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 2005  agosto 13 Sabato calendario

Delitto di Brescia 13/08/2005 - 1

In tanti li vedono, nessuno sa dove sono. Giornale di Brescia 13/08/2005. Quattordici giorni. Due scomparsi. Centinaia di segnalazioni. Nessuna certezza. E una novità. Un dettaglio che potrebbe stravolgere la lettura dell’intera vicenda: dalla casa mancherebbero valigie e indumenti, oltre alle carte di identità di entrambi i coniugi. VALIGIE MANCANTI. Gli inquirenti avrebbero riscontrato la presenza di un numero contenuto di abiti e forse una valigia mancherebbe all’appello. Chi era stato ancora in vacanza con i due coniugi ricorda: «Avevano solo due valigie, di media misura e di colore verdino, a righe». Forse proprio su una di esse, assente, si concentra ora l’attenzione degli inquirenti. Quanto ai vestiti «Luisa ne aveva molti e belli» riferisce un amico ben informato. «Lei li stava lavando. Figurarsi se andavano via di nuovo a soli sette giorni dal rientro dalle ferie». Il resto è tutto sospeso nell’incertezza che pare, ora più che mai, sovrana. AVVISTAMENTI A PIOGGIA. A due settimane ormai dalla misteriosa sparizione di Aldo Donegani, 77 anni, e Luisa De Leo, 61, gli interrogativi circa la sorte dei due coniugi spariti il 30 luglio da via Ugolini restano tutti. Anzi. All’attività investigativa fino ad ora condotta dagli inquirenti si aggiunge un nuovo capitolo: quello relativo al vaglio delle innumerevoli segnalazioni di avvistamento che giungono dai cittadini alle stazioni dei carabinieri di tutta Italia. Dal Trentino alla Sicilia, dal Piemonte alle Marche, una vera pioggia di telefonate che finisce poi col confluire nel fascicolo della Procura bresciana. Sono moltissimi in tutto il Paese coloro che, ben inteso, nella più totale buona fede, ritengono di aver incontrato casualmente la coppia scomparsa dal quartiere di S. Anna. Ma si tratta di indicazioni prive di alcun valore a giudizio degli inquirenti, che hanno verificato l’incompatibilità delle une con le altre e persino la frequente coincidenza di presunti avvistamenti contemporanei a centinaia e centinaia di chilometri di distanza. Insomma, zero segnalazioni attendibili. NIENTE UNGHERIA. Tra le innumerevoli comunicazioni giunte ai militari - anche attraverso la stampa - c’è pure quella della «pista ungherese»: due coniugi di Scandicci (Firenze) infatti hanno segnalato di aver incrociato i due bresciani in un hotel distante un centinaio di chilometri da Budapest. Troppi gli elementi non coincidenti: l’uomo della coppia sarebbe stato visto fumare, mentre Aldo Donegani non fumava. I due avevano una lunga Mercedes nera, ma il signor Donegani non poteva più guidare e la moglie, patentata solo da pochi anni, preferiva i veicoli piccoli, tanto che i coniugi avevano venduto l’auto precedente per acquistare l’utilitaria Renault che da quattordici giorni è ferma in garage. Del resto, gli accertamenti effettuati dall’Interpol hanno fugato i dubbi: in quell’hotel segnalato dai due fiorentini non risulta alcun cliente a nome Donegani. Pista morta. NUOVO VERTICE. Ma gli investigatori non mollano. Ieri, in Procura, si è svolto un nuovo vertice, per fare il punto della situazione e definire meglio il piano di lavoro dei prossimi giorni. Attorno al tavolo del Procuratore capo, Giancarlo Tarquini, si sono riuniti i pm Paola Reggiani e Alberto Rossi; i vertici bresciani dell’Arma, il funzionario del Corpo forestale, Gualtiero Stolfini, ufficiali della Gdf. Al termine dell’incontro, il procuratore Tarquini ha dichiarato ai cronisti: «Le indagini proseguono in tutte le direzioni. Stiamo facendo ogni tentativo in nostro potere per fare chiarezza sulla vicenda. Le nostre ipotesi poggiano ovviamente sul criterio della concretezza, e passano necessariamente anche per l’esclusione delle notizie - allo stato tutte infondate - che giungono in queste ore e che in simili casi non mancano mai. Ci muoviamo sulla base della concretezza di ricerche obiettive e fatti di analisi importanti. Il ventaglio di ipotesi è tutto aperto. Ma abbiamo delle idee sulla credibilità di ciascuna». RICERCHE CONCLUSE. Se quella di queste ore viene definita da Tarquini come «la fase investigativa di massima intensità», si è conclusa ieri la battuta di ricerca nei boschi e lungo gli argini del fiume Mella. «Riteniamo concluso il nostro compito - afferma infatti il vice questore Gualtiero Stolfini - dopo aver appurato che in tutta la zona a noi affidata non c’è traccia del passaggio dei coniugi scomparsi». I 40 volontari - tra cui 30 conduttori di unità cinofile - e la decina di forestali dopo aver battuto ieri il lungo Mella e i Campiani hanno concluso la loro opera. DI NUOVO IN CASERMA. Chi non ha concluso lo sfibrante va e vieni dalla caserma di piazza Tebaldo Brusato è Guglielmo Gatti, il nipote dei coniugi scomparsi che ha dato l’allarme ed è considerato teste chiave della vicenda. Uscito di casa attorno alle 18 e scortato dai carabinieri fino in centro, è stato chiamato a quanto pare per essere nuovamente sentito: da lui gli inquirenti si aspettavano precisazioni e nuovi dettagli a seguito del vertice mattutino. IL SEBINO. Compatibile con gli elementi acquisiti pare essere la pista sebina. Forse i coniugi Donegani sono andati al lago d’Iseo, in bus e in treno, per poi sparire, chissà come. Ma per ora è solo una delle innumerevoli ipotesi al vaglio. Tante. Forse persino troppe attorno ad un giallo, quello di via Ugolini, che pare senza fine. Gianluca Gallinari