Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 01 Lunedì calendario

Quel Grande Orecchio ossessione della politica, La Repubblica, 01/08/2005 "Tanto siamo tutti spiati da Amanda"

Quel Grande Orecchio ossessione della politica, La Repubblica, 01/08/2005 "Tanto siamo tutti spiati da Amanda". Così il senatore Luigi Grillo ha commentato l´ultima ondata di intercettazioni eccellenti finite sui giornali in seguito all´inchiesta Antonveneta: dando corso così a un antico ma sempre vivo cruccio della classe politica italiana, quello sull´esistenza di una struttura occulta o palese in grado di origliare quasi liberamente le chiacchiere più o meno importanti del paese. E´ una convinzione condivisa da maggioranza e opposizione, e ancora più radicata negli ambienti extraparlamentari di ogni epoca, in cui non c´era militante - per quanto di scarso rilievo - che non covasse la certezza di avere un suo brigadiere dedicato a ascoltarlo di nascosto. I responsabili di questa struttura di intercettazione occulta sono stati nel corso degli anni indicati in modo disparato: i carabinieri, i servizi segreti deviati o non deviati, le strutture investigative private. Ora la dichiarazione del senatore Grillo punta il dito esplicitamente in una nuova direzione: Amanda, secondo una serie di notizie circolate nei mesi scorsi, sarebbe infatti una struttura di Telecom Italia destinata a centralizzare l´ascolto delle conversazioni degli italiani nelle diverse forme in cui esse avvengono, dalla voce al telefono al cellulare al computer, un Grande Orecchio dalle potenzialità infinite. Amanda, in realtà, non esiste. Un progetto in questo senso - ma con caratteristiche piuttosto differenti - si è arenato per motivi politici, legali ed economici prima ancora di passare alla fase operativa. Questo però non significa che quella sulle intercettazioni occulte sia soltanto una leggenda metropolitana. Tecniche per intercettare abusivamente sono facilmente disponibili, ed è difficile immaginare che nessuno se ne serva. Sono tecniche a volte rudimentali, a volte costose, ma hanno un dato in comune: non lasciano traccia. Il progetto di Amanda - che in realtà non doveva chiamarsi affatto Amanda, ma più probabilmente Enigma - è stato sottoposto dalla struttura commerciale di Telecom al sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, di An. Anche se questi ha successivamente negato di conoscere l´esistenza del progetto, la discussione tra Valentino e Telecom è proseguito a lungo. La sostanza del progetto Enigma consisteva nella creazione di una rete unica nazionale a disposizione dell´autorità giudiziaria (simile alla Rapu, la rete unica della pubblica amministrazione) che convogliasse su linee apposite, criptate e digitalizzate, l´intero flusso di intercettazioni oggi realizzate nel caos più totale dalle singole Procure della Repubblica con una spesa quantificata dal ministero in oltre 300 milioni di euro all´anno (che fa dell´Italia il paese più intercettato d´Europa). Anche se tecnicamente ed economicamente conveniente, Enigma avrebbe portato una posizione di oggettivo potere a chi ne detenesse le chiavi. E questo - nonostante Marco Tronchetti Provera abbia scritto a diversi ministeri, invitando la pubblica amministrazione a prendersi direttamente in carico il controllo delle intercettazioni - è stato probabilmente una delle cause dell´arenamento del progetto. Tutto, dunque, va avanti come prima, tra luci ed ombre. La realtà odierna è che tutto è legalmente intercettabile, a condizione che vi sia una richiesta della Procura della Repubblica autorizzata da un giudice preliminare. Il codice penale stabilisce con precisione i reati per cui è possibile ottenere le intercettazioni e le regole sulla loro utilizzabilità, oltre alle garanzie per i parlamentari. La tecnica, dal canto suo, consente agevolmente di intercettare quasi tutte le forme di comunicazione: le uniche vere difficoltà oggi riguardano le comunicazioni a voce via Internet, il cosiddetto voip, che viaggiano utilizzando algoritmi di criptazione abbastanza difficili da aggirare. Tutto il traffico intercettato dalla polizia giudiziaria su ordine della magistratura va annotato, e negli ultimi decenni non esistono casi documentati di abusi in questo settore. Per eseguire gli ordini della magistratura i gestori telefonici hanno costituito degli uffici chiamati Centri di conformità, che devono verificare i requisiti formali delle richieste. Dopodiché scatta l´intercettazione: oltre al vecchio sistema del traslatore piazzato in centrale sulla linea dell´indagato (sistema che ha il difetto di essere visibile da chiunque) si utilizza in genere un hardware della Urmet chiamato Dfd, che consente di azionare a distanza il controllo della linea sia mobile che fissa. Ad eseguire materialmente il lavoro sono per Telecom una struttura chiamata Cnag (Centro nazionale autorità giudiziaria, con sede a Porta Ticinese a Milano) e per gli operatori di telefonia mobile quattro centri territoriali da cui dipendono le venti Mcs, le centrali in cui è diviso il territorio nazionale e da cui dipendono a loro volta le Bts, le stazioni radio che gestiscono il traffico. Si tratta come si vede di una struttura complessa, potenzialmente a rischio di infiltrazioni e abusi. Per evitarle, i gestori hanno affidato le strutture agli uffici che si occupano della sicurezza aziendale, applicando software e procedure codificate sulla cui perforabilità non esistono però analisi indipendenti. Tutt´altro discorso va fatto per le intercettazioni illegali, da chiunque eseguite (e ovviamente non utilizzabili nei processi). Le più banali da realizzare sono ovviamente quelle ambientali: una microspia collegata ad una radio o a una scheda sim attivabile a distanza costa poche centinaia di euro. Poco più difficile è intercettare abusivamente una linea telefonica fissa: è sufficiente conoscere il numero che nella "scatola" (in genere collocata nelle cantine condominiali) corrisponde all´utenza e applicare l´equivalente di un traslatore. L´obiettivo più ghiotto sono però le utenze mobili e per queste (tramontata l´allegra era dei telefonini Tacs, che si potevano agganciare con un banale scanner) gli abusi sono rimasti a lungo tecnicamente difficili. Ma recentemente è entrata in commercio una attrezzatura rivoluzionaria: una stazione radio ambulante delle dimensioni di uno zaino che, una volta agganciata la cella in cui si trova il telefono da ascoltare, consente di interporsi con un segnale più forte tra il telefono e la Bts, "convincendo" il telefono a registrarsi su di essa con il proprio numero e codice Imei e azzerando la cifratura. E un apparecchio dal costo intorno ai seicentomila euro, già sperimentato - secondo alcune indiscrezioni - da una forza di polizia italiana. Ci sono poi le intercettazioni abusive dei poveri: quelle che permettono di conoscere non il contenuto delle conversazioni ma il tabulato con l´elenco dei contatti avvenuti. Esiste un florido mercato parallelo dei tabulati, acquistabili a prezzo ragionevole da qualunque dipendente infedele di un negozio di telefonini. Ma anche questo in teoria sarebbe un dato segreto: come ha scoperto la commessa Tim che si è trovata sotto inchiesta per essersi fatta convincere dai begli occhi di un calciatore a regalargli l´elenco degli sms inviati dalla sua famosa fidanzata. LUCA FAZZO