La Stampa 17/08/2005, pag.24 Daniela Daniele, 17 agosto 2005
«Macchine in grado di usare il linguaggio, formulare concetti, migliorare se stesse». La Stampa 17/08/2005
«Macchine in grado di usare il linguaggio, formulare concetti, migliorare se stesse». La Stampa 17/08/2005. Cinquant’anni fa nasceva un sogno. Poter realizzare una delle più antiche ambizioni dell’uomo: riprodurre la mente. Era il 31 agosto 1955, quando John McCarthy, Marvin Minsky, Claude Shannon e Nathaniel Rochester, mostri sacri dell’ingegneria elettronica, presentarono alla Rockefeller Foundation la proposta per un seminario di due mesi, da tenersi nell’estate dell’anno successivo, al Darmouth College di Hanover, nel New Hampshire. Vi avrebbero partecipato altri scienziati, specialisti in programmazione, calcolo automatico, reti neurali. Le intenzioni? I quattro le dichiararono all’inaugurazione del corso, che si tenne, infatti, tra il giugno e l’agosto del 1956: «Si cercherà di costruire macchine in grado di usare il linguaggio, di formare astrazioni e concetti, di migliorare se stesse e risolvere problemi che sono ancora di esclusiva pertinenza degli esseri umani». Per la prima volta, si parlava di «intelligenza artificiale» (IA). Sarà, poi, John McCarthy a costituire, nel 1957, il Dipartimento di IA presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Al Mit aveva lavorato anche un altro scienziato del gruppo storico, considerato il padre del digitale, colui che aveva gettato le basi di una nuova disciplina, la teoria dell’informazione, origine dei più profondi cambiamenti, in questo campo, negli ultimi anni: Claude Elwood Shannon, scomparso il 24 febbraio 2001, lontano parente di Thomas Alva Edison, l’inventore della lampadina. Al Mit ha dato un contributo fondamentale anche Marvin Minsky. Ha lavorato, oltre che nel campo dell’intelligenza artificiale, anche in quello della psicologia cognitiva, delle reti neurali, della teoria delle macchine di Turing. un pioniere dei robot meccanici intelligenti, ha progettato e costruito alcune tra le prime mani meccaniche con sensori tattili, gli scanner ottici. Fu Minsky a costruire, nel 1951, Snarc (Stochastic Neural-Analog Reinforcement Computer), il primo simulatore di reti neurali e fu ancora lui a realizzare, quattro anni dopo, il microscopio elettronico confocale, strumento ottico capace di una risoluzione e di una qualità dell’immagine senza precedenti per quell’epoca. Fin dall’inizio degli anni 50, Minsky si era servito di idee matematiche per definire i processi psicologici e ha cercato, negli anni, di dotare le macchine di intelligenza. Insieme con McCarthy, è stato condirettore del Dipartimento di IA al Mit. nei primi anni 70 che Minsky, insieme con Papert, dà poi l’avvio alla formulazione della teoria battezzata «The Society of Mind»: la società della mente accomuna i punti di vista della psicologia evolutiva e l’esperienza che i due studiosi hanno nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Su che cosa si basa questa teoria? Sul fatto che l’intelligenza non è il prodotto di un solo meccanismo, bensì il risultato dell’interazione di una varietà di agenti. E la psicologia diventa, in questo modo, la ricerca di quei meccanismi dei quali la mente può servirsi per gestire l’azione di tanti, diversi fattori. A settembre, insieme con il mensile Le Scienze, uscirà un nuovo volume di Frontiere dedicato proprio all’Intelligenza Artificiale, con una raccolta di saggi dei massimi esperti mondiali. Compie, dunque, mezzo secolo quel campo della scienza che, malgrado non abbia finora raggiunto gli scopi che si erano delineati, ha però fatto fare grandi passi avanti alla ricerca e ha sicuramente alimentato l’immaginazione della fantascienza. il caso dell’avvicente trilogia del Milieu Galattico di Julian May, scritta negli anni 80 e ispirata dal mitico Darmouth College. Proprio nel New Hampshire, nei primi anni del Duemila, sono ambientate le vicende della famiglia Remillard e di alcuni dei suoi componenti, dotati di menti straordinarie. Il sogno nato a Darmouth è scaturito dall’invenzione, piuttosto recente, dei calcolatori elettronici. E ha segnato una tappa importante per lo sviluppo dell’IA. Anche se il primo lavoro riconosciuto come appartenente a questo campo di ricerca risale al 1943, quando Warren McCulloch e Walter Pitts progettarono una rete di neuroni artificiali, ovvero una rete neurale, e mostrarono come ogni funzione che fosse calcolabile poteva essere calcolata da qualche rete di neuroni connessi. L’intelligenza umana ha affascinato gli studiosi di tutti i tempi, che hanno cercato di capire il segreto dei suoi meccanismi: vedere, ragionare, imparare, ricordare. Ma nonostante tutte le mete raggiunte in questo campo, non si è ancora riusciti a rispondere con precisione alla domanda delle domande: che cos’è l’intelligenza? Daniela Daniele