Varie, 15 agosto 2005
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Bartoni Franco
• Roma 4 ottobre 1948, Roma 13 agosto 2005. Tennista • «[...] uno dei pochi personaggi internazionali che potesse annoverare il nostro provincialissimo gioco. Fin dalla culla respirò tennis, figlio com’era dello storico accordatore delle racchette di Pietrangeli. Un suo zio fu il mitico maestro del Tennis Parioli, Umberto Bartoni. I suoi due fratelli, Manlio e Gianni, si occupano professionalmente di tennis. Franco uscì dapprima dal natio borgo romano in qualità di tennista. Fu il numero cinque della classifica italiana, venne convocato come riserva nel match contro la Cecoslovacchia, perduto a Torino nel 1970 per un errore del capitano, Sirola. Trovò, allora, il coraggio di criticarlo, dimostrando di avere un carattere non acquiescente, che mai gli venne meno, nella vita intera, nonostante successivi accomodamenti diplomatici, ai quali fu costretto dalla nuova professione di dirigente. Bartoni divenne dapprima il rappresentante italiano della I. M. G, lo International Management Group del mitico Mark Mc Cormack, inventore della rappresentanza economica dei campioni, dapprima golfisti, poi tennisti. Fu, dal 1980 al 1996, il direttore degli Internazionali d’Italia, gestendo efficacemente la non facile eredità del nostro sommo organizzatore, Carlo Della Vida. Dagli Internazionali fu estromesso da una congiura di palazzo, che favorì Adriano Panatta, con il quale ebbe rapporti alterni e sempre utilitaristici. La direzione degli Internazionali lo aiutò nella scalata a posizioni mai raggiunte da un nostro connazionale. Lo si vide dapprima membro del Board, il Consiglio della ATP, l’Associazione Tennisti Professsionisti, in rappresentanza dei tornei europei. Spinto fuori da quel consesso per intrighi di corte, ottenne un posto di analogo rilievo in un altro board, questa volta femminile, della Women Tennis Association. Meno attivo, lui che attivissimo era stato, aveva trovato una vita più tranquilla nella Repubblica di San Marino, di dove usciva per occuparsi di un torneo più modesto, ma a lui molto caro, quello di Milano. Un’intricata situazione a monte della quale si trova una società olandese, forse di Franco, forse di Tiriac, fa si che il torneino, erede di quello del grande Della Vida, divenga ora a rischio. Anche questo, al di là dell’amicizia, spinge il vecchio scriba a riflettere e ad affermare con sicurezza non inferiore al rammarico che Franco Bartoni fu una delle poche persone di livello internazionale del nostro sport» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 15/8/2005). «[...] Per molti anni dirigente della Federazione italiana, Bartoni aveva alle spalle un discreto passato agonistico come giocatore di prima categoria negli Anni 60. Atleta azzurro era stato nel giro delle formazioni di Coppa Davis, anche per il match contro la Cecoslovacchia di Jan Kodes disputatosi al Monviso di Grugliasco nel maggio del 1970. In formazione c’era il giovanissimo esordiente Adriano Panatta che, sostituito Pietrangeli, fu sconfitto da Kodes per il decisivo 3-2. Più prestigiosa la carriera del Franco Bartoni dirigente, essendo stato più volte consigliere federale, occupando negli anni diversi incarichi, fra cui quello di direttore degli Internazionali d’Italia, per poi allargare le sue competenze anche nelle organizzazioni tennistiche internazionali, diventando membro dei Council di Atp e Wta. Successivamente aveva diretto per anni le annuali edizioni del torneo Atp indoor di Milano [...]» (’La Stampa” 15/8/2005). «[...] dopo essere stato un buon giocatore (campione italiano di terza categoria, finalista ai campionati di seconda, numero 5 d’Italia) è stato figura di primo piano tra i nostri dirigenti. Come molti ha avuto più fortuna in campo internazionale, facendo parte di molte commissioni nell’ambito dell’Atp e della Wta, che in Italia. stato per alcuni anni direttore degli Internazionali d’Italia. In questa veste si distinse [...] in contrasto con il provincialismo di molti tecnici e dirigenti italiani, nell’assegnare a due campioni emergenti, come il cileno Marcelo Rios e l’australiano Mark Philippoussis, una wild card al Foro Italico, laddove molti avrebbero preferito, secondo italico costume, favorire qualche nostro giocatore. [...] appartiene a una dinastia di tennisti. Lo zio Romolo è stato apprezzato maestro, suo cugino Bruno, purtroppo morto giovane, era stato più volte nazionale junior, suo fratello Manlio, titolare di un negozio molto popolare nel tennis romano, è stato un buon prima categoria. Aveva avuto anche un ruolo importante nel rilancio del tennis a Milano [...]» (Rino Tommasi, ”La Gazzetta dello Sport” 15/8/2005).