La Stampa 17/08/2005, pag.24 Fabio Sindici, 17 agosto 2005
IA, il futuro è cominciato 50 anni fa. La Stampa 17/08/2005. Sono famosi come i «bambini perduti» del Sudan
IA, il futuro è cominciato 50 anni fa. La Stampa 17/08/2005. Sono famosi come i «bambini perduti» del Sudan. Ma fino a poco tempo fa erano una tragedia sepolta. Ora l’esodo biblico di trentamila ragazzini orfani attraverso una delle più feroci guerre civili africane sta per diventare un libro. Un romanzo verità. Dave Eggers, scrittore ipercinetico e impegnato, ha raccolto le testimonianze di alcuni degli ex bambini in fuga tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, oggi giovani adulti. Lo scrittore americano ha appena finito di correggere le bozze di Hello Children (Salve, bambini), titolo provvisorio di un romanzo che dalle marce a piedi scalzi nel deserto e nella foresta, dilaga a raccontare venti anni di guerra civile tra musulmani e cristiani, dagli orrori compiuti dai murahaleen, la famigerata milizia irregolare a cavallo, ai campi profughi in Kenya e ai negoziati delle Nazioni Unite. Eggers, dopo il suo best-seller di cinque anni fa, L’opera struggente di un formidabile genio, pubblicato in Italia da Mondadori, ha fatto solo pause di pochi secondi: altri due libri, Conoscerete la nostra velocità (Mondadori), una storia di viaggio dall’itinerario schizofrenico e dadaista, e How we are hungry (Penguin books), una raccolta di racconti. Soprattutto, ha riunito attorno alla sua casa editrice - rivista McSweeney’s, digitale e di carta, il meglio della letteratura americana d’attacco, da Jonathan Safran Foer a Paul Auster, e lancia nuovi talenti. Ha fondato due laboratori di scrittura creativa, a San Francisco e New York; sta curando la seconda edizione di un vocabolario satirico sulle parole future dell’America e un libro sui salari degli insegnanti Usa. Per Hello Children si è documentato sul campo. Prima ha incontrato alcuni dei ragazzi sudanesi della «grande fuga» in un centro rifugiati di Atlanta; lì, la direttrice Mary Williams, figlia di Jane Fonda, gli ha chiesto se poteva aiutare Dominic Adim Arou, uno degli ospiti, a scrivere le sue memorie. ha raccontato Eggers. Lo scrittore è poi salito su un aereo da carico ed è volato fino al Sudan meridionale insieme a Dominic Arou, che aveva abbandonato il suo villaggio natale a sette anni. Hanno fatto il viaggio a ritroso, anche se solo in parte. Anche se gli episodi della guerra e del vagabondaggio erano ripercorsi con l’immaginazione e i ricordi, non vissuti sulla pelle. Il libro di Eggers uscirà all’inizio del 2006. Ma il «making» del romanzo già fa discutere, negli Usa. I bambini perduti del Sudan hanno fatto un viaggio molto più duro di quelli di Peter Pan, incontrato nemici più pericolosi e crudeli di Capitan Uncino. Nel 1987, il villaggio di Arou fu circondato da truppe irregolari e distrutto, il bambino venne separato dalla famiglia. Quando riuscì a tornare, trovò solo cadaveri bruciati e pochi superstiti che rifiutavano di aiutarlo. Divenne un «bambino perduto». Cominciò a camminare. I bambini perduti camminavano di notte e si nascondevano durante il giorno. Avevano più paura dei soldati che volevano venderli come schiavi, che dei leoni che potevano divorarli. Sopravvivevano mangiando foglie dagli alberi e cacciando piccoli animali. Molti si persero lungo la marcia, questa anabasi di minori. Altri morirono. Altri ancora arrivarono al confine con il Kenya, e vennero accolti in campi profughi. Alcuni dei sopravissuti sbarcarono negli Stati Uniti, dove i «lost boys» hanno tutti lo stesso compleanno, il primo gennaio, e festeggiano tutti insieme. Il nuovo libro di Eggers fa parlare di sé non solo per le vicende terribili che racconta. Ma per lo sforzo massimalista di raccontare il mondo reale, combinando la storia minima - la fuga dei bambini, gli episodi lungo la marcia - con la grande storia, quella delle conferenze di pace, degli accordi mancati, delle stragi decise a tavolino. Il tutto in una lingua, che è quella della narrativa, che passa dai registri umoristici a quelli del dramma, dal grottesco al lirico. Che usa climax e sospensioni, che tiene il lettore con il ritmo della prosa. In Conoscerete la nostra velocità, i protagonisti del secondo romanzo di Eggers cercano di prendere un aereo per la Groenlandia e finiscono in Africa, Senegal. Tra prostitute arrembanti e viaggiatori filosofi. Anche lì, Eggers non molla la presa con la realtà. In quel libro, però, il tono era picaresco - in questo nuovo, dalle anticipazioni, si annuncia epico. E’ un modo della letteratura di sfidare la realtà con nuovi strumenti? Di recente, il premio Nobel V. S. Naipaul, che ha già scritto saggi con metodi da romanzo (per esempio: Fedeli ad oltranza, Adelphi, un itinerario attraverso storie di ordinario integralismo islamico) ha detto che non scriverà più romanzi dopo l’ultimo, Magic seeds (Semi magici), e che la forma romanzo oggi è troppo limitata per decifrare la realtà. Il libro di Eggers sembra una risposta a distanza, ma anche una prosecuzione del discorso di Naipaul. La tecnica narrativa che racconta fedelmente una storia reale era già stata sperimentata, nel recente passato, sempre in America, da grandi scrittori come Truman Capote e Norman Mailer. Anche Gore Vidal ha percorso questa strada. Per Eggers si può parlare di uno dei periodici «rinnovamenti» delle lettere americane, più che di innovazione vera e propria. Ma l’avvicinamento a una realtà lontana e atroce, quella di una guerra civile e religiosa nell’Africa orientale, si annuncia come una delle sfide più difficili per la letteratura contemporanea. Fabio Sindici