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 2005  agosto 19 Venerdì calendario

A prima vista, sembra semplice: un gran prato rettangolare, ventidue giovanotti in uniforme sommariamente araldica, una palla di cuoio, due reti alle estremità del rettangolo; la contesa riguarda chi e quante volte riesce a mandare quella palla nell’una o nell’altra rete, superando, con l’astuzia o la mera brutalità, la resistenza della banda avversa

A prima vista, sembra semplice: un gran prato rettangolare, ventidue giovanotti in uniforme sommariamente araldica, una palla di cuoio, due reti alle estremità del rettangolo; la contesa riguarda chi e quante volte riesce a mandare quella palla nell’una o nell’altra rete, superando, con l’astuzia o la mera brutalità, la resistenza della banda avversa. domenica, dappertutto c’è gente che non sa cosa fare; pigramente, qualcuno ”va alla partita”; paga il biglietto, si diverte, ammira, deplora, commenta, torna a casa. Oh no, non è così semplice. Forse le cose stanno a quel modo nell’empireo, dove è sempre domenica, e si è sempre pigri, felici e virtuosi. Ma si veda, ad esempio, la partita da un punto di vista sociologico: sul prato ventidue ragazzotti incolti e milionari si contendono una palla, mentre sulle tribune migliaia di salariati e stipendiati urlano e ondeggiano. Parrebbe una immagine rudemente didattica della lotta di classe. Una volta tanto i gladiatori sono facoltosi; alla fine dell’incontro, come usa, gli sconfitti verranno sveltamente sterminati. A questo modo, non senza sano divertimento, si elimina una classe sociale, dopo averla pubblicamente degradata a oggetto di ilare ludibrio.