Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 16 Martedì calendario

La nuova esplosione della questione morale fa ridere. La seconda esplosione della questione morale fa ridere, e il Corriere della Sera deve stare attento a non diventare un giornale di satira involontaria

La nuova esplosione della questione morale fa ridere. La seconda esplosione della questione morale fa ridere, e il Corriere della Sera deve stare attento a non diventare un giornale di satira involontaria. Giovanni Sartori, il sublime prof laico che si fece cannibale durante il referendum sull’embrione umano, sentendosi in diritto di degustarlo come si fa con un uovo gallato, riscopre su quel giornale di sabato scorso la morale nelle intercettazioni, la morale salottiera e perbenista che si sposa fin troppo bene con la struttura della proprietà del suo giornale. Chiacchiere da ridere. Paolo Franchi, ex funzionario comunista del tempo in cui gli stipendi ce li pagavano i russi e le cooperative e le tangenti, poi martelliano storico, fa un attacchino pudichino e meschino a Piero Fassino, gran telefonatore del caso Consorte-Bnl, ma per concludere in parrocchiese stretto che un segretario di partito ha diritto di stare al telefono e che Piero è un ”calvinista”. Non sa, Paolino, che Calvino quelli come lui, come me, come Fassino li faceva impiccare in piazza, nella sua Repubblica della virtù. Comunque, caro Fassino il Telefonatore, caro D’Alema che al telefono da vero boss ci lasci sempre il bravo segretario Nicola La Torre, caro Sposetti, tesoriere dei Ds e buon Telefonatore anche tu, volete piantarla, per favore, di telefonare e tromboneggiare, di chiagnere e fottere, di farvi le banche piene e le mogli ubriache? Dovrebbe essere già venuto il giorno in cui riconoscere che il virtuismo ipocrita è la rovina della politica. Avete una discreta cultura di partito e una lunga esperienza nelle istituzioni e negli apparati, siete stati educati nel marxismo, sapete che il mondo non è innocente, che la mela fu mangiata, che l’etica politica è il regno della complessità: quand’è che la pianterete di fingere che gli interessi non esistono, che la battaglia è fra i puri e i plutocrati, che vi si deve rispetto perché siete diversi? Volete le dimissioni di Fazio perché ha chiesto a un banchiere di passare dalla porta di dietro. Con quale autorità, non si sa, visto che vi siete comportati esattamente allo stesso modo, e per me, che sono un moralista ma non un piagnone, in modo perfettamente comprensibile. Cos’è? Mi volete far credere che in politica e in finanza si abolisce la riservatezza, il segreto? Che al telefono con Consorte, mentre cercava di farsi la sua banca, parlavate di trasparenza, di regole e di tutte quelle altre stupidaggini e menzogne belluine di cui vi riempite la bocca? No cari, passavate dalla porta di dietro esattamente come il banchiere Fiorani in Bankitalia, a Palazzo Koch. Segretario, assistente del presidente e tesoriere al telefono tre volte al giorno con la finanza di casa per riaffermare il codice etico dell’Unione e altre cazzate di quella specie? Ma è strano che persone intelligenti come voi non abbiano ancora capito che fine fanno quelli del partito degli onesti, dalle inchieste giacobine sulla corruzione milanese ad oggi non ce n’è uno che sia sfuggito al suo giusto destino di moralizzatore moralizzato. Gridate che non si deve essere insieme arbitro e giocatore, voi legislatori arbitrali che dovete stabilire la norma assoluta nella piena trasparenza davanti all’opinione pubblica, voi che giocate il gioco delle regole da anni, e dietro la quinta telefonica, passando di dietro, vi impicciate di come va la partita, un interesse corposo sempre negato in pubblico. Dovreste limitare il vostro relativismo quando si parla di cose serie come la bioetica, e capire che lì il fine non giustifica ogni mezzo perché ne va della civiltà e dell’umanità, e riconoscere invece il relativismo democratico della politica, ammettere quello che tutti sanno e che Craxi vi ricordò in un memorabile discorso parlamentare che vi lasciò gelati e muti: il primo gradino tecnico della politica è il controllo dei soldi, e negli stati bene ordinati come l’America e l’Inghilterra le regole si aggirano e chi sbaglia paga, in quelli come la nostra Repubblica virtuista le regole non ci sono proprio, e per non soccombere ci si arrangia come si può.