Corriere della Sera 03/08/2005, pag.39 Maurizio Porro, 3 agosto 2005
Nashville, 30 anni dopo Così è l’America. Corriere della Sera 03/08/2005. Che meraviglia rivedere un film dopo 30 anni e ritrovarlo nel pieno della sua forza, attuale come fosse stato girato domani
Nashville, 30 anni dopo Così è l’America. Corriere della Sera 03/08/2005. Che meraviglia rivedere un film dopo 30 anni e ritrovarlo nel pieno della sua forza, attuale come fosse stato girato domani. Purtroppo. il caso del capolavoro di Robert Altman, classe ’25 di Kansas City, Nashville, che chiuderà nella cinefila piazza, in copia splendente e restaurata, il Festival del cinema, l’ultimo diretto da Irene Bignardi, altmaniana di ferro. Nashville fu uno dei pochi titoli a uscire in Italia con i sottotitoli, atto di coraggio: ebbe un pubblico che aumentò col tempo. Oscar neanche a parlarne, Altman non è uno che fa sconti: vinse il «Cuculo», ma lo premiarono i critici di New York. L’EVENTO’ Nashville fu un evento. Girato nel mezzo di una produzione dedicata a miti e leggende Usa – Gang, California Poker, Buffalo Bill – Altman conquista lo status symbol di Grande Autore, i critici francesi inneggiano. Al set partecipano i 600.000 abitanti di Nashville, Tennessee, sede del festival pop country, paese che vive su radio e mercato dei dischi, come Sanremo. GLI ATTORI – Il cast è invitato a partecipare alla sceneggiatura, a inventare i personaggi e provarli nella vita: ogni attore ha un suo microfono per rubare in diretta. Sono pagati al minimo sindacale, tra i 750 e i mille dollari la settimana, le comparse 10 dollari al giorno. C’è tutto il clan radical-chic del regista: Karen Black, la Chaplin, Shelley Duvall, Goldblum, Barbara Harris, Michael Murphy, Lili Tomlin: Elliott Gould e Julie Christie sono se stessi. LA MUSICA – Si registrano dal vivo 27 canzoni e altri 20 pezzi di musica su 24 piste diverse, una Babele di colonna sonora che rispecchia quella dei personaggi, anticipando la confusione mediatica oggi di moda. Gwen Welles fa la cameriera davvero per 3 giorni all’aeroporto, Carradine e Blakely fanno serate da star, viene promosso il finto candidato alla Casa Bianca del film, Hal Philip Walker (Altman girerà poi un vero e interessante reportage su una campagna presidenziale). I’m easy scritta e cantata da Keith Carradine, un cult, vince l’unico premio Oscar concesso al film. LA STORIA – Mashville, come lo chiama qualcuno, è un film politico, sull’America e i suoi peccati capitali. Storia di una campagna elettorale qualunquista a Nashville, che diventa un grande circo di parole e musica pop per cinque giorni. Si intrecciano varie vicende di sentimenti, finché viene uccisa in diretta sul palco una cantante mentre la gente canta It don’t worry me, terrificante ironia. LA CRITICA – L’autore con un montaggio alternato strepitoso e portato alle estreme conseguenze espressive ed emotive offre un caleidoscopio americano entrando nel tessuto della sua società, della sua etica del business, il solito carnevale di massa ( Sugarland express gli è parente). Una girandola di emozioni e sensazioni finalizzate alla tragedia senza catarsi, remake di assassinii celebri, in un paese che stava uscendo da Vietnam e dal Watergate. Tutto il film, in stile corale ed ellittico, è strutturato come un catastrofico di tipo sociale, con la fauna di varia e spesso pessima umanità: un Airport di musica pop e che non vola. La sceneggiatrice Joan Tewkesbury ammette libere letture del film, siamo in zona interattiva. Ciascuno dice la sua, vede alla sua finestra. Goffredo Parise scrive nelpezzo (oggi nella raccolta Adelphi) Quando la fantasia ballava il boogie: «Altman è l’unico regista che fa vedere l’America com’è e non come gli americani vorrebbero che fosse». In fondo, dopo Easy rider, Nashville è il grande film polemico che si rivolge ai giovani del post ’68. Non a caso le majors avevano fatto a gara per disfarsi del progetto. Lo stile corale e cinico del regista, ancora oggi attivissimo, divenne poi il suo marchio di fabbrica e a Nashville si legarono altri film dolorosi e sorprendenti come Un matrimonio, America oggi, I protagonisti: la voglia di non nascondere nulla e dare la parola al pubblico. Maurizio Porro