Corriere della Sera 04/08/2005, pag.6 Maria Laura Rodotà, 4 agosto 2005
Finanza, centrini e preghiere Cristina, first lady dell’estate. Corriere della Sera 04/08/2005. Antonio Fazio: «Stai attenta, mi hanno detto che il telefonino di Fiorani è intercettato»
Finanza, centrini e preghiere Cristina, first lady dell’estate. Corriere della Sera 04/08/2005. Antonio Fazio: «Stai attenta, mi hanno detto che il telefonino di Fiorani è intercettato». Maria Cristina Rosati: «Sei sicuro?». Più affettuosi di Vianello e Mondaini, molto meno cattivi di Pierr Di Maria e Duilio Poggiolini di tangentopolesca e farmaceutica memoria, meno rigorosi di Carlo e Franca Ciampi, il governatore di Bankitalia e sua moglie sarebbero una coppia di culto estiva se solo le loro conversazioni non danneggiassero tanto l’economia italiana. Meglio: la figura di culto sarebbe lei; è lei il personaggio che si ricorderà dell’agosto 2005. In quanto moglie con deleghe per intervenire sul sistema bancario, non si sa se è stata lei a chiederle o se il governatore ha trovato naturale coinvolgerla. Perché nei suoi comportamenti – al netto di qualche dubbio etico – si ritrovano echi di mamme-nonne-zie-signore di conoscenza, di donne all’antica che per la famiglia farebbero tutto, e per farlo si adeguano ai tempi. In più, se si cerca di capire come mai Cristina Rosati Fazio si sia trovata, anzi messa, al centro di uno scandalo finanziario, se si chiede lumi a chi la conosce, si sente gente ancora sorpresa a giorni dalle prime intercettazioni pubblicate, dalle sue telefonate con il banchiere Gianpiero Fiorani, e altre. Nessuno la descrive come un’intrigante, anzi. La definiscono «semplice, troppo semplice». Gianpiero Fiorani: «A questo punto, Cristina, comunque pazienza, dai». Maria Cristina Rosati: «No, no, no, no, non ti voglio sentì parlare così... non stare arrabbiato... Io che fai, mi butto dal balcone domani?». La semplice signora Fazio ha vissuto fino a circa trent’anni ad Alvito (Frosinone); suo padre aveva una falegnameria. Ragazza perbene molto cattolica («quasi fanatica», racconta un’altra signora dei giri bancari), trovò marito tardi ma era il miglior partito del paese, un funzionario timido sui quaranta che stava facendo carriera ma ad Alvito tornava sempre. Anche per sposarsi, o forse, dicono, per farsi convincere al matrimonio; con combini, visite, innamoramento e nozze. Seguirono cinque figli, uno dopo l’altro. Quattro femmine e un maschio: la più grande, Maria Teresa, è finita anche lei sui giornali per aver scritto un articolo sulla rivista della Banca popolare di Lodi. Il ragazzo, Giovanni, ha partecipato alle Mille Miglia insieme al finanziere bresciano Emilio Gnutti detto Chicco, altro attore nel pasticcio Bpl-Antonveneta. Tutti recenti amici di famiglia: frequentati, si racconta, con l’entusiasmo di una brava coppia di provincia alle prese coi Vip. «L’ho sempre vista dimessa, almeno fino a qualche anno fa», racconta una conoscente. «Parlava sempre dei figli, era sempre in ansia. Lo vedevi quanto era protettiva, con loro e col marito». L’istinto di protezione, con gli anni, si è evoluto. La signora Cristina – raccontano – era sempre più coinvolta nella carriera del marito; e come con i figli, sempre più protettiva e ansiosa. Raccontano ancora che negli ultimi anni si lasciava scappare battute contro i nemici del marito; che le piaceva sentirsi la first lady della Banca d’Italia; e che aveva preso a curarsi di più. Sciarpe decorative per ogni stagione (raso, chiffon, velluto devoré a pallini), scarpe vezzose, occhiali fumé. Il marito – raccontano – la guarda con affetto, cerca la sua compagnia, è devoto. Anni fa un gentiluomo romano senza vergogna, seduto al suo tavolo a una cena, gli chiese come se l’era cavata col calo della libido post-nascita dei figli. Lui rispose dolcemente che «ogni volta è stato più bello ritrovarsi». Il gentiluomo incassò l’uno a zero: forse Fazio, dopo anni di messe domenicali a Santa Chiara a Vigna Clara, quartiere romano che ha ispirato i fratelli Vanzina, è diventato svelto negli scambi col similgenerone. Anche se vive un po’ più su, sulla Camilluccia (dove stava e fu rapito Aldo Moro, dove stanno e stanno più attenti Gianni e Maddalena Letta), in un comprensorio di case a schiera. In una casa modesta – raccontano – e quasi di paese, genere credenze-controbuffet scuro-centrini e pochi fronzoli. La vera casa però è ad Alvito, un po’ fuori. Fino alla nomina di Fazio a governatore, la famiglia andava tutti i weekend. Ora vanno quando possono. E’ lì che nel 2003 hanno festeggiato le nozze d’argento: messa e poi colazione a casa per 70 ospiti. Tra vecchi amici e amici importanti, come il cardinale Giovanni Battista Re, il presidente di Capitalia Cesare Geronzi, e il solito Fiorani. Rosati: «Guarda, qui non è solo, guarda è la reputazione di mio marito, di 40 anni di vita». Fiorani: «Ma lo fanno fuori, Cristina, lo fanno, c’è qualcuno che vuole farlo fuori, Cristina». Rosati: «Ma lo so (...) Stai tranquillo, stavolta guardo io, e tu lo sai, figurati, ho provato.... lo sai, mi sono mossa tempestivamente». Anche Geronzi è intimo della coppia. E sua moglie Giuliana è molto amica di Cristina Rosati. I quattro sono stati insieme in pellegrinaggio, a Lourdes e a Santiago de Compostela. La signora Geronzi – raccontano – ha fatto un po’ da guida alla signora Fazio nei giri dei potenti e dei mondani. E le nuove frequentazioni della moglie e mamma di Alvito – ipotizzano – potrebbero averla resa più disinvolta nei contatti e nelle trattative. Anche se, insiste una che in fondo la difende, «nelle intercettazioni lei più che di affari parla di sentimenti». Rosati: «Oh che tu non mi vuoi più bene». Fiorani: «No, no» . Rosati: «Sono gelosa... sono gelosa». Fiorani, attivissimo quarantacinquenne lodigiano, viene fuori da telefonate e pettegolezzi come un Bel-ami delle relazioni bancarie: meno cruento del personaggio di Maupassant, che seduceva la moglie del potente Walter e poi ne sposava la figlia; però buon amico di Maria Teresa Fazio e a suo agio con la mamma, che a un certo punto chiama "tesoro". Lei gli parla toni da signora ciociara con un nipote preferito, e ci sono scambi poetici. Dal brogliaccio degli inquirenti: «Fiorani le dice di essere il loro aquilone di volare alto... Fiorani dice che loro possono tirare le fila, ma l’aquilone che deve volare lontano è lei». Fiorani: «Domani ti porterò il.. primo documento di versamento che t’ho fatto da... mmh da noi, e poi anche da altri che saranno fatti, su quel conto corrente per conto terzi, ricordi..» Rosati: «Eh, poi questo ne parliamo perché... coso sì, va benissimo». Fino a questo punto tutto risultava, a chi conosce la signora Fazio. Il versamento no. Opinione poi confermata dall’inchiesta: «Deve per forza essere qualcosa di beneficenza, lei ne ha tantissime, convince gli amici a fare donazioni, a devolvere cachet per discorsi pubblici, cose così». O «coso sì». "Coso" è un classico sostantivo ciociaro con infiniti significati. Forse tra poco si sapranno; e si capirà come la donna «semplice, troppo semplice» si è trovata protagonista di questa storia. E perché suo marito, uomo semplice ma governatore della Banca centrale, ha fatto sì/lasciato che lei c’entrasse. D’altra parte «lui parla poco, lei finisce le frasi», raccontano di loro. Maria Laura Rodotà