Il Sole 24 Ore 07/08/2005, pag.11 Stefano Salis, 7 agosto 2005
Quando il romanzo è una miniera d’oro. Il Sole 24 Ore 07/08/2005. Denaro e lettera sembrano non andare d’accordo in Italia
Quando il romanzo è una miniera d’oro. Il Sole 24 Ore 07/08/2005. Denaro e lettera sembrano non andare d’accordo in Italia. E non perché viga ancora il trito motto latino dei «carmina» che «non dant panem». Di autori che campano - benino, bene o, pochi fortunati, benissimo - di scrittura, anche da noi ce ne sono. Ma è molto difficile riuscire a quantificare con esattezza gli introiti. Una situazione diversa rispetto ad altri Paesi. Addirittura opposta agli Stati Uniti, dove riuscire a strappare un contratto vantaggioso (e renderlo pubblico) è un segno di forza e autorevolezza dello scrittore (e del suo agente); ma anche rispetto alla Francia, dove i guadagni degli autori sembrano più trasparenti. Degli autori americani riferiamo a parte (anche perché hanno un giro d’affari e cifre non paragonibili ad altri Paesi), mentre tra i francesi, stando al mensile «Lire», il più ricco nel 2004 è stato lo scrittore Marc Levy (autore di La prochaine fois, Laffont) con 1,2 milioni di euro, seguito da Anna Gavalda (1,1 milioni) e Bernard Werber (840mila). Cifre rispettabili, ma decisamente insignificanti rispetto ai «paperoni» del mercato americano. Reticenza. Eppure quella della reticenza è una situazione comune nell’editoria. Nell’industria del cinema il successo dei film è quantificato sul botteghino (e gli introiti di un attore sono pubblici), i miliardi dei conduttori televisivi sono facilmente occasione di discussione da bar. Per i libri no. Un po’ perché, forse, le cifre sono molto più piccole, un po’ perché - stando a molti degli intervistati per questa inchiesta, che preferiscono non apparire - è un costume ideologico, anche se, ufficialmente, si tratta di privacy. Tuttavia guadagnare, anche tanto, con i libri è una cosa che si fa ma non si dice. persino difficile capire quante copie di un libro si vendano realmente (ci si basa su dichiarazioni dell’editore) e, in effetti, in molti contratti editoriali vige ancora la cosiddetta quota «salvo rese» nei rendiconti di vendita. Ad ogni modo, a guardare le classifiche di vendita italiane (escludendo gli stranieri) è facile indovinare chi sono i nostri autori meglio pagati. Umberto Eco, Giorgio Faletti, Andrea Camilleri, Oriana Fallaci, Alberto Bevilacqua, Susanna Tamaro, Alessandro Baricco dominano le vendite degli ultimi anni. Per ciascuno di loro si presenta un caso editoriale diverso dagli altri: alcuni di loro non hanno nemmeno un agente letterario. «Di fatto - dice Marco Vigevani, uno dei più importanti tra gli agenti italiani -, Eco o la Fallaci sono autori pregiatissimi, che potrebbero spuntare le condizioni che desiderano, ma sono fuori mercato, essendo graniticamente legati al loro editore, che ne rappresenta gli interessi». I contratti. Come si procede a quantificare quanto vale un autore? Normalmente un contratto editoriale prevede un riconoscimento di diritti d’autore che va dal 7% (per un esordiente) a un massimo del 13-15% (è il caso dei nostri big) sul prezzo di vendita defiscalizzato del libro. Tra i parametri per alzare a favore dell’autore la percentuale, rientrano il numero di titoli in commercio, il venduto dei precedenti, le classifiche. chiaro perciò, che un autore come Giorgio Faletti, dopo il botto del primo romanzo (Io uccido) sull’esito del quale nessuno avrebbe puntato - superare il milione di copie è sempre un risultato eccezionale - avrà capitalizzato con il secondo titolo, arrivando ad ottenere in anticipo cifre che in gergo vengono definite "six figures", dunque sul milione di euro. Faletti, tra l’altro, scegliendo di restare presso Baldini & Castoldi, l’editore che lo ha portato al successo, avrà rinunciato probabilmente ai più lauti guadagni che avrebbe ottenuto se avesse traslocato presso i grandi editori. Chi è stato bravissimo - ma attentissimo a preservare la propria identità - è stato Andrea Camilleri. Il creatore del commissario Montalbano, nato con la piccola Sellerio, è poi emigrato per pubblicare sia con Rizzoli che con Mondadori, ottenendo ottimi ingaggi, ma ritornando alla casa siciliana per la serie gialla, che garantisce una redditività eccellente a ogni rendiconto di vendite e riconoscibilità presso i lettori ad autore ed editore. E basti pensare che l’ultimo libro, La luna di carta, ha battuto ogni precedente record, vendendo in poco più di un mese 450mila copie e garantendo una analoga cifra, in euro, all’autore. Avere una «back list» (ossia un catalogo) forte è una carta importante da giocare quando si cerca o si rinnova un contratto. Si favoleggia che Enrico Brizzi passò a Mondadori (dopo il successo di Jack Frusciante) intascando un miliardo di lire per i successivi lavori. Di certo scrittrici come Margaret Mazzantini e Melania Mazzucco sono oggi in grado di ottenere contratti sontuosi (almeno per i livelli italiani), dopo i picchi di vendita di Non ti muovere e Vita. La stessa cosa è accaduta a Sandro Veronesi, Andrea De Carlo e altri ancora. Andare all’estero e al cinema. Melania Mazzucco, inoltre, ha avuto la fortuna di "indovinare" la storia. Il suo romanzo Vita, che ha per protagonista una famiglia italiana emigrata negli Stati Uniti, ha trovato terreno fertile per la traduzione. Senza contare che del suo libro si è interessato Jonathan Galassi, il più importante editor per la narrativa italiana in America. Le traduzioni sono un capitolo importante. Anche perché di norma i libri nei Paesi anglosassosi costano di più: un conto è godere di diritti d’autore su libri che costano 12 euro, un conto è farlo su romanzi che in libreria arrivano a toccare i 25 dollari. Ma c’è un altro fatto: sui diritti per l’estero un autore arriva a strappare percentuali molto più significative del 15 per cento. Qualcuno supera abbondantemente il 70: sono, normalmente, quelli rappresentati da agenti. Che si rivelano decisivi anche in caso di traduzione cinematografica di un testo. Gli agenti. «La cultura dell’agente - spiega il direttore editoriale di Bompiani, Mario Andreose - si sta diffondendo anche da noi. un bene, perché ha portato a una professionalizzazione superiore di questa figura». Per ora sono soprattutto le grandi casi editrici a essere abituate a trattare con autori rappresentati. «Ma pian piano la situazione migliora - spiega ancora Vigevani -. Agli autori conviene perché sono più protetti in molte clausole contrattuali, come quelle sulla durata o sui diritti secondari, cinema, traduzioni ecc.». Un agente, mediamente, arriva a chiedere dal 10 al 15% di tutti i proventi lordi; in cambio è spesso quello che riesce a ottenere condizioni da sogno solo su un progetto e qualche paginetta scritta. ancora fresco il caso del giornalista Andrea Di Robilant. Sulla base di un’idea (una storia d’amore nel Settecento a Venezia, con Casanova sullo sfondo) e poche pagine strappò, mediante l’agente, un anticipo di circa un milione di dollari all’editore americano Knopf. Il libro, poi, andò effettivamente benissimo nelle vendite e, in più, ha anche un discreto pregio letterario. Ma questa, come si dice, è un’altra storia. E nessuno, almeno in Italia, sarebbe disposto ad ammettere che il valore di un’opera letteraria si misura con i soldi che è capace di fare incassare al proprio autore e editore. Sarà mica questa l’origine di una tale, ingiustificata e duratura, reticenza? I PAPERONI DEL LIBRO J. K. ROWLING 59,1 milioni di $ La più ricca donna del Regno Unito (c’è chi dice anche più ricca della Regina): il suo maghetto Harry Potter ha venduto la bellezza di 265 milioni di copie in tutto il mondo. E questo senza contare l’uscita del sesto episodio, nelle librerie dal 16 luglio, che promette di infrangere tutti i record di incasso. Nel 2005 si rifaranno i conti, e lei sarà prima, anche per Forbes. JAMES PATTERSON 29 milioni di $ Un autore «blockbuster», come li definiscono negli Stati Uniti. Con i suoi thriller l’anno scorso ha venduto 4,8 milioni di copie in Inghilterra e 6,1 negli Usa. E nei prossimi dodici mesi il prolifico giallista, che ha appena pubblicato «Lifeguard» (in Italia il suo ultimo libro è «Honeymoon», Longanesi) ha già dichiarato che farà uscire non meno di tre titoli. NORA ROBERTS 28,8 milioni di $ Praticamente sconosciuta da noi (è pubblicata nella collana Harlequin Mondadori, l’ultimo titolo è «La saga degli Stanislaski»), la «regina del romanzo sentimentale» americano l’anno scorso ha venduto 30 milioni di copie. Portando così il totale a 280: più della stessa Rowling e di Harry Potter. E per quest’anno promette altri 5 libri. ARTHUR AGATSTON 16 milioni di $ In soli due anni il cardiologo di Miami, con la sua Dieta South Beach (ora arrivata anche in Italia, per Sperling & Kupfer) ha creato un caso editoriale, vendendo 17 milioni di copie. Ma Agatston incassa anche con il web: nel suo sito si può comprare una dieta personalizzata a 5 dollari la settimana. E 100mila persone sono costantemente in collegamento. (Fonte Forbes) DAN BROWN 76,5 milioni di $ Il suo bestseller mondiale, «Il Codice Da Vinci» ha venduto, a tutto il 2004, 23 milioni di copie in tutto il pianeta. Ma non c’è solo il «Codice». L’anno scorso Brown è riuscito ad avere, nella classifica annuale Usa, ben 5 suoi titoli nei primi 15 tra i più venduti. E il film sul «Codice», diretto da Ron Howard e con la stella Tom Hanks, arriverà al cinema nel 2006. Stefano Salis