Varie, 11 agosto 2005
PUPO
PUPO (Enzo Ghinazzi) Posticino (Arezzo) 11 settembre 1955. Cantante. Esordì nel 1975 con il singolo Ti scriverò. L’anno dopo il primo album, Come sei bella. Nel 1979 il grande successo Gelato al cioccolato. Dopo otto anni di crisi creativa, legata anche ai molti debiti di gioco, tornò a Sanremo con un brano impegnato: La mia preghiera. Le altre partecipazioni al festival: nel 1980 con Su di noi; nel 1983 Cieli azzurri; nel 1984 con Un grande amore, nel 2010 secondo (Italia amore mio) in trio con Emanuele Filiberto di Savoia e Luca Canonici. Diventato conduttore tv, nel 2005 raccolse con Affari Tuoi l’eredità di Paolo Bonolis. Poi, tra l’altro, I raccomandati • «Ne ha prese di bastonate Pupo nella vita, ne ha dovuti subire sberleffi [...] quando ha perso al gioco tutti i soldi e si è trovato impelagato con le banche; quando il mondo musicale gli ha chiuso le porte in faccia; quando il telefono non squillava più. [...] Un giorno ha deciso di andare in tv (su Raitre) e raccontare la sua vita, una sorta di psicanalisi catodica. E ha funzionato. In molti sono rimasti colpiti dalla sua storia. E scioccati quando ha raccontato che aveva, da anni, una moglie e una compagna che hanno accettato bene la situazione. Maurizio Costanzo ha avuto un’illuminazione e l’ha chiamato subito a Buona domenica. [...] Perché quel soprannome, perché proprio Pupo, portatore di parodie e prese in giro? Colpa di Freddy, fondatore della Baby records, sua casa discografica. Era il ”75 e per il debutto Freddy decise che Pupo, con quel fisichino e quella faccetta, era perfetto. Lui si vergognava da morire. Poi piano piano si è abituato. Ma nella disgrazia l’ha rinnegato, quasi la colpa fosse di Pupo. Mogol gli ha fatto capire che quel soprannome non era la causa dei suoi mali. Si è ricostruito e ce l’ha fatta. ”Sono tornato Pupo. come se dal letame rinascesse un fiore”» (Maria Volpe, ”Corriere della Sera” 11/8/2005). «[...] ragazzo di provincia; cantante mieloso; giocatore d’azzardo sfigato fino alla rovina; bigamo praticante incluse vacanze in Versilia con moglie e amante a mollo insieme; inviato di reality; ospite fisso di Costanzo; storico zimbello delle battute dei comici causa statura e immagine trash; oggetto di culto. [...] Nella sua Fenomenologia di Mike Bongiorno, Eco scriveva che Mike era l’everyman degli anni del boom, un parametro medio in cui guardarsi. Pupo in qualche modo è un everyman da Italia evoluta ma rimasta provinciale, è casereccio ed estremista. Non si fa invidiare, è uno che si è rovinato e ha ricominciato da capo. Però stupisce (le donne, che poi non è un Adone); e si fa ammirare, dagli uomini, per via del sogno segreto di molti da lui faticosamente realizzato: la moglie Anna a casa e la fidanzata Patricia (pure francese) lì vicino, che si frequentano. Non sempre bene ma lui si arrangia; è di straculto la ripresa del suo compleanno nel documentario Il funambolo, trasmesso [...] su Raitre: moglie e amante si guardano con astio comparando i regali, una tazza artistica e una telecamerina; lui salta sul tavolo e per sciogliere la tensione urla ”e ora facciamo tutti insieme Su di noi”, e si canta. La scena da commedia arcitaliana avveniva a Ponticino (Arezzo), il paese di Pupo. Per giorni i fans che l’avevano vista (quelli del distacco ironico) ne hanno discusso come di un nuovo/vecchissimo segnale di come cambia il costume nazionale. Poi boh, era pur sempre Pupo, quello della ”scusa dei blue jeans che fanno male” [...]» (Maria Laura Rodotà, ”Corriere della Sera” 11/8/2005). «Quei versi geometricamente perfetti (Gelato al cioccolato/dolce e un po’ salato (?)/ tu - pausa - gelato al cioccolato) entrati stabilmente nel database della nazione. Quella vita nel segno del piccolo: un discografico, nel 75, decide che Enzo Ghinazzi in arte sarà Pupo, volto da fanciullo e altezza idem. Il luogo di nascita in provincia di Arezzo: Ponticino di Laterina, due diminutivi. Alla fine Ghinazzi Enzo si è adattato [...] Il fatto è che Pupo, da subito, vende dischi come una multinazionale [...] milioni di copie in tutto il mondo. Versioni in tutte le lingue, concerti negli angoli più sperduti, melodiole semplici e faccia che resta da ragazzino, ci prova anche con qualcosa di real-intimistico tipo Firenze Santa Maria Novella (vita notturna allo scalo fiorentino) ma tutti gli chiedono il gelato al cioccolato e l’altro grande classico, Su di noi (nemmeno una nuvola, etc etc). Fama mondiale, ragazzine e mamme in deliquio e soldi, tanti. Grande, altro che piccolo. Ma che fanno i piccoli? Giocano, tanto. Enzo-Pupo sente il richiamo dell’azzardo ai tavoli verdi dei casinò, gira il mondo per cantare e in ogni angolo c’è una casa di perdizione. Funziona per un po’, poi un giorno, senza nemmeno allontanarsi (a Saint Vincent), il Pupo dà fuori di matto, si incaponisce su una botta secca a chemin de fer contro il banco e ci mette su 130 milioni (del 1983). Perde, ovviamente, e tutto prende a girare storto. Prestiti dalle banche, un albergo faraonico in costruzione al suo paese, la liquidità sparita, qui partono le leggende che vogliono il nostro riprovarci dall’altra parte del mondo e perdere, perdere, perdere ancora. Lui [...] parla di un periodo terrificante, con annesse voglie di farla finita, voglie e qualcosa in più. La Punto di seconda mano al posto delle Mercedes, il telefono muto, il buio. [...] La scintilla che scocca, però, è di quelle memorabili, genio puro: investire sulle proprie disgrazie, scrivere la propria storia e poi andarla a raccontare in tv in un real-show che non nasconde nulla - forse - della perdizione. un mezzo trionfo, anche perché non c’è solo il gioco di mezzo. C’è anche la sua curiosa situazione di vita, ovvero quella di avere una moglie (Anna) e un’amante, o una seconda moglie o quello che è, Patricia, anche manager. Situazione conosciuta e accettata da tutte le parti in causa, figli compresi e compresa una figlia che non è né di Anna né di Patricia ma di una fan che una sera dopo un concerto non seppe proprio resistere. Maurizio Costanzo lo vede raccontare in tv e fa - nei limiti del possibile - un salto sulla sedia: ” il sogno di tutti gli italiani” dice, e assolda Pupo come ospite fisso a Buona Domenica, dove il nostro eroe racconta e racconta, e spiega, e fa il talk-show sulle sue situazioni stravaganti. sdoganamento totale, la tv si scatena a cercarlo, diventa l’inviato in Brasile del reality La fattoria, le ospitate non si contano più, finché sbuca in piena estate a condurre Il Malloppo. [...]» (Antonio Dipollina, ”la Repubblica” 17/8/2005). «[...] Si fa forte dell’essere verticalmente svantaggiato, ciò aiuta tutti noi a sentirci meno schiacciati dall’invidia, almeno non ci sovrasta con la sua presenza televisiva. Cosa poi sa fare Pupo? Sicuramente cantare, può non piacere il genere, può far arricciare il naso a quelli che guardano solo Raitre, ma tutti se lo ricordano per il gelato al cioccolato dolce e un po’ salato e non è poco. Per lui ancora furoreggiano ai quattro angoli del mondo, non sembri poco, ma se chiediamo chi sia Bonolis in Australia, Stati Uniti e Canada, o in Russia, Kazakistan, Mongolia e Giappone le possibilità che qualcuno ci risponda con entusiasmo sono sicuramente minime. Da quelle parti Pupo, nel suo piccolo, ha invece lasciato più di una traccia del suo passaggio. Si dirà che ci importa dei Mongoli o dei Giapponesi... Ci importa ci importa, chi conosce la macchina televisiva sa bene che la popolarità ha scaturigini identiche ad ogni latitudine. Passiamo all’uomo Pupo: non a caso egli è eternamente congelato nella fossetta del bamboccio che intenerisce. Non è cosa da poco essere identico a quello che si era trent’anni prima, ma per lui è così. [...] guanciotte piene anche a cinquant’anni quasi suonati, nessun sospetto di trapianto pilifero, forse un po’ di sciampino correttivo lo userà, ma è colpa veniale rispetto all’ebano cassa da morto o al biondo Geppetto che innaffiano le teste di tanti suoi colleghi. Lui poi sorride sempre, è ottimista pietrificato, seppur velato di rimpianto. Sembra quasi che il sogno del normotipo italiano, proposto dalla politica degli ultimi anni, abbia finalmente trovato in Pupo la sua più felice incarnazione. Egli è un po’ pirata e un po’ guascone. Si è giocato un patrimonio al tavolo verde, si è rovinato, ma si è pentito. Del suo pentimento la tv ha fatto catartica ed esemplificativa rappresentazione. Sì, un po’ paraculetto magari lo è stato, ma chi non avrebbe perdonato il Pupo prodigo che, con la lacrimuccia glicerinica, racconta dal confessionale del teatro Parioli come è uscito dal gorgo del vizio. Se ce l’ha fatta Pupo chiunque può redimersi dalle proprie bassezze, una lezione esemplare, Pupo merita la gloria degli altari! No, troppo semplice, in questo diventerebbe odioso per ogni sostenitore della massima virtù laica. Pupo è, allo stesso tempo, anche stato messo all’indice per comportamento eterodosso ai canoni di Madre Chiesa... Che fece mai di male? Egli con quel facciotto tenero da testimonial di pannoloni... Molto fece. Fu, è e sarà bigamo! Noo… Un così tenero fanciullo? Proprio così, anche in questo ci rappresenta. Chi non riesce a fare come lui, di sicuro lo vorrebbe nel più riposto anelito. Pupo è il principe sultano che può tranquillamente dire al mondo di convivere serenamente da lustri con una moglie e un’amante. Entrambe sono soddisfatte, appagate e felici. Chi non vorrebbe essere al suo posto, senza alcun senso di colpa? Lo immaginiamo padre e sposo esemplare con una femmina, drudo e satiro inverecondo con l’altra. Nessuna delle due fa drammi, nessuna gli chiede di scegliere. Un possibile harem con due favorite, oneri e piaceri equamente distribuiti. Questo già basterebbe per concludere che se Pupo nonfosse esistito, mai sarebbe stato possibile aggiustare felicemente il risultato di un’equazione così complessa senza inventarsene uno. Averlo ancora vivo tra le mani è una vera botta di fortuna, sia lieta l’élite di fini intellettuali che dedica il suo tempo alla gratificazione delle famigliole teledipendenti, questi sono, anzi siamo, gente che ha nei pacchi regalo della televisione il proprio orizzonte più estremo. Pupo rappresenta la regola e la sua trasgressione, Pupo è la virtù che si tempra al fuoco dolce della colpa, Pupo è la conferma di ogni luogo comune sulle invereconde compensazioni tra statura e prestanza erotica, Pupo è la sfida vivente al logorio del tempo... [...]» (Gianluca Nicoletti, ”La Stampa” 17/8/2005).