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 2005  luglio 28 Giovedì calendario

Il libro nascosto nel Web che diffonde il terrore, Il Sole 24 ore, 28/07/2005 La telecamera inquadra un uomo in piedi vestito di nero

Il libro nascosto nel Web che diffonde il terrore, Il Sole 24 ore, 28/07/2005 La telecamera inquadra un uomo in piedi vestito di nero. Nera anche la sciarpa che avvolge il volto e lascia filtrare solo gli occhi. Dietro a lui una bandiera, nera. La scritta in arabo recita: non c’è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta. Nella stanza dalle pareti spoglie la telecamera scende e inquadra otto uomini, vestiti allo stesso modo. Ascoltano attentamente le istruzioni del loro capo. Lui, in piedi, punta una bacchetta su una mappa disegnata a mano. Mostra gli obiettivi da colpire e la strada da seguire. arrivato il momento. I due "martiri" si alzano, abbracciano uno per uno i compagni, baciandoli su entrambe le guance, e salgono sul camion imbottito di esplosivo. Il camion si allontana, diviene sempre più piccolo. La telecamera lo segue fino alla fatale esplosione. Una colonna di fuoco e poi una nuvola nera che si alza verso il cielo. Poco dopo due telecamere piazzate frontalmente e lateralmente sul luogo dell’attacco riprendono da un’altra angolazione l’esplosione. Il video si chiude con una scritta «Non dimenticatevi di noi nelle vostre preghiere» Altro video. La telecamera punta l’obiettivo su di una camionetta ferma su una strada assolata nel deserto. Le macchine le passano accanto. Sopraggiunge un carro armato americano. Il grido "Allahu akbaar" (Dio è grande). Il segnale. Il camion salta in aria, l’esplosione investe il carro armato. E alla fine «Non dimenticatevi di noi nelle vostre preghiere». Sono solo alcuni dei video che documentano le operazioni delle cellule legate al gruppo di Abu Musab al-Zarqawi, il super ricercato giordano proclamato dallo stesso Osama Bin Laden luogotenente di al-Qaida in Irak. Immagini a volte accessibili sui forum islamici, insieme al testo della rivendicazione. Riprese a loro volta dai media con la solita, vaga formula: l’attentato è stato rivendicato su un sito internet. Il video è stato trasmesso sul web. Internet, web, rete: ma quali sono questi siti? E come si muove l’internazionale del terrorismo islamico sulla Rete? In un’inchiesta durata 15 giorni il Sole-24 Ore è riuscito a entrare nelle pagine della "sezione informatica di al-Qaida in Irak". Dietro il nome di "rete della lealtà islamica" non si nasconde uno dei soliti siti, che nascono come funghi per poi sparire nell’arco di pochi giorni. Quella che abbiamo trovato è una vera banca dati del terrore. Il libro segreto. Ecco l’ultima trovata del terrorismo online. Tecnicamente si chiama "programma eseguibile" (exe). In pratica si tratta di un libro elettronico, nascosto tra le pieghe della Rete. Si sospettava da tempo l’uso di tali strumenti, ma individuarlo era il vero problema. Per trovarlo bisogna infatti sapere dov’è o capitarci per caso. A. è un informatico. Giovane ma di lunga esperienza. Conosce tutti i segreti della rete. Partendo da un forum islamico, con molto intuito e una buona dose di fortuna, è riuscito a individuare nel mezzo di un documento una parola chiave in arabo accompagnata da una sigla. Isolata e poi digitata sul motore di ricerca di Google, dava come risultati tre documenti. Le uniche tre pagine web, per ora, che conducono alla porta d’accesso del libro. Tre pagine su oltre tre miliardi in circolazione. Due sono giapponesi. I loro proprietari con ogni probabilità non sospettano nemmeno cosa sia stato inserito nel loro spazio web. Tra le loro foto personali, c’è nascosta la cartella compressa, al cui interno si trova il libro dei terroristi. L’altro sito è un forum islamico dove il libro è presentato come «un nuovo programma per la diffusione delle informazioni. Questa piattaforma è più affidabile e vi permetterà di accedere alle ultime notizie sulla jihad, se Dio vuole». Una volta trovato, il programma può essere scaricato sul proprio computer e fatto partire. Scompare l’indirizzo web e campeggia a tutta pagina un documento con scritte in arabo e la foto di Bin Laden. La sua funzione è semplice: richiamare altre pagine con dentro i contenuti. I documenti sono scritti in linguaggio html, la lingua del web. Anche se in questo caso non si può parlare propriamente di rete. Le pagine, infatti, sono online ma non sono collegate a nessun sito. Sono come delle monadi, indipendenti. Quindi introvabili con i motori di ricerca. Dal punto di vista della rete è come se non esistessero. Secondo A. «ècome se creassero degli appartamenti di cui nessuno conosce l’esistenza. Dentro ci sono le stanze, al cui interno si può "stipare" ciò che si desidera, ma non vi si può entrare. Nessuno conosce l’indirizzo dell’appartamento, tanto meno cosa c’è dentro, la porta è chiusa. Sono solo in due a conoscere l’esatta ubicazione degli archivi: l’autore dei documenti e il libro, una sorta di postino che, se lo conosci, ti recapita gli ultimi aggiornamenti». Ma dove si trovano, fisicamente, queste pagine? Due sono i metodi utilizzati. Il primo è servirsi degli innumerevoli server che offrono in maniera anonima lo spazio in cui inserire il proprio materiale, spesso anche gratis. Ironia della sorte, la maggior parte sono americani. Il secondo metodo è inserire le pagine di nascosto su server poco protetti di aziende o di privati. La ratio alla base è semplice. Analizzando la data di creazione dei documenti, la maggior parte delle rivendicazioni e dei messaggi sono raccolti qui, poi nelle ore o nei giorni successivi prendono il largo nell’oceano di Internet. Alcuni forum islamici, dunque, si servono di questo libro per attingere il materiale. Al loro indirizzo può accedere chiunque. Al libro di al-Qaida, invece, solo una ristretta cerchia di persone. Molti siti dei forum scompaiono o vengono chiusi in breve tempo. Nella sua penultima versione il libro della rete dell’informazione islamica è stato creato probabilmente il 17 giugno. Da allora resiste, ma abbiamo assistito alla sua mutazione già una volta. Il principio è sempre lo stesso: viene creato "un nuovo appartamento ad un nuovo indirizzo". Un nuovo libro che conosce come sono archiviati i documenti al suo interno e successivamente viene comunicato al "vecchio libro". Mai l’indirizzo del nuovo appartamento. Vi è anche un contatore che registra gli accessi. Per ora sono molto limitati, nell’ordine di un migliaio di visite al giorno (una persona solitamente compie più visite, anche sei o sette) Quando il numero degli accessi diventerà sospetto, il libro prenderà un’altra via. I contenuti. Una volta entrati nel libro elettronico, ci si imbatte in un fiume di documenti a cascata. Una sezione raccoglie le rivendicazioni del gruppo di Zarqawi, il "Tanziim al-Qaida fii Bilaad al-raafidayn" (l’organizzazione di al-Qaida nel Paese tra i due fiumi) e delle cellule di Ansar al-Sunna, che solitamente opera nell’Irak settentrionale. Altri zip rimandano a vari forum islamici in modo da rimanere aggiornati. Poi c’è la sezione video. Molti dei quali risalgono ad alcuni anni fa. «un’incredibile serie di banche dati, un archivio», spiega A. Ci sono reparti sulle operazioni in Bosnia, in Daghestan, in Cecenia (vedi box), e naturalmente un fiume di azioni militari in Irak. Video artigianali e video più sofisticati. Le azioni di martirio sono impressionanti, a volte indulgono in particolari crudi. Mediante la stessa logica, tali filmati vengono inseriti all’interno di siti poco protetti di aziende o privati. La pagina di Zarqawi. La pagina è arancione. Dopo la sigla della "lealtàislamica" segue quella dell’Organizzazione dei due fiumi. Poi le rivendicazioni, azione per azione. La data affiancata a quella dell’Egira, il calendario islamico lunare. E la descrizione dettagliata dell’operazione. Per esempio, il giorno 17 luglio il gruppo ha fatto un’irruzione nella sede dove si redige il testo della Nuova Costituzione irachena. La rivendicazione ricostruisce le modalità, le persone giustiziate e la motivazione. La redazione. La rete islamica dell’informazione è tutt’altro che un gruppo di dilettanti. Monitorando quotidianamente le rivendicazioni abbiamo constatato che dietro al libro segreto esiste una corposa redazione. A distanza di poche ore il testo viene integrato anche con 15 pagine, in arabo, con gli ultimi aggiornamenti sugli eventi della giornata. La seconda sezione rimanda ad una serie di forum islamici, estremamente utili per essere informati. Lo stesso Zarqawi in una lettera pubblicata sul libro elettronico elogia personalmente il nuovo sistema e benedice la rete della Lealtà islamica. «A volte sono tagliato fuori da quanto succede per motivo della mia situazione di sicurezza» dice al-Zarqawi. Poi fa riferimento a una delle «ultime informazioni ricevute» (riguardo il ritiro delle truppe italiane menzionato da Berlusconi) scrivendo di averla letta «sulla rete della lealtà islamica. Che Dio benedica coloro che fanno ciò e li protegga». Le funzioni. Beninteso, la rete non serve ad al Qaeda per portare a termine nuovi attentati. In questo caso preferiscono il passaparola, i biglietti a mano, i viaggiatori. Ma è uno strumento indispensabile. grazie alla rete che raccolgono nuovi adepti. attraverso la rete che possono valutare l’estensione del terrore globale. Scambiarsi informazioni, consigliarsi. Descrivere le azioni di guerriglia, spiegando come attaccare un convoglio americano. Trovare tutti quegli strumenti, che permettono loro di non essere identificati. Una sezione del sito è dedicata alle nuove tattiche per bucare i siti, offre programmi per scaricare i contenuti. Con dovizia di particolari, a seconda del tipo di documento, della struttura e pesantezza. Perché così tanti video? «Vogliono far vedere che il nemico è vulnerabile. Controinformare, diffondendo materiale che le televisioni arabe, ma soprattutto quelle occidentali omettono per non dar forza ai nemici». K. è arabo. Esperto di terrorismo islamico, ha lavorato su molti dei testi da noi scaricati. «Tutto è cominciato con gli Hezbollah in Libano. Negli anni ’80 e ’90 riprendevano le operazioni contro gli israeliani, filmavano i feriti, i morti, scuotendo così la loro opinione pubblica». Insomma il terrorismo islamico ha trovato nella rete un utilissimo strumento di proselitismo e comunicazione globale a bassissimo costo. Ma non solo, il libro conferma che è possibile creare un network indipendente, mondiale, parallelo e inattaccabile. Per distruggerlo occorrerebbe una politica di restrizione molto forte, che danneggerebbe l’intero sistema facendo venire meno le ragioni alla base della creazione di Internet. Questo i terroristi lo sanno bene. Tanto che nella sezione del gruppo di Zarqawi c’è una lunga serie di pagine, un calendario del terrore, al cui interno è possibile aprire, giorno per giorno, mese per mese, i files relativi ad ogni azione terroristica con la sua rivendicazione. Sì, perché dopo la data odierna si può aprire il file relativo a domani, ancora in bianco, e quello di dopodomani, e dopo ancora. Fino al gennaio 2006. Una macabra agenda vuota che attende di essere riempita. Ha collaborato Salvatore Lussu - Tecniche per non lasciare tracce Il libro elettronico, il sistema usato dalla sezione informatica di al-Qaida in Irak (nell’immagine accanto, il logo dell’organizzazione terrorista), ha molti vantaggi. L’identità sia dei terroristi, sia di affiliati e simpatizzanti che scaricano video e comunicati è molto protetta. Anche un hacker esperto avrebbe difficoltà a scoprire chi inserisce il materiale. Ecco come fanno. Ogni computer collegato alla Rete ha un indirizzo che lo rende identificabile. Si chiama Internet protocol, ed è come se fosse la targa di un’automobile. Quando attraversiamo la rete, lasciamo ovunque le tracce del nostro passaggio. I server, infatti, cioè i computer che ospitano fisicamente i siti che noi visitiamo, registrano la "targa" del nostro computer e la conservano. Un hacker che riuscisse a "bucare" il server che ospita il programma della cellula di al-Qaida in Irak potrebbe quindi osservare, nascosto all’interno, chi inserisce i nuovi materiali. Potrebbe, cioè, vedere l’indirizzo del computer che utilizzano i terroristi, proprio perché sul server ne rimane la traccia. Ma le persone con cui abbiamo a che fare non sono così ingenue. Conoscono bene i meccanismi della Rete e sanno usarli a loro vantaggio. Ci sono dei sistemi che permettono di nascondere il proprio indirizzo. Uno di questi è usare un "proxy" poco protetto. Un proxy è un computer che si collega a Internet per conto di altri computer. In ogni azienda ce n’è uno. Tutte le macchine sono collegate tra loro, ma una soltanto si connette direttamente alla rete. Il proxy. Il problema di questi strumenti è che non sono inattaccabili. Esistono dei software, dei programmi, che permettono di scovare proxy mal protetti e usarli per connettersi alla rete. Il risultato è che ci si collega a Internet con un indirizzo diverso dal proprio. Come se si mettessero una maschera che nasconde la loro identità dietro quella di qualcun altro. Su uno dei documenti cui si accede dal libro telematico di al-Qaida, c’è proprio un elenco di "proxy offender", cioè di programmi che consentono di attaccare proxy vulnerabili. Gli hacker più raffinati usano proxy "a cascata", cioè si connettono alla rete con un primo proxy, che usano per connettersi a un secondo e così via. Spesso questi proxy si trovano in paesi diversi. Da Kuala Lumpur si passa a San Francisco, poi a Bangkok, e così via. Ripercorrere a ritroso questo filo d’Arianna, per arrivare alle persone che si nascondono alla fine del percorso, è complicatissimo. VIDEO E IDEOLOGIA Al-Zarqawi: «lecito uccidere gli sciiti» «Il numero di civili innocenti uccisi in operazioni suicide è diventato una tragedia per il popolo iracheno. I mujahidin devono rivedere le loro tattiche». la critica che lo sceicco Muhammad al-Maqdisi, 43 anni, ha espresso contro Abu Musab al-Zarqawi, in un’intervista rilasciata a al-Jazeera lo scorso 5 luglio. Al-Maqdisi in passato è stato una delle guide spirituali di al-Zarqawi. Tra il 1995 e il 1999 i due hanno condiviso la stessa cella di prigione, in Giordania. Qualche giorno dopo l’intervista, il pomeriggio dell’11 luglio, sul libro elettronico della "Rete della lealtà islamica", appare un link a un nuovo documento. la risposta di al-Zarqawi all’ex-maestro. Nella lettera (vedi immagine accanto), il giordano esprime la sua delusione e prende le distanze da al-Maqdisi. Il Sole-24 Ore ha tradotto alcuni stralci del testo: «Ogni tanto Dio ci manda delle prove. Questa volta, però, la prova giunge da chi era considerato dalla nostra parte. Questo è pericoloso, perché arriva in un momento in cui appare chiara la sconfitta degli adoratori della croce. vero, ho imparato molto da lui, ma non è il mio unico maestro. Non tutto quello che dice è vero». La critica di al-Maqdisi era rivolta soprattutto agli attacchi contro civili sciiti. Ecco la risposta: «Sono stati loro a cominciare la guerra assassinando gli ulema sunniti. Dire che civili sciiti e civili sunniti sono uguali è un’offesa a questi ultimi. Come possono coloro che invocano Hussein essere come i monoteisti?». Infine, la conclusione: «Sei libero di non partecipare (alla jihad in Irak), ma non impedire agli altri di compierlo». Subito dopo la pubblicazione, il testo si diffonde. In serata Reuters lancia la notizia. Ecco cosa è emerso da un monitoraggio del web nei giorni successivi. Il 12 luglio due forum islamici (per esempio al-Saqifa, il Portico, all’indirizzo www.alsakifah.org/vb/showthread.php?t=45696) riportano integralmente il testo della lettera di Zarqawi. Il 17 il testo è pubblicato su un altro forum. E la lista è destinata ad aumentare. Controllando il numero di visitatori, si scopre che decine di persone ogni giorno leggono il testo. Alcuni lasciano commenti, ringraziano, benedicono la loro "guida" al-Zarqawi. Intanto, lentamente, altri materiali "filtrano" dal libro elettronico di al-Qaeda, come per osmosi, nella rete. Proselitismo con il culto della telecamera Una delle sezioni più interessanti del libro elettronico è quella relativa ai video. Si tratta di un vero e proprio archivio, con centinaia di filmati (nell’immagine sopra, la sequenza di un video). Alcuni artigianali, della durata di 4-7 minuti, eseguiti con la videocamera a mano. Altri montati in redazione, lunghi anche 40 minuti e inframezzati con immagini di repertorio. I video sono archiviati a seconda dell’area. Bosnia, Indonesia, Daghestan e Cecenia. In quest’ultimo Paese viene filmato in diretta l’abbattimento di un elicottero, pare russo, con un missile terra aria. Colpito, l’elicottero prende fuoco. I piloti cercano di planare, ma perdono il controllo e il velivolo si schianta. I video in Irak testimoniano in presa diretta soprattutto le azioni di martirio e gli attacchi contro convogli e blindati americani. In un video, il kamikaze esplode contro un check point con il suo veicolo. Il filmato si chiude con le fiamme e l’immagine sorridente dell’attentatore suicida in sovrimpressione. Un altro filmato, piuttosto macabro, riprende un kamikaze che si fa esplodere a bordo della sua auto contro un presunto posto di blocco. L’immagine poi torna nella stanza, dove i compagni hanno raccolto i resti del suicida e li hanno disposti a terra su di un telo. Pregano e uno dei tre mostra alla telecamera la mano con un moncone di braccio. In altre immagini, sono riprese vere e proprie incursioni. Come l’assalto alla stazione di polizia di Ramadi. Una dozzina di guerriglieri armati scavalca il muro, entra di sorpresa nell’edificio, evacua i poliziotti, e fa esplodere l’edificio con potenti cariche. Nel finale i ribelli tornano in macchina a filmare l’edificio distrutto. Tra gli ultimi video caricati sul libro, c’è anche quello dei due diplomatici algerini uccisi ieri. Martedì, sempre nel libro, erano stati diffusi 4 documenti di riconoscimento di uno di loro. L’ARCHIVIO INFORMATICO I MESSAGGI E LE RIVISTE Un libro elettronico nascosto tra le pieghe della Rete. Ecco l’ultima trovata dei gruppi terroristici che operano in Irak, incluso quello del super-ricercato Abu Musab al-Zarqawi, luogotenente di Bin Laden in Irak. Tramite un programma eseguibile, la sezione informatica del terrore, proclamatasi Rete della lealtà islamica, diffonde le informazioni, mettendosi al riparo da sguardi indiscreti. Il contenuto del programma non è infatti indicizzabile su un motore di ricerca. Per trovarlo bisogna sapere dov’è o capitarci per caso. Quest’ultima operazione è molto difficile: eseguendo la ricerca con Google, solo tre pagine web, su oltre tre miliardi in circolazione, permettono di scaricare il libro. La sua funzione è semplice: richiamare pagine, con dentro i documenti. Le pagine sono scritte in linguaggio html, come le pagine internet, e sono anch’esse "nascoste". Sono online, ma di fatto non sono collegate ad alcun sito. I contenuti spaziano dalle rivendicazioni delle operazioni militari in Irak del gruppo di al-Zarqawi e delle cellule di Ansar al-Sunna, aggiornate giorno per giorno, ai link con i forum islamici fino alla pubblicazione di lettere dello stesso Zarqawi. Un altro contenuto sono le riviste pubblicate dalle due organizzazioni terroriste. Infine, un archivio con centinaia di video su attacchi contro convogli e posti di blocco americani e azioni suicide. I CONSIGLI DELLA JIHAD Consigli tecnici su come eseguire un attacco contro le truppe americane. Descrizione dei campi di addestramento dei mujahidin. Notizie sul mondo radical-islamista, biografie dei martiri, giurisdizione della jihad. Fino a curiose rubriche a fine di proselitismo, come il dialogo tra un Jihadista e un "arrendista", un iracheno disposto a rassegnarsi all’occupazione. Sono alcuni dei temi contenuti in un altro importante documento rinvenuto nel libro elettronico: la «Cima della gobba del cammello», la rivista del gruppo di al-Qaida in Irak (nell’immagine accanto, la copertina dell’ultimo numero). Secondo le nostre ricostruzioni è apparsa il 14 luglio sul libro elettronico dell’informazione islamica e si è poi subito diffusa su forum islamici in lingua araba. Di particolare interesse il capitolo Affari militari, dove è descritta in questo numero l’"Incursione", definita «attacco veloce e a sorpresa di un obiettivo fisso e isolato secondo un piano preciso». La descrizione è dettagliata e l’azione scandagliata punto per punto, come la densità di fuoco, il tempo, la distribuzione dei ruoli, le armi adatte. Nella fase preparatoria, recita il documento, sono necessarie informazioni recenti e precise sull’obiettivo, e la segretezza nella loro raccolta. Nella fase che precede l’attacco sono descritte anche la disposizione dei combattenti, la strada che dev’essere percorsa all’andata e quella, diversa, al ritorno. Affrontati anche i compiti che toccano al caposquadra e la distribuzione delle armi rimaste tra i guerriglieri. Le istruzioni sull’azione di combattimento si differenziano a seconda che l’attacco sia notturno o diurno. In entrambe le azioni, perché l’incursione abbia successo «tutto deve svolgersi in pochi minuti per evitare che arrivino soccorsi nemici». Firmato, il Comitato militare di al-Qaida. La rivista si chiude con l’angolo della fatwa (responso giuridico). In questo numero la domanda è: «Spesso catturiamo degli apostati. lecito liberarli in cambio di soldi o di nostri prigionieri presso i crociati?» La risposta: «Vanno uccisi se non tornano sul retto sentiero». IL GRUPPO ANSAR AL-SUNNA L’ultimo numero della rivista del gruppo Ansar al-Sunna, ha contenuti e struttura simili a quella di al-Qaida. Una trentina di pagine con informazioni, consigli su come andare avanti con la guerra psicologica, cosa fare quando muore un leader delle cellule terroristiche. Un’altra sezione interessante offre una serie di indicazioni, anche dettagliate, su come filmare un’operazione militare per trasformare «l’apparecchio fotografico o la telecamera in un’arma». Emblematico il titolo: «La telecamera si lamenta. Portatemi con voi e rivelate i trucchi dei tiranni» (nell’immagine accanto). Non mancano i riferimenti storici. Alcune pagine sono dedicate alla celebre battaglia di Poitiers, vinta dai franchi ai danni dei musulmani nel 732. Interpretata in modo singolare, la rivista spiega il perché della sconfitta e le lezioni da trarre. Singolare anche il capitolo «Parola dietro le sbarre», dove viene riportata la lettera di un prigioniero, Abu Ali, che incita i compagni a proseguire la lotta contro i crociati e gli apostati. Anche in questo caso a fine rivista compare una rubrica satirica, dove è riportato un dialogo tra un ufficiale americano e un iracheno. Ecco una sintesi del dialogo: «Dove siamo?», domanda l’ufficiale. «A Ramadi», risponde l’iracheno. «A Ramadi?!! Non voglio morire!», e l’americano scappa via. Interessante a fini propagandistici anche la storia di Abdallah e sua madre. La madre incita il figlio, catturato dai nemici, a non rivelare i nomi dei suoi compagni. Anche se dovessero minacciarlo di violentarla. Il giovane mujahid non parla e viene ucciso dagli americani. Al termine del breve racconto la madre esprime la sua gioia per la grande fedeltà all’Islam da parte di suo figlio. Roberto Bongiorni