Varie, 10 agosto 2005
Tags : Wenzhou Yang Xiuzhu
YANG XIUZHU Wenzhou (Cina) 1946. Politico • «[...] Una bella carriera alle spalle, tutta costruita nelle stanze del Partito comunista
YANG XIUZHU Wenzhou (Cina) 1946. Politico • «[...] Una bella carriera alle spalle, tutta costruita nelle stanze del Partito comunista. [...] vicesindaco di Wenzhou, sette milioni di abitanti, polo industriale di avanguardia, il teatro negli anni Ottanta della prima sperimentale trasformazione dal modello della pianificazione al modello della libera economia di mercato. Terra del Sudest, in faccia a Taiwan. Gente che ha conosciuto il gusto dell’affare e ne ha imparato le regole del gioco. [...] era un’adolescente irrequieta. Figlia di modesta famiglia, aveva lasciato la scuola a 14 anni e si era votata al pensiero di Mao. Una di quelle militanti ancora bambine con il pugno alzato e la espressione alterata di chi incita la folla. Non avendo altro in cui impegnarsi se non la ”religione” di Stato vi si dedicò con tale partecipazione che la arruolarono in una squadra delle Guardie rosse e la spedirono nella piazze a rieducare professori e intellettuali borghesi. Di tanto in tanto Yang Xiuzhu dava una mano a papà e mamma. Vendeva focaccine calde. Ma quella non era la sua aspirazione. Yang Xiuzhu, che pure appariva una comunista tutta d’un pezzo e dal curriculum ideologico perfetto, aveva per la testa ben altro. E così non le fu tanto difficile, caduta la Banda dei quattro capeggiata dalla tirannica Jiang Qing, riciclarsi di buon grado nelle file dei modernizzatori. Lei si iscrisse alla Federazione delle donne che è una discreta palestra per scalare le vette del potere nella provincia cinese. [...] E Yang, affatto ingenua, cominciò un’altra ”carriera”. Se il capitalismo lo aveva rifiutato come una specie di diavolo tentatore adesso era diventato un paradiso da raggiungere a qualsiasi costo. Anche a costo di scaraventare tovaglia e tovaglioli contro l’ortodosso segretario comunista della sua città. A una cena ufficiale Yang Xiuzhu aveva sfidato i presenti. ”Dobbiamo liberalizzare”, aveva urlato. In qualche modo era riuscita a vincere la sua battaglia. Fu nominata vicedirettore nell’ufficio della pianificazione urbanistica di Wenzhou. Colpo geniale. Passavano da lì le licenze per i progetti dei grattacieli e dei centri commerciali da costruire. E con le briglie dell’economia ormai sciolte ciò significava incamerare potere e bustarelle. I piedi riusciva a tenerli benissimo in due staffe. [...] Da una parte giurava obbedienza alle regole del partito, dall’altra di nascosto gonfiava il conto segreto in banca grazie alle licenze immobiliari. Per vent’anni la favoletta ha raccontato ai cinesi che Yang era il vicesindaco modello di Wenzhou. Così fino al 20 aprile 2003. Giorno della fuga. Yang Xiuzhu pensava di farla franca. Errore grave. I cinesi non si erano mica dimenticati di essere stati presi in giro dalla ”donna di picche” (così la raffigurano oggi i siti Internet). [...] l’ex Guardia rossa ha preso l’aereo da New York per una vacanza in Olanda. Scesa ad Amsterdam l’Interpol, alla quale si erano rivolte le autorità di Pechino, l’ha fermata e arrestata. La Cina ha chiesto l’estradizione ma l’Olanda non ci sente. Si capisce. Yang Xiuzhu è candidata alla pena di morte. Numero uno nella lista dei ”latitanti pericolosi”. [...]» (Fabio Cavalera, ”Corriere della Sera” 10/8/2005).