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 2005  agosto 06 Sabato calendario

Passaporto per la donna ragno. La Repubblica 06/08/2005. Manuel Puig, Il bacio della donna ragno, pagg

Passaporto per la donna ragno. La Repubblica 06/08/2005. Manuel Puig, Il bacio della donna ragno, pagg. 287 Manuel Puig (argentino, quarantacinquenne) anche nei suoi precedenti tre romanzi mostra la sua passione per il cinema hollywoodiano, per le parole delle canzoni-tango, insomma per il kitsch. Ma non si pensi ad Arbasino perché in Puig non c’ è niente di snob, c’ è un’ identificazione quasi direi a livello popolare tra l’ autore e quel mondo e quel linguaggio. In questo suo quarto romanzo ci sono cinque o sei film degli Anni Quaranta raccontati con tutti i dettagli scena per scena. Chi li racconta è un detenuto al suo compagno di cella, così per passare il tempo e combattere l’ angoscia della propria sorte. Il cinefilo dotato di così minuziosa memoria è un omosessuale condannato per corruzione di minore, e il suo ascoltatore è un giovane guerrillero in attesa degli interrogatori. Il romanzo è tutto a dialogo tra i due nella cella, col contrasto delle due personalità molto ben reso: il guerrillero con tutti i modi di pensare e di dire dell’ intellettuale politicizzato, l’ omosessuale (non intellettuale) con tutto l’ istrionismo e l’ identificazione con un mondo femminile e sentimentale, che culmina in questi film raccontati col linguaggio di chi ci crede, un linguaggio da settimanale rosa che l’ autore ironizza sì ma anche ne partecipa, con tutto il cattivo gusto e il manierato che porta con sé. (...) Oltre ai film, i dialoghi dei due compagni di cella portano sul contrasto fra le due concezioni del mondo del rivoluzionario (un ragazzo borghese di buona famiglia) e dell’ omosessuale (fondamentalmente conservatore perché s’ identifica nell’ immagine femminile più tradizionale). L’ autore è parte dell’ omosessuale, ma il modo in cui rappresenta i due ha un’ obiettiva naturalezza e credibilità: il rivoluzionario è visto con la sua mentalità catechistica ma anche con pieno rispetto, mentre l’ omosessuale non fa niente per nascondere l’ orizzonte limitato e l’ infelicità senza speranza cui è condannato. Particolare insolito: in lunghe note a piè di pagina l’ autore riassume tutte le interpretazioni scientifiche dell’ omosessualità, date da Freud, Marcuse, psicanalisti, sociologi. A parte queste note, il romanzo è solo dialogo tra i due detenuti, e ogni tanto un dialogo tra il detenuto omosessuale e il direttore del carcere. Perché naturalmente l’ omosessuale è stato messo in cella col guerrillero per farlo cantare e dovrebbe guadagnarsi così la sua libertà. (...) Il risultato è che l’ omosex, s’ innamora dell’ altro, e finisce che hanno rapporti sessuali, senza che per questo il guerrillero diventi omosessuale, anzi continua sempre a pensare alla ragazza lontana, ma per quella naturalezza di rapporti polimorfi che l’ autore ha - nelle note a piè di pagina - ampiamente predicato. (...) Direi che è da fare senz’ altro. Anche il lettore che può sentirsi disturbato dall’ apologetica omosex e dalla riabilitazione della melensaggine cinematografica, deve riconoscere che il romanzo è scritto con un’ abilità, un’ intelligenza e anche un’ onestà che non s’ incontrano tutti i giorni. Oltre a essere proprio al centro della problematica d’ attualità del «pane e le rose», ma certo incomparabilmente superiore ai prodotti italiani del genere. Italo Calvino