La Stampa 04/08/2005, pag.14 Sergio Miravalle, 4 agosto 2005
La riscossa della lira parte dalle uve moscato. La Stampa 04/08/2005. Canelli (Asti). La riscossa della lira parte dai brindisi? Il fronte del no all’euro potrebbe cantare vittoria, ma non si illuda
La riscossa della lira parte dalle uve moscato. La Stampa 04/08/2005. Canelli (Asti). La riscossa della lira parte dai brindisi? Il fronte del no all’euro potrebbe cantare vittoria, ma non si illuda. Il mondo contadino è concreto e quando si parla di denaro in molti casi preferisce pensare e soprattutto calcolare in lire, senza particolari spiriti antieuropeisti. L’esempio più curioso arriva dalla super trattativa conclusasi l’altro notte a Torino che ha visto i produttori di uva moscato e i rappresentanti della Case spumantiere dell’«Asti» discutere sul prezzo e le rese della prossima vendemmia. E’ uno dei settori più importanti dell’enologia italiana, con una produzione di oltre ottanta milioni di bottiglie, per tre quarti esportate nei cinque continenti. Il moscato è coltivato da seimila aziende, su una superficie di oltre novemila ettari nel territorio a docg della fascia Sud della province di Asti, Alessandria e Cuneo. La capitale storica della produzione di spumanti è Canelli, dove nasce oltre la metà di tutte le bottiglie prodotte in Italia. Sul verbale di accordo felicemente raggiunto dopo settimane di trattative, con la mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco, le cifre ufficiali sono in euro, ma l’intera discussione si è svolta in lire e miria di uva. Quest’ultima è un’unità di misura che equivale ai dieci chili, cioè circa la mezza «gurbela», tipica cesta di raccolta dei grappoli. «Veramente quest’anno volevamo fare le cose per bene e calcolare tutto subito in euro e in chili come prevede l’Unione europea» racconta Giovanni Satragno, vignaiolo di Loazzolo e presidente dell’associazione che raggruppa i produttori di uva. Ma alle prime discussioni ci si è persi in virgole e decimali. Dire che un chilo d’uva sarà pagato 0,95444 euro equivale a 18.500 lire al miria «ma detta così suona diverso, più concreto e comprensibile a tutti» commenta Satragno. E così è stato. I rappresentanti della grandi Case spumantiere, guidati da Enzo Barbero, top manager di marchi come Campari, Cinzano, Martini&Rossi, Gancia abituati a «trend, performance, follow up» hanno preso carta e e penna e discusso all’antica, in lire e miria. La firma uffiale dell’intesa avverrà a fine agosto, ma le parti si sono lasciate con una stretta di mano. «Questo è un patto tra galantuomini e sarà rispettato» assicura Taricco. Risultato: un accordo che molti nel mondo del vino definiscono epocale perché prevede per la prima volta i prezzi non solo per la prossima vendemmia, ma per quattro anni, fino al 2008. «Un tempo di programmazione medio lungo che consentirà ai vignaioli di fare i loro investimenti nelle vigne e alle aziende dello spumante di organizzarsi al meglio sui mercati», commenta Paolo Ricagno, presidente di cantina sociale ad Alice Bel Colle e alla guida del Consorzio di tutela dell’«Asti». Il patto quadriennale è legato anche allo sviluppo del progetto Mc Kinsey, elaborato dall’agenzia multinazionale di markenting con l’ambizioso obiettivo di far risalire l’immagine e la redditività dell’«Asti spumante» su tutti i mercati e indurne il consumo anche oltre il tradizionale periodo delle feste di fine anno. Il progetto prevede un investimento promozionale di 40 milioni di euro (più o meno 80 miliardi di vecchie lire) che saranno trattenute e questa è un’altra novità come «contributo al piano di rilancio» dagli incassi delle singole aziende agricole. In concreto l’uva destinata alla quota a docg (70 quintali ad ettaro) sarà pagata 19 mila lire al «miria», con una trattenuta da 500 lire per la promozione. In questo modo si otterranno 4 milioni di euro nel primo anno e 24,5 nel quadriennio. Lo Stato interverrà per il 40% portando l’investimanto a 40 milioni di euro. Rispetto all’anno scorso l’uva che sta maturando sui filari sarà pagata circa il 10% in più e nei prossimi anni seguirà l’andamento dell’inflazione in una sorta di «scala mobile» viticola. Per i produttori un ettaro di vigne potrà rendere in moscato fino a 7.540 euro/ettaro. Tradotto: 14 milioni e 600 mila delle italiche vecchie lirette. E l’ettaro (10 mila metri quadri) equivale a tre giornate piemontesi, tanto per non dimenticare le antiche unità di misura agrarie. Sergio Miravalle