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 2005  luglio 28 Giovedì calendario

«Cambiare il mio volto? Sì, per quello di Liz Taylor», Corriere della Sera, 28/07/2005 Cambiare il proprio volto con quello di un altro

«Cambiare il mio volto? Sì, per quello di Liz Taylor», Corriere della Sera, 28/07/2005 Cambiare il proprio volto con quello di un altro. Un bel trapianto di faccia come promettono alcuni chirurghi americani dell’Ohio per vedersi riflessi nello specchio con l’immagine di un personaggio della storia, magari, oppure di un attore o anche del proprio vicino di casa. L’intervento, spiega la squadra di medici pronta ad operare, è tutto sommato facile. Manca solo un volontario. «Mi dispiacerebbe perdere la mia faccia – sta al gioco lo storico Luciano Canfora ”, anche perché mi viene in mente Vitangelo Moscarda, il personaggio di Uno, nessuno e centomila di Pirandello: una mattina si guarda allo specchio e scopre un nuovo particolare del suo volto». Ecco, sorride Canfora, «questo mi induce a pensare che nella mia faccia ci siano ancora tante cose da scoprire, quindi aspetterei per cambiarla...». Però lo storico confida di amare molto il volto di Socrate, «o quello che ci fanno credere sia lui: più di chiunque altro incarna l’ironia», come anche «Gérard Philipe, uomo dal volto divertentissimo». Massimo Carlotto invece il trapianto lo farebbe, «ma solo per una settimana» precisa. Lo scrittore veneto si divertirebbe ad avere la faccia dei suoi colleghi defunti Ed McBain ed Edward Bunker: «Per affetto, mi piacerebbe girare le librerie italiane e presentare i loro libri fingendomi loro». A parte questo breve «scambio» d’identità, «mai cambierei la mia faccia, ci sono troppo affezionato». Non l’avrebbe trapiantato il suo volto Carlotto neanche quando fuggiva negli anni ’70 perché accusato di un delitto, «non sarebbe servito perché ero all’estero, anche se per anni ho creduto di essere un latitante e invece poi nessuno mi cercava, ma forse per un fuggitivo che resta nel suo Paese il trapianto è utile: potrebbe restare nella sua casa e vivere la sua vita». Neanche Alda Merini scambierebbe i suoi connotati con quelli di un altro, «sono così contenta della mia faccia di tolla – ride ”, l’ha fatta mia madre, è il ricordo di lei più bello che ho». Però da giovane, confessa la poetessa milanese, «mi sarebbe piaciuto avere il volto di Liz Taylor, era stupenda, o della Lollobrigida, magnifica... oggi non ci sono più bellezze così». Magari Jodie Foster non è proprio alla loro altezza, però Irene Pivetti ama molto il volto dell’attrice americana, «ha lo sguardo più penetrante che ci sia», tuttavia non lo scambierebbe con il suo, «mi tengo la mia faccia con tutte le sue imperfezioni, quelle cui mi sono abituata e quelle che ancora tento di correggere». Un piccolo intervento l’ex presidente della Camera farebbe, «ma solo se diventassi invisibile per un giorno: per osservare cosa accade quando non ci sono». La faccia di Giorgio Albertazzi, «piena di storia e rughe» non si tocca, «se la perdo è finita – scherza l’attore ”, dovrei ricominciare tutto da capo». E si sa, per un attore il volto è tutto, «il trapianto di faccia è un gioco senza ritorno, sarebbe un bel tema per una tragedia», sorride. Ma Albertazzi neanche per un’ora vorrebbe l’aspetto del suo amato imperatore Adriano: «Non ce n’è bisogno, perché sul palco io sono Adriano». sicuro poi che i medici americani non avranno in Arnaldo Pomodoro un volontario per trapiantargli tessuti facciali: «Mai e poi mai, è una cosa così orribile». Però un volto amato lo ha anche lo scultore marchigiano, anzi due: «Adoro l’immagine di Einstein che fa la linguaccia e in casa ho la copia del calco di gesso dell’autoritratto di Canova, con gli amici gioco dicendo che sono io». Claudia Voltattorni