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 2005  agosto 11 Giovedì calendario

Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 La caduta del muro di Berlino. Romano Tomassini, lussemburghese di nascita ma italiano d’origine, è violino dei Berliner Philharmoniker dal marzo 1989

Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 La caduta del muro di Berlino. Romano Tomassini, lussemburghese di nascita ma italiano d’origine, è violino dei Berliner Philharmoniker dal marzo 1989. Il 9 novembre 1989, giorno della caduta del muro, era appena rientrato a Berlino da un viaggio in Italia. Arrivai in città che era già sera e non riuscivo a capire che cosa fosse successo. Vedevo per le strade uno strano movimento, ma per me era inconcepibile che il muro potesse franare così, improvvisamente e quasi senza far rumore. Mi affrettai verso casa, accesi il televisore e solo allora compresi. La calca nelle strade del centro era impressionante, le guardie di confine avevano aperto i punti di accesso per Berlino Ovest e permettevano alla gente di entrare: migliaia di ragazzi e ragazze dell’Est abbracciavano i coetanei del blocco occidentale, in una festa che durò tutta la notte. Berlino era una città libera. La mattina per le strade dovevano esserci 2-3 milioni di persone. Tutta la zona centrale di Berlino era diventata una enorme isola perdonale, camminare era quasi impossibile, il traffico era paralizzato. Qua e là qualche vecchia Trabant traballante oltrepassava i check-point. Cominciarono molto presto a formarsi delle code interminabili davanti a tutti gli sportelli delle banche perché il governo aveva deciso di distribuire 100 marchi a ogni cittadino dell’Est come forma di benvenuto. L’euforia era alle stelle. Ma l’emozione più forte la caduta del muro me la regalò qualche giorno dopo. Il 12 novembre 1989 la Berliner Philharmoniker diretta da Daniel Barenboim eseguì un concerto gratuito su musiche di Beethoven per i visitatori arrivati da Berlino Est: il ”concerto del muro”, a pochi passi dalle macerie di quello che per trent’anni era stato il simbolo di divisione tra i berlinesi. Quel giorno la gente tornò ad abbracciarsi in un auditorium gremito fino all’inverosimile. Ero coi Berliner soltanto da pochi mesi e quella è stata l’esperienza più toccante della mia carriera. Francesco Esposito