6 agosto 2005
Tags : Giuseppe. Lo Porto
LoPorto Giuseppe
• Nato a Tripoli (Libia) nel 1933. «[...] un giudice americano dell’Alabama, il 13 aprile del ’98, aveva emesso contro di lui un mandato di cattura per abusi sessuali, sodomia e violenza carnale nei confronti di una minorenne, una delle tre figlie della moglie americana che lui aveva adottato al momento del matrimonio. Lo aveva scritto anche in un libro. Contro di lui ci sono 26 capi d’accusa per violenze sessuali dal ’90 al ’96. Lo Porto rischia di essere condannato all’ergastolo. Viveva a Cortina da qualche anno. Nella perla delle Dolomiti lo conoscono tutti. Anni fa aveva pubblicato il libro dal titolo premonitore: L’altra faccia dell’America. Un volume in cui si parla anche delle accuse che gli vengono mosse in Alabama, stato in cui si era trasferito nel 1985. Lo Porto era diventato cittadino Usa nel 1990, con il matrimonio. A tradirlo è stato proprio il tentativo di riacquistare la cittadinanza italiana. Dai controlli è emerso che l’anziano era ricercato dall’aprile 1998, pochi mesi dopo il suo rientro nel paese dei genitori. Dapprima si era stabilito a Lecce, poi a Cortina. [...] La sua vita è degna di un film. Da Tripoli dove è nato e poi vissuto da ragazzo fino all’impiego come addetto al controllo dei fondi stanziati dagli Stati Uniti per la ricostruzione della Libia, a Roma dove è stato impiegato negli uffici acquisti di una società italiana che costruiva ricetrasmittenti per l’esercito italiano su licenza americana. Nel ’85 poi il trasferimento in Alabama dove continua la sua attività di import-export. Ed è qui, proprio in America, dove vive per tredici anni, che si trova ad affrontare ”una difficile esperienza personale”, come scrive nel suo libro. Agli amici di Cortina racconta spesso quelle vicissitudini che lo hanno portato a conoscere il carcere. Ma si dichiara innocente. Avrebbe, secondo la moglie, violentato più volte e con sadismo, una delle tre figlie di lei. Lo scrive anche nel libro, sottolineando in particolar modo le umiliazioni subite con manette ai polsi e catene ai piedi, lui incensurato, mai una multa. Sono comunque le dichiarazioni della bambina a convincere la polizia ad arrestarlo. ”A due anni di distanza dai fatti di cui ero accusato”, precisa nel libro. [...] Leggendo il libro, in molti avevano pensato che fosse innocente. Ma adesso, con le manette, molti sono rosi dai dubbi. Pensionato, di mentalità aperta, grazie anche alla sua conoscenza dell’inglese e di Internet, Lo Porto aveva ultimamente iniziato delle collaborazioni sul territorio per portare turisti sulle Dolomiti. ”Dato che più invecchio, meno desidero scendere a compromessi e così ho voluto far sentire anche la mia voce”, così aveva spiegato la sua scelta di scrivere il libro. Il volume è stato presentato in varie occasioni a Cortina, durante gli ”Incontri letterari” [...]» (Ubaldo Cordellini, ”La Stampa” 6/8/2005).