20 agosto 2005
Tags : Raymond. Kilbansky
Kilbansky Raymond
• Nato a Parigi (Francia) il 15 ottobre 1905, morto a Montreal (Canada) il 5 agosto 2005. Filosofo. «[...] ha dedicato la vita a indagare le icone della malinconia, a inseguirne il senso, in un libro continuamente in divenire, accresciuto nelle varie edizioni per oltre mezzo secolo, un vero breviario spirituale dell’Occidente: Saturno e la malinconia, appunto, tradotto in Italia da Einaudi, uno dei classici dello spirito europeo. Lo resterà a lungo [...] Nato a Parigi da genitori tedeschi (il padre, commerciante, era un ebreo ortodosso), crebbe in Germania, dove la famiglia dovette rimpatriare dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Andava a scuola con i figlidi Thomas Mann, si formò con il filosofo Ernst Cassirer e il medievista Ernst Curtius; divenne uno specialista della tradizione platonica nel Medioevo, cui ha dedicato saggi importanti, soprattutto intorno alle figure di Niccolò Cusano e Meister Eckart. Fece in tempo a collaborare con Giovanni Gentile per l’Enciclopedia Italiana, e soprattutto a capire, prima di altri, la vera natura del nazismo. L’avventura intellettuale che segnò la sua vita era cominciata nel ’23, quando l’estetologo Erwin Panovsky e lo storico Fritz Saxl cominciarono a lavorare su Dürer. Era l’inizio di un’impresa colossale, cui si aggiunse presto il giovane Klibansky, l’unicoche abbia visto la prima edizione completa del gran volume. Integrò con le sue competenze l’enorme tastiera su cui si mossero i tre autori: partendo da Aristotele e Teofrasto, e dalla teoria degli umori, costruirono un’opera gigantesca, un viaggio infinito attraverso tutte le immagini della malinconia in più di duemila anni. Klibansky non ès tato però solo un grande studioso come è accaduto a molti intellettuali del Novecento. Dal ’33 in poi è stato un uomo d’azione, e soprattutto l’autore di una memorabile beffa al nazismo: la fuga dalla Germania dei banchieri Warburg con la loro eccezionale biblioteca d’arte. Proprio in quell’anno, quando molti credevano che Hitler non rappresentasse un grave pericolo, lui, da Heidelberg, aveva intuito quel che stava per accadere. Già lavorava per la biblioteca che Aby Warburg, il fondatore dell’iconologia, l’uomo che aveva rinunciato alla banca di famiglia per dedicarsi allo studio del Rinascimento italiano, aveva lasciato ai famigliari morendo quattro anni prima. Lui li convinse a fuggire, dimostrando al figlio Max che doveva assolutamente riparare in Inghilterra con i preziosi libri del padre. Non in Francia: Klibansky non riteneva Parigi in grado di resistere al nazismo, l’unica speranza era Londra. Da quella impresa nacque la Fondazione Warburg, il grandecentro di studi iconologici. [...] ”Allora non era impossibile far passare quel tesoro sotto gli occhi dei nazisti. Bastò dichiarare i libri comeproprietà americana”. In realtà, preferiva parlare della sua opera, più che della biografia. [...] subito dopo la guerra, venne in Italia come ufficiale dell’intelligence britannica. Ils uo compito era parlare con i prigionieri, e si era preparato benissimo, sapeva tutto sul calcio, dall’Atalanta all’Ambrosiana. Stabilito un rapporto quasi di confidenza, capì che ”individualmente non erano mai peggiori o migliori di chiunque altro. Erano schiavi dello Stato, di uno Stato, condizionati dall’educazione,incapaci di reagire [...] La malinconia - disse [...]- può essere un peso per l’uomo. Ma se mostra all’uomo la sua insufficienza e lo spinge a riflettere e agire, forse potrà continuare ad aiutarci”» (Mario Baudino, ”La Stampa” 20/8/2005).