Giornale di Brescia 10/08/2005, pag.6 Gianluca Gallinari, 10 agosto 2005
Delitto di Brescia 10/08/2005 - 1
Scomparsi, il giallo delle pistole. Giornale di Brescia 10/08/2005. giallo nel giallo: dalla villetta di via Ugolini mancherebbero tre pistole. Sparite. Come Aldo Donegani, 77 anni, che risultava possedere cinque revolver, e la moglie, Luisa De Leo, 61. In quell’appartamento al pian terreno, i carabinieri della Scientifica le hanno cercate e ricercate, frugando a lungo, rovistando casa e cantina, garage, orto e giardino. L’ennesima volta ieri. Eppure della piccola collezione privata di rivoltelle ce n’è solo parte: due armi su cinque. Delle altre tre, nulla. Non si trovano. PASSIONE SCONOSCIUTA. La faccenda insomma si complica. Si aggiunge un capitolo oscuro ad una storia che è già avvolta dal buio più fitto. Ma andiamo con ordine. La passione per le armi di Aldo Donegani è sconosciuta ai più. Fatto di per sé strano. Nulla ne sanno i vicini e gli amici che assicurano: «Il ballo era la sua vera passione. Per il resto, non raccontava nulla delle sue cose. Mai parlato di caccia o pistole». Ma l’inclinazione per la meccanica è un fatto inconfutabile. Forse proprio assecondandola Donegani, ex modellista, colleziona «gingilli» della produzione armiera che tiene a casa. Ci sarebbero pistole e fucili. In particolare i revolver sarebbero cinque. Tanti ne risultano denunciati. Ma solo due sarebbero quelli rinvenuti dalla la Sezione investigazioni scientifiche nel corso delle varie perquisizioni all’interno della casa degli scomparsi. Fonti investigative negano decisamente la cosa: le armi ci sarebbero tutte, e tutte sarebbero state regolarmente denunciate, così come del resto il proprietario, il signor Aldo Donegani, risulta in possesso di regolare porto d’armi. QUELLE PERQUISIZIONI. Ma già, l’esistenza di armi in quella casa, costituisce di per sé un fatto nuovo. E di certo, la scomparsa dei tre revolver spiegherebbe i successivi sopralluoghi, le perquisizioni ripetute - ieri l’ennesima in via Ugolini - della Sis, compresa quella all’Aprica. Gli inquirenti, insomma, sarebbero all’affannosa ricerca delle tre pistole mancanti. Troverebbe così spiegazione il lavoro serrato degli uomini della Scientifica svolto ancora una volta ieri, nell’appartamento sotto sequestro, dalle 15: setacciato l’orto alla luce delle torce, quindi il garage, poi persino i tombini antistanti i due posti auto e quindi il giardino della villetta accanto, quella del civico 19, in cui sono in corso massicci lavori di ristrutturazione. I militari cercano lungo la rete che divide le due proprietà, tra le piante, sotto alcune assi, fra il legname accatastato a ridosso del balcone. Poi se ne vanno. Non prima di aver caricato sul furgone blu un lungo scatolone in cartone bianco, avvolto nello scotch. Simile a quello asportato l’altroieri sempre da casa, su cui campeggiava la scritta «Rifle». Cioè «fucile»... CHIAVE DI VOLTA? Forse, la presunta sparizione delle tre armi potrebbe dare una nuova chiave di lettura anche al dragamento del laghetto: i Vigili del fuoco, insomma, non avrebbero cercato tanto - o soltanto - i corpi o tracce del passaggio dei coniugi Donegani, ma anche le pistole. La melma fitta dello stagno certo avrebbe potuto costituire un nascondiglio ideale per le armi. Da capire è invece il perché di un eventuale occultamento. Né si può escludere che la faccenda delle armi sia del tutto inconferente con il «giallo di via Ugolini»: magari una cessione non dichiarata, una vendita non ancora registrata. Una banale magagna burocratica potrebbe giustificare l’assenza delle armi. O forse no. Forse quella sparizione si prefigura come la chiave di volta per la soluzione del mistero. Riecheggiano infatti nella mente le parole pronunciate dal Procuratore capo, Giancarlo Tarquini, proprio l’altroieri al pantano della Fantasina: «Il cerchio si stringe». SI SCAVA IN VALBRESCIANA E per stringere quel cerchio lavorano intensamente i militari, che ieri hanno sentito il collega di Castelfidardo, l’appuntato Luciano De Leo, il nipote giunto dalle Marche. Ma all’opera sono anche i volontari della Protezione civile. Proprio i cinofili del Gruppo Leonessa l’altra sera hanno consegnato agli inquirenti quel brandello di pantaloni neri e quel calzino rinvenuti in Val Bresciana. I carabinieri non hanno perso tempo e all’alba con pale e picconi hanno scavato nel punto del rinvenimento: eppure niente, sotto la terra smossa non c’è niente. Si affiancano altre unità cinofile: quelle dell’Associazione nazionale carabinieri di Brescia e quelle del Corpo forestale dello Stato - cui da ieri la Procura ha affidato il coordinamento delle ricerche nella vasta area verde compresa tutt’attorno l’abitazione dei Donegani. Uomini e cani si sono spinti fino a Ome, ripercorrendo anche sentieri e viottoli di Badia, Fantasina e Cellatica, Collebeato. Si sale fino ai «trincerù», sopra la Val Bresciana, le vecchie trincee dismesse dopo la guerra che si snodano in casematte e cunicoli larghi un metro e mezzo. Da oggi la battuta si fa ancora più massiccia: in campo 40 volontari della Protezione civile, sette uomini del Corpo Forestale, e una trentina di unità cinofile, oltre agli elicotteristi dei Cc. Per ottimizzare gli sforzi e delimitare l’area ieri alle 20 a San Polo, dalla Forestale, si è tenuto un vertice. La zona di operazioni sarà quella del colle S. Anna e del «Pi’ Castel». CONTI CONGELATI. Nessun esito avrebbero invece dato gli accertamenti sul conto corrente dei Donegani: non vi sarebbe alcun movimento o prelievio né nelle ore precendenti né in quelle successive agli ultimi avvistamenti. Gianluca Gallinari