Corriere della Sera 18/08/2005, pag.1 Gianni Riotta, 18 agosto 2005
Il virus H5N1 Va alla guerra. Corriere della Sera 18/08/2005. In vacanza nel suo ranch in Texas, il presidente americano Bush legge un libro che non si occupa di Iraq, Medio Oriente, Europa, Onu, al Qaeda
Il virus H5N1 Va alla guerra. Corriere della Sera 18/08/2005. In vacanza nel suo ranch in Texas, il presidente americano Bush legge un libro che non si occupa di Iraq, Medio Oriente, Europa, Onu, al Qaeda. il formidabile The great influenza di John Barry, storia dell’epidemia di influenza che dal 1918 al 1919 sterminò tra 50 e 100 milioni di esseri umani, mettendo fuori combattimento, in pochi giorni, metà dell’esercito francese. Non meravigliatevi della scelta: Bush è stato informato del rischio epidemia della nuova influenza aviaria che terrorizza la sanità di tutto il mondo, ha già fatto una sessantina di vittime, dal Sud della Cina è passato in Vietnam, in Russia e allarma il governo olandese al punto da vietare l’allevamento di polli all’aperto. Lancet, Science, Nature, le principali riviste scientifiche, Foreign Affairs, il periodico principe della diplomazia, dedicano le copertine dell’estate 2005 allo stesso spettro: l’influenza aviaria. La paura è che il virus H5N1, mutando senza soste, possa infettare direttamente gli uomini. Se questa tragedia si consumasse, gli epidemiologi hanno stime macabre, le più pessimistiche, spesso lasciate in sordina per non allarmare, calcolano un miliardo di casi nel mondo e 360 milioni di morti, con strage in Africa tra le popolazioni già indebolite dall’Aids. Le previsioni politiche ed economiche sono fosche, viaggi e turismo bloccati, Borse sconvolte, governi che nazionalizzano i vaccini, sommosse. Sarebbe la fine del mondo globale come lo conosciamo, un’età che, con tutti i guai che ci affliggono, finiremmo per rimpiangere amaramente. H5N1 potrebbe riuscire, invisibile, nel disegno di morte e devastazione che Osama bin Laden va perseguendo. Come si preparano al pericolo i Paesi? L’epidemiologo Alexandre Langmuir amava dire che la sua disciplina è come la meteorologia, sempre esposta al caso, all’imprevisto. La temuta mutazione del virus può non verificarsi, ma sarebbe irresponsabile sperare che Leopardi avesse torto e che Madre Natura non voglia farci da matrigna. Senza le misure urgenti di prevenzione, di cui discutono sul Corriere di oggi Margherita De Bac e il professor Remuzzi, saremo indifesi davanti all’avanzata della pandemia. Il contagio può passare da polli, maiali, uccelli selvatici, anatre, oche, aironi. Lo sviluppo tumultuoso della Cina fa convivere un miliardo e 300 milioni di persone, 13 miliardi di polli e mezzo miliardo di maiali. Il pollame viene, per tradizione, comprato vivo, aumentando le chances di contagio. I Paesi produttori di vaccini sono solo nove, inclusa l’Italia, le nazioni che stanno facendo scorta di farmaci antivirali, come riserva contro l’epidemia, una ventina, esclusa l’Italia. La casa farmaceutica Roche discute con l’Organizzazione Mondiale della Sanità la creazione di un magazzino di tre milioni di dosi di Tamiflu, considerando il farmaco capace di fronteggiare l’infezione. Usa, Unione Europea, Onu e industrie dovranno presto mettere da parte interessi, burocrazie e gelosie per concordare un piano di intervento comune. Ma le previsioni migliori stimano in 500 milioni gli esseri umani che potranno accedere al vaccino, lento da produrre, e alle medicine antivirali, anche battendo l’inerzia odierna. Sei miliardi di donne, uomini e bambini resteranno in balia del virus, il confine tra Paesi ricchi e Paesi poveri diverrà invalicabile dogana di vita o di morte. Aids, Ebola e Sars hanno insegnato molto su come contrastare le nuove epidemie. Se H5N1 resterà debole, il tempo è dalla nostra parte. Se evolve in killer ogni giorno perduto di questa estate sarà rimpianto e Iraq, caro petrolio, effetto serra ci sembreranno buone notizie. Gianni Riotta