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 2005  agosto 24 Mercoledì calendario

In regime parlamentare, diceva Guizot, «il centro è il mediatore abituale e il giudice definitivo del governo»

In regime parlamentare, diceva Guizot, «il centro è il mediatore abituale e il giudice definitivo del governo». Nel linguaggio politico la parola «centro» fece la sua apparizione nella Camera francese durante la Restaurazione, quando cioè tornò a esservi un barlume di vita parlamentare dopo la lunga parentesi bonapartista. Soprattutto con Luigi Filippo (1830-1848) il Centro prosperò. Scrive Pierre Larousse nel suo delizioso Grand Dictionnaire Universel: «La parola centro indica quei deputati che sono seduti di fronte al presidente della Camera e cercano, il più ordinatamente possibile, di evitare le difficoltà al governo e ai ministri». Tutto cambia col suffragio universale. Nello scenario tedesco, a partire dal 1870 prende corpo la «Deutsche Zentrumspartei». Nella Francia precedente il 1848, nel regime liberale «puro», cioè fondato sul voto ristretto (a base censitaria), il Centro era il veicolo dell’onnipotenza dei governi contro le opposizioni. Nella realtà del suffragio (quasi) universale, «centro» rappresenta le masse che non si riconoscono né nella socialdemocrazia né nella destra. Il «partito del centro» avrà in Germania anche un ruolo specifico come principale rappresentante politico del mondo cattolico e delle sue idealità sociali. Col suffragio universale diventa impossibile ridurre a due schieramenti il panorama politico (a meno che, beninteso, non si ricorra a leggi elettorali che penalizzano il «terzo partito», come accade in Inghilterra). Nella storia italiana repubblicana la nozione di «centro» si identifica con la Democrazia cristiana: un partito che – nell’arco di mezzo secolo – oscillò (prima di suicidarsi) tra il 48% e il 30% dei voti del corpo elettorale. Azzardato dire che sia stato qualcosa di fittizio. Del resto al proprio interno ogni partito ha una destra, una sinistra e, per l’appunto, un centro.