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 2005  agosto 17 Mercoledì calendario

SESTINI Massimo.

SESTINI Massimo. Nato a Prato il 24 aprile 1963. Paparazzo. «[...] il più famoso paparazzo italiano. Per rubare uno scatto si traveste, si nasconde, vola in elicottero. ”Ogni tanto ho preso anche una montagna di botte” confessa. [...] ” una forma di giornalismo. raccontare attraverso immagini vere quello che gli altri vogliono nascondere”. La sua foto più famosa? ”Lady Diana in bikini al mare nel 1991. Il primo due pezzi di una dinastia reale”. Il suo ”furto” più ardito? ”I funerali di Stefano Casiraghi, con Carolina in lacrime”. E nella cronaca? ”La strage del Rapido 904 a Firenze nel 1984. Mi nascosi tra un gruppo di magistrati e riuscii a fotografare quello che nessuno avrebbe più fotografato. I carabinieri mi sequestrarono tutto ma non i rullini che avevo nascosto nei calzini. Stern fece la copertina con le mie foto [...] Wojtyla che nuotava in piscina a Castelgandolfo fu un vero colpo. Con Benedetto XVI ci si diverte di meno”» (m. n. d. I., ”la Repubblica” 17/8/2005). «Ha una faccia stretta, bucata da due occhi sveltissimi. L’aria, insieme indifesa e furbissima [...] Quando scattò la foto di Lady Diana in bikini sulla spiaggia di Capo Codacavallo, in Sardegna, la pubblicarono tutti, proprio tutti i giornali, da ”Time” a ”Newsweek”, a ”Stern” a ”Paris Match” [...] Il furbo ”Sun”, per primo, gli mandò a casa, il giorno dopo, una giornalista e un fotografo [...] per raccontare ai lettori che era l’autore di quello scoop che era sembrato impossibile. Lo chiamano nei talk show a New York, a Monaco, a Madrid. Lo chiamano a raccontare i suoi segreti di paparazzo. uno che ruba fotografie [...] Berlusconi che corre nel suo parco a Porto Rotondo [...] ”Un servizio fatto per caso. Dovevo fare la festa della Santanchè a Porto Rotondo con la Paola Pollo del ’Corriere della Sera’. Però il pomeriggio ero da Diego Della Valle che presentava la Fiorentina. Mi ero organizzato per prendere un volo da Bologna, alle sei e mezzo. E invece, Diego mi fa fare tardi. E io dico ’cavolo, come faccio ad arrivare a Porto Rotondo’. E lui: ’sei nato con la camicia, perché io comincio le mie vacanze e vado proprio in Sardegna’. Mi dà un passaggio con il suo aereo. La mattina dovevo ripartire, non mi ero portato neanche i teleobiettivi. Mi chiama in albergo Alberto Pinna, che era l’inviato del ’Corriere’ su Berlusconi e mi dice ’so che la mattina fa jogging’. Allora io chiamo un amico e gli dico ’tu mi presti il tele e poi stecchiamo [...] Allora vado lì e mi faccio un culo così, tutto il golfo, tutta la montagna, tutto il bosco, a piedi, tra le frasche. Non si vede nulla. E poi ci sono i Cacciatori di Sardegna, che sono soldati addestrati per muoversi nei boschi, una specie di rambo, piazzati dappertutto. Corro come un pazzo, poi mi fermo e penso: ’Se si è comprato 40 ettari di bosco e ci ha fatto dentro un laghetto artificiale, che cosa c’è di imperdibile, per lui? Il laghetto. Vorrà andare a vederselo, no? Vado al laghetto”. Mi piazzo lì e la sera, che ero arrivato da poco dopo tutti i giri che avevo fatto, vedo spuntare dal verde un mitra. Se c’è un mitra, c’è Berlusconi, mi sono detto. E infatti c’era. E io scatto. E il giorno dopo il ’Corriere’ aveva la foto in prima pagina. E io ritorno nel bosco. Mi apposto. Vedo un cacciatore di Sardegna sotto di me, proprio sotto e penso ’guarda questo che sembra Rambo’ e lo sapevo che poi mi sarebbero venuti a prendere, ma mi sono detto: ’proviamoci lo stesso’. Arriva Berlusconi, arriva il gruppo, scatto. E mi sento toccare la schiena, da dietro: lo stesso cacciatore di Sardegna che avevo visto sul masso sotto di me. Va bene, vado con lui. Mi portano dal capo. ’Documenti!’ tiro fuori i miei documenti e il capo prende la mia patente e fa un salto ’Ah, Sestini!’. Io dico ’scusi, ma io sono incensurato, come è che mi conosce?’. E lui si mette la mano in tasca e tira fuori la foto spiegazzata del ’Corriere’. ’Ci dia rulli’. ’Eh, no’ dico io. [...] Dico che le foto le ho fatte da una montagna pubblica. Che non ci sono recinti che dicono che quella è proprietà privata. E le foto me le sono tenute. Bastava un cartello, ma non avevano fatto in tempo a metterlo. Ho avuto culo”. [...] la foto di Diana in bikini. Prima entra travestito all’aeroporto militare di Capodichino, e fa le prime foto; poi entra elegantissimo nella base di Nisida (’io sono al seguito, i signori dietro non possono passare”) e fa altre foto; poi convince i carabinieri a non sequestrargliele; poi riprende il treno, torna a Firenze a sviluppare e intanto si macera: dove sarà andata a fare il bagno, Diana? Allora chiama un amico giusto e glielo chiede. A Tavolara. C’è una nave senza bandiera: potrebbe essere o no. Per arrivarci, manda il suo aiutante Riccardino a fermare l’ultimo traghetto per la Sardegna. Sbarca a Ferragosto, affitta un gommone, e zac, ecco Diana che va a fare il bagno in una spiaggetta. Poi però all’aeroporto, il volo è chiuso. Allora va dal caposcalo: ”Ho fatto il colpo della mia vita, mettimi nella stiva ma fammi partire”. Ci guadagna duecento milioni e la fama. ”Veramente non sono intelligente: sono superficiale. L’intelligenza va allenata: io lavoro di istinto, sonbo allenato a scattare senza pensare [...] Io mi sento ancora una sega [...] Una foto è bella quando la gente se ne ricorda. Non rinnego le paparazzate [...]”» (Antonella Boralevi, ”Capital” novembre 2002).