Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 02 Martedì calendario

Dalle armi ai successi Bmw. Il Sole 24 Ore 02/08/2005. Il monte Taunus, a pochi chilometri da Francoforte, offre ai suoi abitanti tranquillità e discrezione

Dalle armi ai successi Bmw. Il Sole 24 Ore 02/08/2005. Il monte Taunus, a pochi chilometri da Francoforte, offre ai suoi abitanti tranquillità e discrezione. Ai piedi di uno dei pochi rilievi del paesaggio tedesco hanno scelto di vivere personaggi importanti e schivi, come il critico letterario Marcel Reich-Ranicki, lo storico Joachim Fest e l’ex presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, uno dei padri dell’Unione monetaria europea. A Bad Homburg, la città termale dove nell’800 venivano a curarsi re, regine e imperatori di tutto il mondo, e dove Fiodor Dostoevskij trascorse un anno rovinandosi ai tavoli del Casinò, abita da decenni la famiglia Quandt: la più misteriosa e potente dinastia imprenditoriale della Germania, azionista di maggioranza della Bmw, oggi alla quarta generazione. La loro presenza è invisibile e silenziosa. Johanna, 79 anni, il capofamiglia, e i suoi due figli, Susanne e Stefan, 42 e 38 anni, non hanno mai concesso interviste, mai frequentato la mondanità. Negli archivi dei giornali ci sono pochissime fotografie, da anni sempre le stesse. Non apparire, nella forma e nella sostanza, è una religione di famiglia. In questo senso, nemmeno la Günther Quandt Haus, la Harald Quandt Haus e la Herbert Quandt Haus appaiono. Tranne l’ultimo, che è anche sede della fondazione Altana, una delle società più importanti controllate dalla famiglia, sono edifici anonimi degli anni 60-70, ai limiti del centro abitato. Confinano con un campo di grano dove le spighe, quando sono alte e mature, nascondono una pista ciclabile e fanno solo intravedere le teste dei cicilisti che nuotano nel mare giallo.  qui che si amministra uno dei grandi patrimoni d’Europa, superiore secondo alcune fonti ai 20 miliardi di euro, ripartito Fra i tre eredi. Per chi ama le classifiche, Forbes nel 2002 metteva la famiglia Quandt al dodicesimo posto tra i più ricchi del mondo. Sempre Forbes, nei giorni scorsi, nella graduatoria internazionale delle 100 donne più potenti aveva assegnato a Susanne, sposata Klatten, il 71° posto. Susanne, va da sé, è anche la donna più ricca di Germania. Il giornalista economico Rüdiger Jungbluth ha pubblicato nel 2002 quella che ancora oggi è l’unica biografia in commercio sulla famiglia, Die Quandt, alla quale ha dedicato tre anni di lavoro. Non è una biografia autorizzata, e il lavoro di ricostruzione è stato difficilissimo. Mentre il 98% dei tedeschi conosce, ad esempio, il nome degli Oetker, altra dinastia industriale alla quarta generazione, che con i budini e i preparati a lievitazione rapida hanno costruito un impero alimentare, i signori di Bad Homburg sono sconosciuti alla maggioranza: «Quando ho iniziato a lavorare al libro - racconta Jungbluth - avevo in mente i Quandt come sinonimo di Bmw. Soltanto a opera terminata mi sono accorto che scrivendo della loro ascesa avevo toccato i momenti più importanti della storia tedesca». I Quandt vengono dall’Olanda, fabbricanti di corde e gomene, e secondo le cronache arrivano nella marca del Brandeburgo alla fine del Settecento. Benestanti, compiono un ulteriore salto di qualità quando Emil sposa nel 1880 la figlia di un ricco industriale tessile. Quandt diventa subito dirigente e proprietario dell’azienda. Si arricchisce confezionando divise per la marina militare del Kaiser, un primo assaggio di quelli che saranno successivamente i rapporti tra la famiglia e l’apparato bellico della Germania. Ma l’uomo che fece l’impero è il figlio Günther, comprando società a prezzi di saldo durante la crisi economica di Weimar, quando il Paese era stremato dall’iperinflazione. Acquista la Accumulatoren Fabrik AG (Afa), che sarebbe diventata famosa nel mondo con il nome di Varta, poi entra in possesso della Berlin-Karlsruher Industrienwerk, produttore di munizioni quasi in bancarotta a causa delle restrizioni imposte dal Trattato di Versailles al riarmo tedesco: «Giàallora Günther mostrò un fiuto incredibile nel prevedere quale sarebbe stato il business del domani, guerra compresa, una caratteristica che avrebbe contraddistinto le scelte più importanti della famiglia dopo il 1945» racconta Jungbluth. Il rapporto con il nazismo è il capitolo più imbarazzante della saga famigliare. Günther Quandt sposa in seconde nozze Magda Ritschel, una giovane esuberante e affamata di mondanità. Il matrimonio, dal quale nasce un figlio, Harald, non è destinato a durare. Quandt, corpulento e autoritario, è troppo dedito alla costruzione del suo impero industriale per assecondare lo stile di vita della moglie. Divorziano nel 1929, restando però in buoni rapporti. Nel dicembre 1931 Magda si risposa: con Joseph Goebbels, Gauleiter di Berlino e futuro capo della propaganda nazista. La cerimonia si tiene nella fattoria dei Quandt, in Meclemburgo, e uno dei testimoni è Adolf Hitler. Con l’avvento del nazismo Magda Goebbels diventa, di fatto, la first lady del regime. Lo sarà fino all’ultimo, quando si ucciderà nel bunker di Hitler assieme al marito, dopo aver avvelenato i sei figli avuti con lui. Negli anni del conflitto Günther è riuscito a capitalizzare sui rapporti ottenendo contratti dalla macchina bellica del Terzo Reich. Produce munizioni e accumulatori che servono ad alimentare gli U-Boot. A differenza di Magda non è un fanatico nazista, ma per convenienza prenderà la tessera e sarà generoso in donazioni al partito nazionalsocialista, secondo la ricostruzione di Jungbluth: «La guerra è guerra - dice a un dipendente. - Quando c’è, dobbiamo comportarci come se non dovesse mai finire. Se un giorno dovesse arrivare la pace, sarà una piacevole sorpresa». Dopo la guerra Günther subisce una condanna lieve, un anno d’internamento. Alla sua morte, nel 1954, lascia a Harald e al figlio avuto dal primo matrimonio, Herbert, un impero, con partecipazioni in circa 200 imprese, tra le quali Bmw e DaimlerBenz. Il capofamiglia diventa in realtà Herbert, rigoroso ed equilibrato, mentre Harald sceglie uno stile di vita opposto: frequenta il jet set internazionale, diventa amico del playboy Günther Sachs, poi marito di Brigitte Bardot, beve per offuscare il ricordo di un’infanzia che è diventato incubo. Muore nel 1967 schiantandosi con il suo aereo privato sulle Alpi svizzere. Herbert nel frattempo aveva rilevato nel 1959 la maggioranza di Bmw, anch’essa sull’orlo del fallimento. La salva anche dal probabile takeover del rivale DaimlerBenz, del quale continua a essere azionista di minoranza. Risanata in quattro anni, la Bmw è pronta per giocare un ruolo da protagonista nel miracolo economico, creando una nuova grande nicchia: l’auto media di qualità. Il resto del miracolo lo compie un dirigente straordinario, scelto personalmente da Quandt, Eberhard von Künheim, che guiderà l’azienda per quasi un ventennio, fino alla fine degli anni 80: nel periodo il fatturato cresce 18 volte. «La capacità di scegliere ottimi manager è una caratteristica costante della famiglia, - dice Hans Peter Wodniok, partner della società di analisi societaria Fairesearch, - unita a un’accorta politica di diversificazione del portafoglio». La diversificazione sembra essere un istinto atavico. Già nel 1941 il patriarca Günther, nella sua forsennata ricerca di aziende dal futuro promettente, si buttò nella chimica acquisendo una società dalla quale sarebbe poi nata Altana, oggi uno dei gruppi chimico-farmaceutici più redditizi d’Europa con un ritorno del 21% sul fatturato. Altana è la "creatura" di Susanne (master in business administration), che ne è azionista di maggioranza e vicepresidente del consiglio di vigilanza. Con il loro acume, il loro senso strategico e, perché no, la loro discrezione, i Quandt si sono dimostrati formidabili creatori di valore: «Non siamo azionisti di Bmw per soddisfare il nostro ego. La nostra presenza dà stabilità all’azienda e credo che ciò venga apprezzato» ha detto Susanne. Il risultato è che Bmw, dopo Porsche, è l’azienda automobilistica più redditizia al mondo e da qualche mese, soddisfazione non da poco, ha superato Mercedes anche nelle vendite. C’é stato un momento critico, con l’acquisizione di Rover nel 1994. Ma nel 2000 l’intervento della famiglia, anzi, della signora Johanna, che assieme ai figli oggi controlla il 46,6% e la maggioranza dei diritti di voto, è stato decisivo: si abbandoni il "paziente inglese", ma tenendo il marchio Mini, fu deciso. «Decisione saggia - ricorda un ex manager Bmw - perché altrimenti ci saremmo dovuti occupare anche del paziente tedesco. La crisi di Rover era diventata contagiosa». Morto Herbert nel 1982, Johanna, sua ex segretaria e terza moglie, è la custode dello spirito dei Quandt. Chi la conosce la descrive come il personaggio che ha voluto spingere agli estremi alcune caratteristiche della famiglia, dalla parsimonia (si narra che la signora viaggi sempre in classe economica quando prende l’aereo) alla riservatezza. Poco o nulla si sa della sua vita e di quella dei figli; se non che Stefan, singolo maggior azionista di Bmw e membro, con la sorella, del supervisory board, è probabilmente lo scapolo più ambito d’Europa, ed è molto impegnato con Delton, società d’investimento con la quale controlla decine di imprese in settori che vanno dall’informatica alla logistica agli articoli per la casa. Due aspetti secondo Jungbluth distinguono i Quandt dalla maggior parte delle dinastie economiche europee. Il primo è che altre grandi famiglie hanno conosciuto alti e bassi, le fortune e le avversità della storia e dei cicli economici: loro no, sono sempre diventati più ricchi, attraversando indenni la Repubblica di Weimar, le guerre e oggi la globalizzazione, che vorrebbe le aziende industriali sempre più grandi e lontane dall’Europa. Il secondo riguarda la natura stessa del loro patrimonio: «A pensarci bene, non hanno mai fondato un’azienda: le hanno sempre comprate bene e trasformate al meglio, con l’aiuto di chi ne sapeva più di loro. Non sono imprenditori in senso stretto, ma formidabili investitori di lungo, anzi lunghissimo termine». UNA STORIA CHE ATTRAVERSA IL NOVECENTO - Nel 1916 nasce la Bayerische Flugzeug-Werke (Bfw), poi acquisita dalla Bmw. Tra il 1920 e l’avvento del nazismo Günther Quandt, figlio del fondatore Emil, costruisce un impero comprando aziende a prezzi stracciati. Tra queste la Deutsche Waffen-und Munitionsfabriken, uno dei più grandi produttori di armi del Paese. - Nel 1929 Günther divorzia dalla seconda moglie, Magda Ritschel, che si risposa con Josef Goebbels (nella foto la cerimonia delle nozze). Dal matrimonio con Magda nasce Harald, dal precedente matrimonio Hellmut e Herbert. Quandt diversifica il suo portafoglio e nel 1941 acquista l’azienda chimica Byk-Chemie. - Günther Quandt viene internato per un anno dopo la guerra e muore nel 1954. La Varta viene assegnata al figlio Herbert; Harald eredita invece la Iwka, evoluzione della Dwm. Nel 1959 Herbert, che insieme al fratellastro è azionista di Daimler Benz, rileva la Bmw, sull’orlo del fallimento. Nella foto la Isetta Bmw - Morto Harald nel 1967, Herbert arriva a controllare i due terzi di Bmw. Nel 1970 chiama alla direzione Eberhard von Künheim (nella foto): nei 20 anni della sua gestione il fatturato cresce 18 volte. Herbert muore nel 1981; la Bmw va alla terza moglie Johanna e ai due figli avuti da lei, Susanne e Stefan. - Nel 1994 la Bmw acquista la Rover, poi venduta nel 2000. La redditività cresce, portando l’azienda a superare nelle vendite la rivale Mercedes. La società chimico-farmaceutica Altana, controllata da Susanne (nella foto con il primo ministro bavarese, Edmund Stoiber), entra nel 2002 nel Dax 20, Attilio Geroni