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 2005  agosto 03 Mercoledì calendario

Quando il cielo scende la terra. Tutto Scienze La Stampa 03/08/2005. Nel suo moto intorno al Sole, anche quest’anno la Terra sta raggiungendo la regione dello spazio percorsa dalla cometa Swift-Tuttle, scoperta nel XIX secolo

Quando il cielo scende la terra. Tutto Scienze La Stampa 03/08/2005. Nel suo moto intorno al Sole, anche quest’anno la Terra sta raggiungendo la regione dello spazio percorsa dalla cometa Swift-Tuttle, scoperta nel XIX secolo. In questa parte del sistema solare si trovano molti detriti che la cometa ha abbandonato lungo il suo percorso. La Terra, attraversando questa regione, soprattutto fra l’11 e il 13 agosto, incontrerà una parte di questi detriti, che, venendo a contatto con l’atmosfera, si manifesteranno come scie luminose, dando luogo al fenomeno noto popolarmente come "stelle cadenti". Da secoli l’evento è conosciuto, ma solo nel XIX secolo ci si rese conto che la pioggia aveva cadenza annuale. Il riconoscimento scientifico ufficiale si fa risalire al 9 agosto 1834, quando lo scienziato americano John Locke osservò una pioggia di meteore provenienti dalla costellazione di Perseo, mentre alcuni decenni dopo il nostro Giovanni Virginio Schiaparelli dimostrò che questo sciame aveva origine dalla cometa Swift-Tuttle. In seguito si dimostrò che le scie più comuni sono causate da frammenti molto piccoli, con dimensioni paragonabili a quelle dei grani di riso. Quest’anno l’osservazione del fenomeno si annuncia abbastanza favorevole, grazie alla Luna in fase non troppo avanzata; è al primo quarto il giorno 13. Il massimo è previsto per il giorno 12 intorno alle ore 21, quindi quando per noi il cielo è ancora chiaro, ma l’oscurità viene raggiunta un’ora dopo, con il picco ancora alla massima attività. Poiché quando si ebbe il riconoscimento ufficiale di questo sciame la frequenza maggiore cadeva la notte del 10 agosto, si diede loro l’appellativo di "lacrime di san Lorenzo", il santo cui è dedicato quel giorno, martire nel 258 d.C. a Roma sotto l’imperatore Valeriano. Dall’Ottocento, il movimento delle orbite della Terra e della cometa ha sfalsato un po’ le posizioni originarie; per questo oggi il massimo dell’attività di questo sciame non cade più il 10 agosto, come avveniva nel XIX secolo, ma il 12. A differenza delle Leonidi, uno sciame talvolta spettacolare che si osserva in novembre e che ha i corpuscoli cometari concentrati in una parte abbastanza piccola dell’orbita, lo sciame delle Perseidi è molto disperso: i frammenti della cometa sono distribuiti praticamente su tutta l’orbita e non c’è grande differenza di frequenza di osservazione tra un anno e l’altro. Il fenomeno delle Perseidi fu registrato già dai cinesi nel 35 d.C., dai coreani dal 714 in poi e in Europa dal 811. Ma come fare per vederle? E con quali strumenti? Innanzi tutto, le meteore (il termine scientifico di "stelle cadenti") si osservano meglio ad occhio nudo che non con binocoli o telescopi. Infatti con questi strumenti possiamo sì vedere più in profondità ma entro un angolo ristretto, mentre il nostro occhio da solo può spaziare su un angolo assai vasto. Con un comune binocolo ne vedremmo pochissime e di queste solo una parte della scia. Le cose peggiorano ulteriormente usando un telescopio. Il nemico principale dell’osservazione delle meteore è la luce parassita; quindi dobbiamo cercare un sito buio, lontano dalle luci artificiali e con l’orizzonte nord-ovest libero. Fortunatamente quest’anno la luce della Luna a sud-ovest alle ore 22 non è molto intensa e cessa del tutto intorno alle ore 23 (per il tramonto della Luna). Il radiante, cioè il punto del cielo dal quale le Perseidi appaiono scaturire, si trova in direzione nord-est, nella costellazione di Perseo (di qui il nome). Se le condizioni saranno favorevoli, cioè assenza di nubi, veli o foschie e ci si trova in una zona buia, le aspettative sono di vedere circa 30 meteore all’ora; in media una ogni due minuti. La luminosità media di ogni scia (che tipicamente perdura per mezzo secondo) ricorda quella della stella Polare, molte sono più deboli (e quindi più difficili da percepire), altre - una minoranza - più brillanti, ad esempio come la stella Vega. La grande maggioranza delle scie, lunghe parecchi gradi, presenta una tonalità d colore bianco o giallo; in piccola percentuale sono rosse, verdi o blu. Spesso le più luminose sono verdi. In media una Perseide ogni sei è molto luminosa e non di rado lascia una scia persistente. Una nota curiosa di questo sciame è la caduta "a grumi": capita di vedere 3-4 meteore in 2-3 minuti e poi nessuna per 7-8 minuti. Talvolta l’assenza di attività dura 10-12 minuti. Alcune Perseidi sono molto luminose non solo perché originate da particelle più grandi (ad esempio come quelle della ghiaia) ma anche grazie all’alta velocità di ingresso nell’atmosfera, dell’ordine dei 200-210 mila km/ora. Solitamente si accendono a un’altezza di 120-110 chilometri e si spengono a 90-100. Per fotografarle basta una comune macchina fotografica, tradizionale o digitale, possibilmente con l’obiettivo piuttosto luminoso e con la possibilità di fare pose di almeno 30 secondi. Orientate la macchina a nord-est in modo da tenere il radiante sul bordo inferiore dell’immagine. Ciò significa un "alzo" di poco più di una spanna tenuta alla distanza del braccio. Ottime le pellicole da 400 ISO o questa sensibilità impostata sul sensore di una digitale. La focale ottimale è quella grandangolare, ad esempio sui 30 mm per la pellicola formato 24x36 o sui 6 mm per la maggioranza delle digitali. L’ideale sarebbe fare pose sui 2 minuti con diaframma tutto aperto (maggiore è l’apertura e più numerose saranno le meteore registrate). Naturalmente la macchina dev’essere su un supporto stabile; ottimo un cavalletto fotografico. Walter Ferreri