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 2005  agosto 23 Martedì calendario

Gianni Clerici ha scritto su ”Repubblica” che per salvare il calcio italiano bisogna abolire le retrocessioni: «Dal giorno in cui alcune delle squadre italiane sono quotate in borsa, sembra difficile affermare che, da noi, la componente sportiva prevalga su quella economica

Gianni Clerici ha scritto su ”Repubblica” che per salvare il calcio italiano bisogna abolire le retrocessioni: «Dal giorno in cui alcune delle squadre italiane sono quotate in borsa, sembra difficile affermare che, da noi, la componente sportiva prevalga su quella economica. Una società per azioni può benissimo avere come attività lo sport, ma il lucro rimane per definizione l’aspetto più importante e il club deve quindi seguire, prima di tutto, le regole dei bilanci. Negli Usa ciò è considerato ovvio da decenni. Proprio per questo, l’iscrizione a una delle Leghe viene condizionata a non meno di tre esigenze: dimensioni della città, collocazione geografica e solidità economica. Assolti questi tre requisiti, si può entrare a far parte della Lega, anche se non si è storici soci fondatori. Sembra ovvio anche a una casalinga attenta al suo bilancio che in una simile struttura si deve concedere all’ultimo classificato di ritentare daccapo l’avventura del torneo. La nostra obsoleta regola della retrocessione era nata nei giorni in cui l’aspetto sportivo del campionato prevaleva su quello economico. Ora è totalmente fuori dai tempi, e non può far altro che provocare danni. A imitazione degli americani, una riunione plenaria delle società dovrebbe stabilire quali città siano in grado di offrire garanzie economiche sufficienti a una corretta gestione e le società meno abbienti dovrebbero contentarsi di una Lega di Serie B e una di C, ovviamente prive di retrocessioni. Per le altre centinaia di squadre riprenderebbe a vigere la sana regola del dilettantismo, che rimane una benedizione per chi intenda lo sport come salute ed educazione».