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 2005  luglio 27 Mercoledì calendario

«Via libera al primo trapianto di faccia», Corriere della Sera, 27/07/2005 La Cleveland Clinic, nell’Ohio, è pronta a compiere il primo trapianto di un volto umano della storia

«Via libera al primo trapianto di faccia», Corriere della Sera, 27/07/2005 La Cleveland Clinic, nell’Ohio, è pronta a compiere il primo trapianto di un volto umano della storia. E sta cercando un volontario. Un chirurgo di 55 anni, una donna, Maria Siemionow, di origine polacca, per realizzare l’intervento guiderà numerose equipe mediche al lavoro in diverse sale operatorie. L’operazione principale, a cui potrebbero seguirne altre, durerà oltre quindici ore. Il problema più grave di quello che la Siemionow definisce «un futuro miracolo della microchirurgia» è l’alto rischio di rigetto della nuova faccia da parte dell’organismo del paziente. Il corpo umano, spiega la dottoressa, reagisce al trapianto della pelle ancora più negativamente che a quello del fegato o del rene. Per questo, dopo l’intervento, il paziente potrebbe essere costretto ad assumere per il resto della vita costosissimi farmaci – mille dollari al mese – per «indebolire» le normali difese immunologiche. E un sistema immunologico più debole significa un maggior rischio di cancro e di molte altre malattie mortali. LA TECNICA – Maria Siemionow «riallaccia» arti tagliati o spezzati da 30 anni. Da quando, dopo la laurea alla storica università polacca di Poznan, cominciò a esercitare all’ospedale di Helsinki in Finlandia. Nel corso della carriera ha visto pazienti riacquistare l’uso del braccio perduto, e altri tornare alla normalità dopo un trapianto cardiaco. Ora assicura che è arrivato il momento di restituire sembianze umane alle donne e agli uomini sfigurati dalla nascita, vittime del cancro al viso, di orribili ustioni o di gravi incidenti. Oggi la migliore plastica facciale, che può richiedere fino a cinquanta operazioni, ripristina la pelle prelevandola da altre parti del corpo e riesce a riattivare alcune funzioni del volto. Ma spesso il paziente resta comunque sfigurato, ed è costretto ad alimentarsi tramite sonde. Un trauma che ha gravi ripercussioni psicologiche e sociali. Perché una persona sfigurata è spesso sola e depressa, una tragica maschera senza espressione. La tecnica messa a punto dalla Siemionow sembra ispirata a un romanzo di fantascienza. I vasi sanguigni del paziente vengono sigillati, i muscoli e i nervi protetti, la pelle asportata. Dal donatore, una persona deceduta da poche ore, dello stesso sesso e della stessa etnia del paziente, vengono quindi prelevati la pelle, i nervi, i vasi sanguigni e il grasso del volto. Il tessuto, quasi un velo, viene steso sui muscoli e sulle ossa del volto del paziente, e i due sistemi nervosi e sanguigni vengono quindi riallacciati. Le suture si rimarginano entro due settimane. «Ci sono rischi, e infatti questi trapianti sono stati vietati in Inghilterra e in Francia – ha detto un altro chirurgo, John Barker dell’Università di Louisville, all’avanguardia nella microchirurgia Usa ”, ma questa è anche una questione legata alla natura dell’essere umano: il nostro viso è la nostra identità». D’accordo con l’università di Utrecht, Barker ha chiesto di tentare un trapianto di volto anche in Olanda. POLEMICHE – L’annuncio della Cleveland Clinic ha subito scosso l’America, sollevando drammatici interrogativi. Che cosa accadrebbe al paziente il cui organismo rigettasse il trapianto? Il nuovo volto sarebbe più simile a quello originale del paziente o a quello del donatore? Fino a che punto una persona ne riacquisterebbe l’uso? E soprattutto, si tratta di un legittimo intervento chirurgico o di un disegno perverso alla Frankenstein? Insomma: è ammissibile sul piano morale? Maria Siemionow non teme le critiche: «E’ solo questione di tempo, ma il trapianto della faccia diventerà abbastanza comune, la tecnica migliorerà di anno in anno. Sono le migliaia di persone sfigurate a dovere decidere, non noi». La dottoressa rileva anche che in alcuni test sui topi è bastato ricorrere ai farmaci antirigetto per una settimana per superare un piccolo trapianto: «Certo, per gli esseri umani è diverso. Ma anche in questo campo compiremo notevoli progressi». Secondo il New York Times l’opinione pubblica potrebbe non essere ancora pronta ad accettare una simile realtà. Il quotidiano ricorda il film Face off, con John Travolta e Nicholas Cage, in cui un agente dell’Fbi e un gangster si scambiano il volto attraverso un’operazione chirurgica. Con conseguenze terribili. Hollywood – ha concluso il giornale – non crede nella vocazione «umanista» della medicina. Ennio Carretto