Vanity Fair, 11/8/2005, 11 agosto 2005
Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 Alì contro Foreman. Don Attyeo, scrittore e giornalista di origini australiane, andò a Kinshasa, nello Zaire, per raccontare l’incontro di pugilato più famoso di sempre, quello nel quale Muhamad Alì si riprese da George Foreman la corona dei pesi massimi, il 30 ottobre 1974
Io c’ero, Vanity Fair, 11/08/2005 Alì contro Foreman. Don Attyeo, scrittore e giornalista di origini australiane, andò a Kinshasa, nello Zaire, per raccontare l’incontro di pugilato più famoso di sempre, quello nel quale Muhamad Alì si riprese da George Foreman la corona dei pesi massimi, il 30 ottobre 1974. Ero di fianco al ring, un passo dietro in prima fila. Pensai che questo sarebbe stato il canto del cigno di Alì, ed ero a Kinshasa per trovare qualcosa da riportare in un libro su di lui, in un’ottica non-sportiva. Alì era già un’icona per la sua presa di posizione contro la guerra in Vietnam, quindi ero lì a vedere un eroe della controcultura. Non ero mai stato prima a un grande match come questo, e ne fui travolto. Quella notte era pieno di gente del luogo che faceva un ”muro di rumore” per Alì. Lo Zaire era un posto incredibile. La gente aveva una insana devozione per Alì, gonfiata dall’eccitazione anti-coloniale. Il match fu magnetico – due che si prendono a cazzotti, un diluvio di sangue, muco e sudore. Quando Alì vinse, il pubblico fece irruzione sul ring. Fu l’unica volta che provai terrore durante quella notte. Mi rifugiai sotto i sedili, per non farmi pestare. Ma il Rumble in the Jungle fu più di un semplice incontro di boxe, per quanto elettrizzante. Durante la preparazione, Foreman si fece un taglio all’occhio, e l’incontro fu rimandato per sei settimane. Così, in totale, restai nello Zaire per circa tre mesi. Tutti fecero le valigie e se ne andarono, per tornare dopo, ma io non potevo permettermelo. Era una noia mortale, Kinshasa un posto tremendo. Dicevano che dovesse essere una celebrazione afro-americana, l’America Nera che torna alle sue radici, ma nessun personaggio famoso si fece vedere in giro come si supponeva. Avevo la sensazione che i pugili e la stampa fossero come alla deriva. Ero lì, abbandonato con Alì, e siccome a quei tempi non c’erano assistenti personali delle celebrità, alla fine ci bazzicammo per giorni e giorni. Alì era l’uomo più grande che avessi mai incontrato. Fede della boxe una piattaforma per cambiare il mondo. Era un leader, lo capivi quando vedevi gli zairiani, e loro non avrebbero potuto avere un modello di comportamento più distinto. Stare intorno ad Alì, guardarlo precipitarsi fuori dall’auto nei mercati rionali, era umanità al lavoro, e questo cambia la vita. C’era la sensazione che se Alì, un pugile, poteva ottenere tutto questo, che cosa allora potevamo fare noi? Che avesse vinto o perso l’incontro, sapevo che quello era un grande uomo.