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 2005  agosto 11 Giovedì calendario

Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 La prima notte dello studio 54. David Noh era un diciottenne che studiava recitazione alla Stella Adler School quando il leggendario nightclub di New York spalancò le sue porte il 26 aprile 1977

Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 La prima notte dello studio 54. David Noh era un diciottenne che studiava recitazione alla Stella Adler School quando il leggendario nightclub di New York spalancò le sue porte il 26 aprile 1977. Un giorno andai a scuola e trovai un annuncio con su scritto: ”Attori/modelli cercasi per l’apertura di una nuova discoteca”. Superai la selezione e la sera dell’inaugurazione io e gli altri arrivammo verso le 5, ci diedero delle uniformi, un paio di shorts stretti da palestra, una canottiera e un berretto tondo. Mi passarono un’inutile paletta per la spazzatura, una spazzola e dissero: ”Ritira i bicchieri sporchi in galleria”. Quella era una posizione molto vantaggiosa. Aprirono le porte alle 9 circa, ed era come alla scuola di ballo: nessuno voleva essere il primo sulla pista. Quindi il dj mise su Got to Give it up di Marvin Gaye e Margaux Hemingway si alzò, strepitosa nel suo abito Giorgio di Sant’Angelo. Sentii dire che c’erano code tutto intorno all’edificio. Agli ingressi respinsero Warren Beatty e Frank Sinastra. Guardai giù verso il dancefloor e c’erano Grace Jones da un lato, Cher e la sua corte da un altro, mentre lo stilista Halston e Andy Warhol si davano anche loro da fare. La gente era così ”aperta”: seduta sulle panche sniffava cosa, fumava polvere d’angelo. I ricchi e famosi si sentivano a proprio agio così. Fu quello che in seguito si sentì dire, persino di più. Ogni volta che vedo un film sul 54, penso: ”Non avete nemmeno cominciato a grattare la superficie”.