Emanuela Audisio, ཿla Repubblica 13/8/2005;, 13 agosto 2005
Tra i più severi con Giuseppe Gibilisco per la debacle ai mondiali di atletica legge, spicca Sergey Bubka, primatista mondiale del salto con l’asta: «Non si fa così
Tra i più severi con Giuseppe Gibilisco per la debacle ai mondiali di atletica legge, spicca Sergey Bubka, primatista mondiale del salto con l’asta: «Non si fa così. Entrare in uno stadio per sentirsi belli. Per piacersi e compiacersi. Sei un atleta, non un seduttore. Non devi stare lì ad ammirati, ma a gareggiare. Devi avere fame di successi, di risultati, di gloria. Lo sport non è una sfilata, è provarci per davvero con tutto se stessi. Invece mi sembra uno già sazio, appagato». I due si sentono spesso, ma il siciliano non chiede consigli: «Più che altro chiede favori: una volta è l’auto, l’altra è la moto. Gli ho procurato dei contratti pubblicitari, ma lui non si accontenta mai. Ogni volta che mi chiama spero sempre sia per avere il numero di un massaggiatore, di un fisioterapista, per cose di sport, invece è sempre per altre faccende. Prima fai l’atleta, gareggi, combatti. Poi chiedi quello che meriti. Non viceversa. E non fai bizze. Petrov, che lo allena, con lui è impazzito. Non è da professionisti comportarsi così. Bisogna saper tenere duro, soprattutto nelle avversità. Io rispetto il ragazzo, ma sul campo c’è un comportamento da onorare. Gibilisco due anni fa a Parigi vinse meritatamente, tirò fuori una voglia tremenda. Ma mentre saltava Okkert Britts, il sudafricano, suo avversario, che faceva l’azzurro? Aspettava rannicchiato su se stesso, impaurito, senza avere il coraggio di guardare. Questo io non l’accetto. Se sei un campione non dai le spalle, perché non hai nulla di cui pentirti. E guardi i tuoi avversari a uno a uno, in faccia. Anche se stanno strappandoti la vita. una questione di mentalità».