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 2005  agosto 09 Martedì calendario

Jennings Peter

• Nato a Toronto (Canada) il 29 luglio 1938, morto a New York (Stati Uniti) il 7 agosto 2005. Giornalista. «L’ultimo superstite di una costellazione di uomini, e di poche donne, che per una generazione avevano raccontato e riassunto ex cathedra il mondo al pubblico americano, dai telegiornali della sera, rimboccando le coperte dell’informazione a 60 milioni di ascoltatori. Era l’anchorman, il conduttore-direttore del tg della rete Abc, un canadese rassicurante, educato, carino che era sopravvissuto al tramonto delle grandi stelle del giornalismo tv, Cronkite, Brinkley, Rather, Brokaw, Koppel, Barbara Walters, tutte in pensione o sul viale del tramonto. Grandi, ingombranti, obsoleti come magnifici dinosauri. Jennings non avrebbe voluto affatto ritirarsi, ma ci ha pensato la chemioterapia a spegnere il televisore per lui. Se la sua popolarità nel mondo oltre gli Usa non era mai stata pontificale come quella di Walter Cronkite, il papa dell’informazione tv, o di Rather, il texano scontroso odiato dalla destra che lui aveva osato sfidare attaccando Richard Nixon e ”W” Bush, questo ”canadese tranquillo” incarnazione dell’uomo che le mamme sognavano come marito per le figlie e come amante per loro stesse, come scrisse il critico televisivo del ”Washington Post”, Tom Shales, era rimasto solo a presidiare il pulpito di una religione calante. Il culto del telegiornale della sera, il notiziario generalista di 30 minuti, aveva cominciato a frantumarsi con l’avvento dei canali satellitari di informazione a ciclo continuo, prima la Cnn poi via via fino alla Fox News Network di Murdoch, con il suo giornalismo sfacciatamente e vivacemente partigiano. La ”audience” dei Tg delle tre reti nazionali, Abc, Cbs, Nbc si era dimezzata negli anni ’90. [...] Dagli anni nei quali Ed Murrow inventò il giornalismo dello ”star system” trasmettendo da un rifugio antiaereo di Londra la diretta radio dei bombardamenti nazisti, per oltre una generazione i telegiornali erano identificati con chi li ancorava dalla scrivania dello studio. Prima Walter Cronkite per la Cbs, l’uomo che pianse leggendo il flash d’agenzia sulla morte di John Kennedy, poi il suo successore Dan Rather, caduto [...] nella trappola di un falso documento contro Bush, e i loro concorrenti, Brinkley e Brokaw per la Nbc, avevano di fatto controllato e regolato ciò che gli americani ogni sera dovevano sapere del mondo e della loro nazione. ”And that’s the way it is” chiudeva ogni sera Cronkite, ”e le cose stanno così”. Era l’equivalente profano dell’’ite misse est”. Una tv paternalistica, rassicurante, fideistica. Jennings era rimasto solo a credere ancora che il tg delle 18 e 30, l’ultimo tg nazionale della sera per una nazione che va a cena presto, dovesse restare fedele alle ”hard news”, alla notizie vere, limitando al minimo la faziosità, l’aria fritta, il grand guignol dell’’orrendo delitto” e le ”soft news”. La sua storia di emigrato canadese, che soltanto [...] dopo l’11 settembre, si era deciso ad assumere la cittadinanza americana, il suo curriculum di autodidatta che non aveva terminato neppure il liceo ed era arrivato a guadagnare 10 milioni di dollari l’anno e a essere guardato da 14 milioni di persone, gli aveva insegnato una inconsueta umiltà, per una star. La sua popolarità era tale che spesso, quando scendeva dal pullman attrezzato dalla Abc per lui durante le campagne presidenziali per intervistare forse un futuro presidente, la folla si allontanava dal leader politico per correre ad accalcarsi attorno a lui. Era difficile dargli un colore politico anche se era sottilmente e implicitamente contrario all’invasione dell’Iraq. Il modo garbato di porgere le notizie, triste quando i fatti erano amari, sollevato quando le notizie erano buone, mostravano un rispetto per una professione, e una funzione, che, diceva, ”aveva dovuto imparare con le scarpe, non nelle aule”, viaggiando da Roma, dove era stato corrispondente, al Medio Oriente, all’Asia, alla Russia. Annunciò lui stesso che gli era stato diagnosticato un cancro al polmone, con una voce sbriciolata forse dalla commozione, forse dal male [...] Promise che sarebbe tornato in video. stata la prima bugia pubblica. In video non è più tornato, da quel giorno. [...]» (Vittorio Zucconi, ”la Repubblica” 9/8/2005).