alla città, su cui forse potrebbero essere saliti i coniugi prima di sparire. Guglielmo Gatti: è il nipote che per primo annuncia la scomparsa, ai carabinieri e alle telecamere. dopo la sua segnalazione che si intensificano le ricerche, è lui che giorno dopo giorno viene condotto al Comando dei carabinieri e sentito, anche per undici ore consecutive. ritenuto il teste chiave: lui, 41 anni, vive sopra la coppia scomparsa, è forse il parente che conosce meglio i due coniugi. Figlio di una sorella, Maria Rosa, di Aldo Donegani, pare non abbia una professione, ma si dedichi allo studio. riservato, colto, i vicini quasi non lo conoscono. I media lo assediano, eppure è sempre garbato, quasi impassibile. Hotel: il Beaurivage Residence Hotel di San Benedetto del Tronto è la meta abituale delle ferie estive dei due coniugi. Ci vanno sempre, con amici, si fermano quest’anno dal 3 al 24 luglio. Quando spariscono, perciò, sono appena tornati dal mare, una settimana esatta. Cosa che rende improbabile, a detta di chi li conosce bene, una vacanza a sorpresa. Inchiesta: se la segnalazione dell’assenza ingiustificata risale al 1° agosto, e la denuncia formale di scomparsa alle prime ore del martedì 2, l’inchiesta entra nel vivo il giorno 4. A coordinarla, sotto l’egida del Procuratore capo Giancarlo Tarquini, si succedono tre magistrati. Dapprima Claudia Moregola, poi Paola Reggiani e Alberto Rossi. Sul campo operano i Carabinieri coordinati dal magg. Marco Riscaldati. Ma in azione entrano anche Vigili del fuoco, Guardia di finanza, Corpo forestale e volontari di protezione civile. Luisa: la signora De Leo ha 61 anni. Tutti la descrivono come un tipo gioviale, esuberante, sempre allegra ed espansiva, amante della compagnia e del ballo. un’ottima donna di casa: i vicini ne parlano come di una cuoca eccellente, abile con ago e filo, con un appartamento sempre in perfetto ordine. Macchina fotografica: mancherebbe all’appello. Il condizionale è d’obbligo, perchè sulla questione ci sono voci discordanti. Il rullino delle foto appena scattate al mare non viene consegnato come sempre al fotografo di fiducia. In casa sarebbe stata rinvenuta al posto della piccola automatica compatta una Polaroid della cui esistenza nessuno degli amici sembra essere a conscenza. Esisterà davvero? Nipoti: sono due quelli che ruotano attorno alla vicenda. Oltre al Gatti, c’è Luciano De Leo, nipote della signora Luisa, che dalle Marche giunge a Brescia il 1° agosto. Suona il campanello, ma nessuno apre: eppure erano d’accordo, sarebbe giunto quel lunedì per una settimana di ferie a Brescia, assieme a moglie e figlio. un appuntato dei carabinieri e davanti all’assenza ingiustificata sembra subito agitarsi, perchè capisce che qualcosa non va. Oratorio: parte del suo tempo la signora Luisa lo dedica all’oratorio di S. Antonio: tiene aperto il bar. Manca un turno, l’ultimo, quello del 4 agosto, senza motivo . Mai accaduto. l’ennesimo campanello d’allarme, proprio nel giorno in cui scattano le prime ricerche a largo raggio. Pistole: è un giallo nel giallo. Tre armi di una collezione di cinque, mancano da casa. Risultano denunciate, eppure non si trovano. Poi i documenti saltano fuori: due di esse sono state vendute, e probabilmente anche la terza è stata ceduta ad altri collezionisti. Donegani le ammira sotto il profilo tecnico, ma agli amici assicura di non aver mai sparato un colpo, pur essendo in possesso di regolare porto d’armi. Quartiere: quello di S. Anna, sotto pressione. Da un lato per la naturale preoccupazione, per lo stupore di assistere ad un evento che lascia con il fiato sospeso proprio sull’uscio di casa. Dall’altro perchè catapultato in un vortice mediatico di livello nazionale, e coinvolto in un fatto di cronaca di quelli che restano negli annali. Ricerche: frenetiche, massicce, ma senza esito. Unità cinofile, Vigili del fuoco, personale della Forestale, Carabinieri, volontari. Uomini e mezzi rivoltano mezza periferia, i campi, il verde, i colli, i sentieri, un pantano, le rive del Mella. Ma dei Donegani, non c’è traccia. «R» è anche Renault, quella piccola utilitaria che resta in garage e la cui presenza alimenta molti degli interrogativi. Se non ci fosse stata la Clio nera, l’ipotesi del viaggio, della vacanza, dell’allontanamento - per poco o per tanto - ma presumibilmente volontario risulterebbe più lineare. Invece le chiavi sono lì, nel cruscotto, come se su quell’auto si contasse di risalire dopo una manciata di minuti. Scientifica: gli investigatori dell’Arma entrano negli ambienti della villetta e poi della casa dell’Aprica armati di strumenti sofisticati. Luminol e Crimescope non sembrano evidenziare tracce ematiche o resti organici tali da far pensare ad un evento traumatico o, peggio, delittuoso. La Sezione investigazioni scientifiche va e torna da via Ugolini, tre volte. Poi risale la Valcamonica e giunge all’Aprica. Alcuni reperti vanno a Parma, al Ris. Gli esiti delle analisi sono attesi a breve. Ma «S» val pure Sebino, il lago d’Iseo, dove forse i coniugi si recano nel pomeriggio dopo l’ultimo avvistamento. O dentro il quale i più scoraggiati dei conoscenti dicono possano giacere immobili i cadaveri di marito e moglie. Telefono: è il cellulare della coppia. Lo si cerca affannosamente, sembra sparito, poi è ritrovato con la batteria scarica in un cassetto. Marito e moglie lo hanno ricevuto in dono dall’amico Ferruccio a Natale, ma lo usano pochissimo, non sono pratici, escono sempre senza. Quale sia l’ultima telefonata effettuata o ricevuta non si sa. Proprio la lettera «T» evoca anche i «tabulati», quelli del numero fisso dei Donegani: che qualche chiamata sia arrivata loro poco prima della scomparsa? Un appuntamento? Non si sa. Gli inquirenti non parlano. Ugolini: è la via del giallo. Deve il nome al botanico Ugolino Ugolini, professore di scienze naturali, nato a Macerata nel 1856, e già insegnante a Padova. Si trasferì a Brescia ai primi del Novecento. Qui ebbe otto figli, alcuni dei cui discendenti ancora vivono in città. Morì nel 1942 in una casa ai piedi del Cidneo. Due file ordinate di villette, un paio di palazzine, tanto verde e i campi che si aprono sul fondo. E un mistero che forse proprio, lì, nella via, ha la sua risposta invisibile. Valigie: è l’ultimo mistero nel mistero. Le valigie che ci sono, no anzi, mancano, o meglio, forse ne manca una. Le informazioni trapelano a fatica, le verifiche sono spesso impossibili o solo parziali. Ma l’assenza delle valigie, ammesso che sia tale, potrebbe aprire nuovi scenari. Come quelli di un viaggio imprevisto. O di un allontanamento programmato. «V», inoltre, come vicini, testimoni inconsapevoli, preziosi per accertare quando siano spariti i coniugi e per saperne di più di loro. Gli inquirenti li sentono più volte, per cercare di far quadrare i tasselli di un mosaico che pare proprio privo di forma. Zero: zero telefonate, zero notizie, zero certezze, zero novità, zero risposte. Insomma, zero tracce dei coniugi scomparsi. Gianluca Gallinari