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 2005  agosto 06 Sabato calendario

Rosati Maria

• Cristina Alvito (Frosinone) 1952. Moglie dell’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Protagonista nel 2005 dello scandalo Banca Popolare, con la pubblicazione di intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva un suo forte e inopportuno coinvolgimento nella scalata ad Antonveneta • «[...] si fidanzò con Tonino, il funzionario rampante, il bancario che studiava da banchiere [...] Era bella ed elegante, dicono, d’una eleganza naturale, quando si faceva corteggiare da quel giovane compaesano che era diventato allievo addirittura di un premio Nobel come Franco Modigliani. Piacevano a tutti, ai genitori e agli altri parenti, ai compagni di scuola che erano diventati contadini o muratori. [...]» (Fabrizio Roncone, ”Corriere della Sera” 28/7/2005) • «[...] qui non è questione di gossip. genius loci. Maria Cristina Fazio è moglie-mamma d´Italia, è un’idea di paese modellato sul sospetto che il matriarcato non si sia fermato a Racalmuto, alla sciasciana Sicilia. L’egiziana Iside, dea plurimammia della fertilità, ha forse influenzato la religiosità cristiana e il culto mariano; ma di sicuro in Italia vanta molta bibliografia la teologia mammellare. E ci sono tracce di Maria Cristina Fazio in tutte le mogli dei politici italiani, da donna Rachele Mussolini a donna Vittoria Leone, dalla De Mita alla sora Rutelli, mogli parlanti e mogli silenti, Flavia e Veronica, Linda e Anna, sino a donna Franca, mogli che raccomandano e mogli raccomandate, mogli che fingono d’essere mogli, mogli-arredo, first ladies e last ladies … [...] governatora del governatore, è un frattale della storia d’Italia, un simbolo reiterato che si trova in tutti i luoghi spaziali e temporali del paese. [...]» (Francesco Merlo, ”la Repubblica” 31/7/2005) • «[...] Nel giorno della bufera, mentre le intercettazioni danno di lei l’immagine inedita di chi sta ben addentro alle cose bancarie e tratta con una certa disinvoltura di Opa, autorizzazioni, telefonini da comprare, Maria Cristina Fazio, la ”governatora”, risponde alle polemiche con una preghiera di Madre Teresa di Calcutta a cui tiene particolarmente. ”Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fai il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici: non importa, realizzali. Il bene che fai verrà domani dimenticato: non importa, fai il bene... ”. La signora racconta di leggerla sempre nei momenti di difficoltà. Ancora di più [...] di fronte ai brogliacci dei magistrati che la scoprono al centro di un sordo scontro di potere. E allora per forza di cose colpisce la vertigine tra quelle frasi intercettate e l’apparenza che per anni Maria Cristina ha dato di sé: casa e chiesa, presenza discreta e puramente protocollare, beneficenza, massima dedizione ai figli e al marito. Quasi non si conosceva, la signora Rosati Fazio, e quel poco che si sapeva di lei era ben compreso in una cornice di serena normalità. Fisico minuto, occhi vispi, sorriso tenute. O sancta simplicitas. [...] invece, viene fuori come una sorta di Lady Macbeth, un archetipo femminile che manovra da dietro le quinte col banchiere Fiorani, per amore del marito e forse del suo potere: ”Non ho sbagliato mai e lo sai bene... non si buttano dalla finestra quarant´anni di vita, una reputazione...”. ”L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii franco e onesto”, recita la preghiera scelta dalla signora e fatta pervenire come testimonianza davanti all’improvviso disvelamento della sua persona. Ma l’altra faccia della medaglia, così come emerge dalle telefonate, è quella di una donna svelta, capace, in qualche maniera una stratega del risiko bancario, che mette a nudo la posta della partita in un miscuglio di pubblico e privato, in un intreccio di comando e familismo. Rimedio estremo: ”Gianpi”, dice a Fiorani - ”sei in una botte di ferro. Stai tran-qui-llo”. Si scopre una personalità tanto più forte quanto più occulta: ”In questo momento, meno si parla con i telefoni, meglio è. Compramoci due, tre... acquistiano una decina di numeri, qual è il problema?”. Il problema è che si può essere tutte queste cose - madre, moglie, condottiera, consolatrice - e non immaginare che c’è qualcuno che ascolta. una vecchia storia. Dice Lady Macbeth al marito: ”Rasserena lo sguardo, il resto lascialo a me”. Maria Cristina e il suo doppio. Ieri dal Papa, in abito nero, in ginocchio, il bacio della mano. La cura dei ragazzi difficili del Centro Borsellino. Gli impegni di carità. Oggi il pilotaggio di Fiorani e i consigli risolutivi nella partita con la Consob. Governatora o governatrice. [...] una laurea in filosofia, mai un commento pepato in dodici anni. O meglio: nel febbraio 2001 venne fuori che era stata lei a consigliare al marito la sede di Trieste per un vertice di cambisti: ” vero, è una città così bella, sono stata qui trent’anni fa”. Oppure, qualche mese dopo, di fronte a Fazio che lamentava il gran lavoro settimanale nonostante il trasferimento alla Bce di tanti poteri, disse: ”Magari lavorasse solo 55 ore a settimana”. Per dire il tipo, a chi sui giornali una volta l’aveva presentata come la compagna del governatore fece sapere con garbo che no, lei era ”la moglie”. E aggiunse: ”Mi vuole togliere anche questo?”. Inoltre, è stata segnalata: ai funerali di Alvaro Romiti, fratello di Cesare. Al pranzo con Tremonti a Sondrio all’indomani dello show televisivo sul famoso ”buco” nei conti pubblici. A Torgiano, accompagnando il figlio Giovanni, quello che fa la Mille miglia d’epoca con Chicco Gnutti, all’incontro ”Nemetria-giovani” per il ”primato dell’uomo spirituale su quello materiale”. A casa del senatore Ivo Tarolli, in Trentino. In posa con l’intera famiglia in occasione delle sue nozze d’argento, ad Alvito... E se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, è anche vero che questa grandezza si misura tenendolo lontano dal potere. Invece adesso, da quei mozziconi d’intercettazioni sembrerebbe che è Maria Cristina a fissare gli appuntamenti tra Fiorani e il marito, è lei che glielo passa al telefonino. Dai tabulati, la signora appare partecipe degli aspetti più prosaici, più tecnici, più delicati del potere. Le dice Fiorani: ”Domani ti porterò il primo documento di versamento che t’ho fatto su quel c/c di conto terzi”... Ma Maria Cristina scherza anche: ”O che, non mi vuoi più bene? sono gelosa, gelosa”. Gioca: si fa chiamare ”tesoro”. E ancora si legge sulla preghiera di Madre Teresa, scritta sul muro a Shishu Bhavan, la casa dei bambini di Calcutta: ”Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo: non importa, costruisci”. Chiusa nella sua abitazione romana, la signora va avanti nella lettura. ”Dà al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci: non importa, dai il meglio di te”» (Elena Polidori, ”la Repubblica” 6/8/2005) • «[...] Più affettuosi di Vianello e Mondaini, molto meno cattivi di Pierr Di Maria e Duilio Poggiolini di tangentopolesca e farmaceutica memoria, meno rigorosi di Carlo e Franca Ciampi, il governatore di Bankitalia e sua moglie sarebbero una coppia di culto estiva se solo le loro conversazioni non danneggiassero tanto l’economia italiana. Meglio: la figura di culto sarebbe lei; è lei il personaggio che si ricorderà dell’agosto 2005. In quanto moglie con deleghe per intervenire sul sistema bancario, non si sa se è stata lei a chiederle o se il governatore ha trovato naturale coinvolgerla. Perché nei suoi comportamenti – al netto di qualche dubbio etico – si ritrovano echi di mamme-nonne-zie-signore di conoscenza, di donne all’antica che per la famiglia farebbero tutto, e per farlo si adeguano ai tempi. In più, se si cerca di capire come mai Cristina Rosati Fazio si sia trovata, anzi messa, al centro di uno scandalo finanziario, se si chiede lumi a chi la conosce, si sente gente ancora sorpresa a giorni dalle prime intercettazioni pubblicate, dalle sue telefonate con il banchiere Gianpiero Fiorani, e altre. Nessuno la descrive come un’intrigante, anzi. La definiscono ”semplice, troppo semplice”. Gianpiero Fiorani: ”A questo punto, Cristina, comunque pazienza, dai”. Maria Cristina Rosati: ”No, no, no, no, non ti voglio sentì parlare così… non stare arrabbiato… Io che fai, mi butto dal balcone domani?”. La semplice signora Fazio ha vissuto fino a circa trent’anni ad Alvito (Frosinone); suo padre aveva una falegnameria. Ragazza perbene molto cattolica (’quasi fanatica”, racconta un’altra signora dei giri bancari), trovò marito tardi ma era il miglior partito del paese, un funzionario timido sui quaranta che stava facendo carriera ma ad Alvito tornava sempre. Anche per sposarsi, o forse, dicono, per farsi convincere al matrimonio; con combini, visite, innamoramento e nozze. Seguirono cinque figli, uno dopo l’altro. Quattro femmine e un maschio: la più grande, Maria Teresa, è finita anche lei sui giornali per aver scritto un articolo sulla rivista della Banca popolare di Lodi. Il ragazzo, Giovanni, ha partecipato alle Mille Miglia insieme al finanziere bresciano Emilio Gnutti detto Chicco, altro attore nel pasticcio Bpl-Antonveneta. Tutti recenti amici di famiglia: frequentati, si racconta, con l’entusiasmo di una brava coppia di provincia alle prese coi Vip. ”L’ho sempre vista dimessa, almeno fino a qualche anno fa”, racconta una conoscente. ”Parlava sempre dei figli, era sempre in ansia. Lo vedevi quanto era protettiva, con loro e col marito”. L’istinto di protezione, con gli anni, si è evoluto. La signora Cristina – raccontano – era sempre più coinvolta nella carriera del marito; e come con i figli, sempre più protettiva e ansiosa. Raccontano ancora che negli ultimi anni si lasciava scappare battute contro i nemici del marito; che le piaceva sentirsi la first lady della Banca d’Italia; e che aveva preso a curarsi di più. Sciarpe decorative per ogni stagione (raso, chiffon, velluto devoré a pallini), scarpe vezzose, occhiali fumé. Il marito – raccontano – la guarda con affetto, cerca la sua compagnia, è devoto. Anni fa un gentiluomo romano senza vergogna, seduto al suo tavolo a una cena, gli chiese come se l’era cavata col calo della libido post-nascita dei figli. Lui rispose dolcemente che ”ogni volta è stato più bello ritrovarsi”. Il gentiluomo incassò l’uno a zero: forse Fazio, dopo anni di messe domenicali a Santa Chiara a Vigna Clara, quartiere romano che ha ispirato i fratelli Vanzina, è diventato svelto negli scambi col similgenerone. Anche se vive un po’ più su, sulla Camilluccia (dove stava e fu rapito Aldo Moro, dove stanno e stanno più attenti Gianni e Maddalena Letta), in un comprensorio di case a schiera. In una casa modesta – raccontano – e quasi di paese, genere credenze-controbuffet scuro-centrini e pochi fronzoli. La vera casa però è ad Alvito, un po’ fuori. Fino alla nomina di Fazio a governatore, la famiglia andava tutti i weekend. [...] lì che nel 2003 hanno festeggiato le nozze d’argento: messa e poi colazione a casa per 70 ospiti. Tra vecchi amici e amici importanti, come il cardinale Giovanni Battista Re, il presidente di Capitalia Cesare Geronzi, e il solito Fiorani. Rosati: ”Guarda, qui non è solo, guarda è la reputazione di mio marito, di 40 anni di vita”. Fiorani: ”Ma lo fanno fuori, Cristina, lo fanno, c’è qualcuno che vuole farlo fuori, Cristina”. Rosati: ”Ma lo so […] Stai tranquillo, stavolta guardo io, e tu lo sai, figurati, ho provato.... lo sai, mi sono mossa tempestivamente”. Anche Geronzi è intimo della coppia. E sua moglie Giuliana è molto amica di Cristina Rosati. I quattro sono stati insieme in pellegrinaggio, a Lourdes e a Santiago de Compostela. La signora Geronzi – raccontano – ha fatto un po’ da guida alla signora Fazio nei giri dei potenti e dei mondani. E le nuove frequentazioni della moglie e mamma di Alvito – ipotizzano – potrebbero averla resa più disinvolta nei contatti e nelle trattative. Anche se, insiste una che in fondo la difende, ”nelle intercettazioni lei più che di affari parla di sentimenti”. [...] Fiorani [...] viene fuori da telefonate e pettegolezzi come un Bel-ami delle relazioni bancarie: meno cruento del personaggio di Maupassant, che seduceva la moglie del potente Walter e poi ne sposava la figlia; però buon amico di Maria Teresa Fazio e a suo agio con la mamma, che a un certo punto chiama ”tesoro”. Lei gli parla toni da signora ciociara con un nipote preferito, e ci sono scambi poetici. Dal brogliaccio degli inquirenti: ”Fiorani le dice di essere il loro aquilone di volare alto… Fiorani dice che loro possono tirare le fila, ma l’aquilone che deve volare lontano è lei”. Fiorani: ”Domani ti porterò il.. primo documento di versamento che t’ho fatto da… mmh da noi, e poi anche da altri che saranno fatti, su quel conto corrente per conto terzi, ricordi...”. Rosati: ”Eh, poi questo ne parliamo perché… coso sì, va benissimo”. Fino a questo punto tutto risultava, a chi conosce la signora Fazio. Il versamento no. Opinione poi confermata dall’inchiesta: ”Deve per forza essere qualcosa di beneficenza, lei ne ha tantissime, convince gli amici a fare donazioni, a devolvere cachet per discorsi pubblici, cose così”. O ”coso sì”. ”Coso” è un classico sostantivo ciociaro con infiniti significati. [...]» (Maria laura Rodotà, ”Corriere della Sera” 6/8/2005).