Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 20 Sabato calendario

Molti sindaci e dirigenti del partito comunista sono stati "sfiduciati" dai cinesi, con indici di gradimento inferiori al 50%

Molti sindaci e dirigenti del partito comunista sono stati "sfiduciati" dai cinesi, con indici di gradimento inferiori al 50%. Non è lo spoglio di un risultato elettorale, è una rivelazione dai sondaggi d´opinione che la stessa nomenklatura comunista divora avidamente. In un paese dove non ci sono libere elezioni, i mass media sono censurati e il dissenso viene represso, l´idea di fare indagini sulla popolarità dei leader sembra sovversiva. Invece qualcuno l´ha trasformata in un business fiorente: Victor Yuan, presidente della società Horizon di Pechino, è il re dei sondaggi in Cina. Al suo servizio lavorano 300 esperti e 30mila intervistatori che setacciano il paese più grande del mondo per interrogare la popolazione. Il quarantenne Yuan ha un dottorato a Harvard, parla un inglese perfetto ed è un esperto stimato in America. anche un imprenditore abile. Per anni si è fatto un nome nelle ricerche di marketing, offrendo i suoi servizi alle multinazionali che vogliono capire i gusti di un miliardo di consumatori cinesi. Poi ha intuito l´esistenza di un altro mercato, quello politico. Sotto la dittatura del partito unico, visto che i governanti non rischiano di essere mandati a casa da un´opinione pubblica scontenta, può stupire che i sondaggi politici abbiano un mercato. Invece i vertici del partito ne fanno un uso sempre più massiccio. Dopo la rivolta di Piazza Tienanmen nel 1989, i dirigenti cinesi sono ossessionati dal timore di non cogliere in tempo i segnali del malcontento popolare. «Il governo – confessa Yuan – cerca di usarci come un surrogato della democrazia». E anche come uno strumento per controllare la periferia, perché Pechino non si fida di quel che dicono i dirigenti delle provincie». Cinese doc ma diplomato alla prestigiosa Kennedy School of Public Administration, Yuan ha importato nel suo paese le tecniche demoscopiche più moderne. All´inizio le ha applicate solo alle indagini di mercato e in pochi anni la sua agenzia è diventata uno dei colossi del settore, capace di competere in Cina con i leader del mestiere come Gallup e Ipsos. Poi però ha voluto esplorare un terreno esplosivo, che agli stranieri è tassativamente vietato. Yuan non nasconde che la sua è un´audacia calcolata, il frutto di amicizie altolocate, e anche di molti compromessi. «Anni fa ho lavorato per il governo, ho una buona rete di relazioni, so come trattare con loro e so quali limiti non devo superare. Per esempio nei miei sondaggi non affronto mai soggetti tabù come la setta Falun Gong o Taiwan. Un´altra regola d´oro: non faccio sondaggi politici per committenti stranieri, come i media occidentali, altrimenti sarei accusato di spionaggio». Nonostante queste cautele l´esordio di Yuan nelle inchieste d´opinione è stato conflittuale. Il suo primo tentativo dieci anni fa fu bloccato dalla polizia, convinta che i suoi sondaggi fossero "segreti di Stato". Una conferenza stampa convocata per presentare il suo lavoro ai giornalisti stranieri venne cancellata d´autorità. Nel 1997 avvenne la prima svolta. Jiang Zemin, allora presidente della Repubblica e segretario generale del partito, partendo per gli Stati Uniti ordinò un sondaggio sulla propria immagine all´estero. Era un fatto senza precedenti, il tentativo di usare moderni strumenti d´indagine demoscopica per calibrare i messaggi che il numero uno cinese avrebbe mandato nel suo viaggio in America. Così Jiang Zemin fece scoprire alla nomenklatura di Pechino l´utilità delle indagini d´opinione. «Però i sondaggi all´interno della Cina - spiega Yuan - all´inizio li facevano fare da una struttura dello stesso partito comunista, la commissione di controllo. C´è voluto qualche anno perché capissero che quei risultati erano inaffidabili». Quando la Horizon ha avuto via libera per esplorare gli umori della popolazione, i suoi intervistatori avevano un vantaggio: erano già noti per le indagini di marketing sui prodotti di consumo, dai dentifrici alle merendine, quindi la gente non li scambiava per informatori della polizia. «La diffidenza non è scomparsa del tutto. Alcuni si chiedono: se do un giudizio negativo sul sindaco della mia città, che cosa mi succederà? Inoltre a volte i cinesi non hanno un´opinione precisa sui dirigenti, semplicemente perché nessuno gliel´ha mai chiesta e quindi non sono abituati a formarsi un giudizio sul personale di governo». Ma via via che queste inchieste entrano nel costume sociale gli intervistati diventano meno timidi. Negli ultimi tre anni la Horizon è riuscita a portare a termine dei sondaggi rivelatori. Le pagelle sui sindaci sono clamorose. Si scopre che il primo cittadino di Pechino ha avuto un calo sensibile di consensi tra il 2003 e il 2004, forse per aver gestito male la crisi della Sars o per le polemiche sugli espropri di case popolari rase al suolo dai cantieri delle Olimpiadi. Alcuni sindaci di grandi città come Canton e Wuhan in tre anni sono crollati a livelli pericolosamente vicini alla soglia del 50% degli scontenti, una "crepa" vistosa nell´apparenza monolitica del regime. Se alle grandi città si aggiungono le centinaia di centri minori della Cina profonda, la quota di approvazione dei sindaci in media scende sotto la metà della popolazione. Le risposte sono ancora più significative quando, anziché chiedere un voto di gradimento generico, si entra nel merito dell´azione di governo. Nel giudizio sugli amministratori locali basato sul livello di corruzione, il consenso crolla sotto un terzo degli intervistati nelle grandi città, e sotto un quinto nelle campagne. Se Yuan realizza anche dei sondaggi sulla popolarità dei dirigenti centrali - il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao - non è dato saperlo: lui non ce lo dirà. Ufficialmente le indagini sull´opinione pubblica non sono arrivate a mettere sotto i riflettori anche i massimi livelli del potere cinese. Ma i risultati degli amministratori locali sono già un campanello d´allarme importante. «Dopotutto - osserva Yuan - in questo sistema politico i dirigenti periferici sono tenuti a eseguire le direttive di Pechino. Se il loro indice di soddisfazione precipita non è un fatto marginale, il governo ne è coinvolto». I risultati dei sondaggi sono così controversi che spesso Pechino dopo averli autorizzati ne ha proibito la divulgazione al pubblico. «La prima inchiesta demoscopica sui sindaci nel 2002 - dice Yuan - fu oscurata da un silenzio stampa totale. L´anno seguente alcuni media pubblicarono i risultati, poi intervenne la censura. L´anno scorso i giornali locali ci diedero spazio nelle città dove i sindaci avevano avuto il gradimento più alto. Ma è già un progresso: anche così si diffonde comunque l´idea che la gente ha il diritto di esprimere un gradimento. Quindi che i governanti possono essere giudicati». Per i vertici della nomenklatura i grafici e le percentuali della Horizon sono un segnale di tensione che si aggiunge ad altri: le proteste violente che si segnalano nelle campagne dove i contadini poveri si ribellano alle vessazioni dei funzionari corrotti; gli episodi di guerriglia urbana contro le demolizioni forzate di interi quartieri popolari destinati alla speculazione; gli scioperi spontanei in alcune fabbriche dove gli operai rivendicano salari più alti. Pochi giorni fa un duro editoriale pubblicato dal Quotidiano del Popolo ha ammonito i cittadini a rispettare la legge. "Proteggere la stabilità è la priorità assoluta" si leggeva sulla prima pagina del giornale di partito, insieme con la minaccia di dure sanzioni contro chi osi sfidare l´ordine. La lettura delle inchieste sfornate da Yuan non è estranea a quell´avvertimento. Da quando hanno imparato a giocare con i sondaggi, i leader cinesi hanno perso la tranquillità.