Elena Polidori, La Repubblica, 01/08/2005, 1 agosto 2005
Sulle banche ho ragione io, La Repubblica, 1 agosto 2005 «QUANDO una decisione è presa, è presa. Me l´ha insegnato Guido Carli anni fa»
Sulle banche ho ragione io, La Repubblica, 1 agosto 2005 «QUANDO una decisione è presa, è presa. Me l´ha insegnato Guido Carli anni fa». Parla Antonio Fazio. Ed è questa la lezione numero uno che ha tratto da tutta la storia che lo riguarda, le Opa, le intercettazioni, le indagini della magistratura, il pressing politico perché lasci la Banca d´Italia in crisi di credibilità, dopo dodici anni di reggenza. il momento più difficile della sua vita professionale e non. Eppure a vederlo, a parlarci, ostenta tranquillità e anche una certa "distanza", dagli eventi. Ad Alvito, il suo borgo natìo, l´unico angolo del mondo in cui dice «qui mi sento a casa», Fazio si comporta come se nulla fosse. arrivato sabato sera tardi, dopo aver firmato un discusso provvedimento di sospensione dell´Opa di Gianpiero Fiorani su Antonveneta, un dietrofront, in un certo senso. E di buon mattino va alla chiesa di Sant´Anna, che ha contribuito a ristrutturare, con la moglie Maria Cristina e l´ultima delle figlie, la ventunenne Eugenia, che tiene sempre per mano. Alla messa delle 10, la famiglia Fazio siede in un banco in quinta fila. Il governatore è in abito blu, come se fosse appena uscito da palazzo Koch. Le due donne cercano refrigerio in un ventaglio. Al momento delle letture, il governatore si alza e va all´altare. «O voi tutti, assetati, venite all´acqua», dice leggendo un passo del profeta Isaia. E fa una certa impressione vederlo lì, in piedi, sul podio, col foglietto della parrocchia tra le mani, lui che di solito legge ben altri interventi, sempre rilegati nell´elegante fascicolo blu della Banca d´Italia, con i maxischermo sullo sfondo e, davanti, una platea di banchieri, economisti e politici a cui chiede sempre un po´ di silenzio: «Spegnete i telefonini, grazie». Qui no. Qui, mentre Fazio cita un brano dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani in cui si chiede «chi ci separerà dall´amore di Dio? Forse la tribolazione, l´angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?», due bambinetti corrono su e giù per il sagrato ridendo, e tutti gli accarezzano la testa. Don Tonino, il parroco, ci scherza sopra. Ma è un attimo. Poi subito diventa serio e nell´omelia che commenta la parabola dei pani e dei pesci, trova il modo di accennare proprio alle tribolazioni della famiglia più illustre del paese. Guarda l´altro "Tonino" negli occhi e dice: «Non posso credere a coloro che usano violenza, contraffazione, speculazione, alla gente che scrive alle spalle della gente. No, non ci credo». Fazio ascolta senza batter ciglio. E il sacerdote va avanti: «La parola di Dio ci fa vivere il senso della compassione, che vuol dire condividere le difficoltà dell´altro e farle proprie». Chissà cosa capiscono i fedeli di queste metafore. Ma il governatore mostra di gradire e alla fine va a salutare il parroco «che si chiama come me» ed altri compaesani e tutti insieme fanno un salto nella casa di pietra dove è nato, proprio di fronte alla chiesetta, dove ha vissuto e giocato da ragazzo, prima del grande salto, dei master negli Usa col Nobel Franco Modigliani, dell´ingresso a via Nazionale nel mitico ufficio studi e, successivamente, al vertice del Direttorio: «Adesso non ci abito più. Che vuole, si cambia». La nuova abitazione, realizzata «da mio fratello, ingegnere strutturalista», è appena poco più giù: ha l´ascensore interno, due ampie e curate terrazze sulla valle di Alvito, i monti del Parco Nazionale d´Abruzzo a fare da cornice. All´ingresso c´è subito una grande teca dove sono conservati i bozzetti in legno del nonno di Maria Cristina, ebanista. I mobili, sobri e curati, «sono fatti a mano dal mio papà», spiega la signora, anch´egli appassionato di legno. Nel salotto, i divani sono disposti a quadrato e ricoperti da teli fiorati per impedire ai due yorkshire che scodinzolano tutto il tempo sul tappeto, di fare guai. Sulle pareti campeggia un quadro con l´immagine di papa Wojtyla. In un angolo, c´è un antico ostensorio. Maria Cristina lo apre e dentro ci sono immagini sacre di ogni tipo e candele di Gerusalemme, «tutti i ricordi del mio cammino spirituale». Allora, signora, come va? Come vive quel che sta succedendo? «Io sono tranquilla. Quando si ha la coscienza a posto, si sta sereni. E poi Dio mi dà la forza e io rispondo solo a lui e alla mia famiglia, così come i miei figli rispondono a Dio e ai genitori. La verità verrà fuori. Magari non in questa vita, ma in quella che conta». E il pensiero inevitabilmente va a quel «tesoro» che il banchiere Gianpiero Fiorani le sussurra in una delle intercettazioni, a quel suo intrattenersi telefonico con lui sulle vicende dell´Antonveneta. «Che posso dire? Se la cantano e se la suonano...». Arriva Eugenia col vassoio del caffè. E arriva anche una telefonata del figlio Giovanni, il ragazzo che fa le Mille miglia d´epoca con Chicco Gnutti e che ora è a Londra, in una banca d´affari. Vuole salutare tutti i presenti. «Lavora lontano, ha studiato sodo. Eppure dicono che sia un privilegiato», sospira la mamma. « in servizio, mica in ferie», aggiunge il papà che finalmente si mette a suo agio: via la giacca, si va sul terrazzo. Fazio dice subito: «Io di Banca d´Italia non parlo». Ma poi una parola tira l´altra e qualcosa viene fuori. Sulle intercettazioni, per esempio, sulle sue chiamate in notturna al banchiere di Lodi, racconta un aneddoto che riguarda Giulio Andreotti. «Gli chiesero una volta durante una trasmissione televisiva: qual è la telefonata che non avrebbe mai voluto fare? E lui rispose: non lo vengo certo a dire a lei». Ride. Sulla sua grande visibilità mediatica di questi giorni dice: «Non capisco. I giornalisti mi stanno tutti addosso. E se dico che vado a fare una passeggiata, subito leggo sulle agenzie: «Fazio, due punti, aperte le virgolette: vado a fare una passeggiata. Ha senso, tutto ciò?». Forse no. Però il governatore, oggi, è l´uomo del giorno, quello che fa notizia. E dunque, va bene la riservatezza, benissimo mostrarsi distante, ancora meglio il ritiro nel borgo da tremila anime, arrampicato sui tornanti della Ciociaria. Ma non penserà certo che si possa rinunciare a trarre quantomeno qualche lezione dagli eventi che lo riguardano e che rischiano di travolgerlo, forse già mercoledì, quando il consiglio dei ministri si occuperà di lui e della Banca. La prima è appunto quella di non ripensare mai a una decisione già presa. «Ricordo che un giorno, dopo aver preso un importante provvedimento di politica economica, andai da Carli governatore per esprimergli alcuni dubbi. «Dottor Fazio», mi disse con la sua voce decisa. «La decisione è presa». Eppure il congelamento dell´Opa di Fiorani, autorizzata nemmeno un mese fa, sembra cozzare con questo precetto. Non è così? «Vede, questa è una valle ricca d´acqua. Ecco perché è così verde, pur con questa calura». Inutile insistere. Meglio passare al secondo insegnamento che è il seguente e si lega facilmente a tutte quelle norme, nazionali ed europee, che il governatore giura di aver «rispettato alla lettera», prima di imbarcarsi in una difesa ad oltranza dell´italianità del sistema bancario, che ora gli procura più di un guaio: «Studiare a fondo e riflettere a lungo prima di decidere». C´è altro? Si, c´è una terza lezione: «Io non sbaglio mai. O meglio: faccio tanti errori, come tutti, ma mai nelle cose importanti». I giudici tuttavia non sembrano pensarla così: per loro, tutte le ultime decisioni del governatore meritano un´indagine accurata che chissà come finirà. Fazio adesso va nel suo studio e torna con un libro su Alvito, dalle origini al XIV secolo, scritto da Dionigi Antonelli, un religioso erudito di sua conoscenza. A sfogliarlo, viene fuori l´immagine di un paesello che ha avuto in passato una storia gloriosa, dove in qualche maniera c´entra anche Benedetto Croce, cugino della famiglia Sipari, «quella che ha fondato il Parco nazionale» e che ora gestisce un elegante albergo. Così si va a vederle da vicino, le magnificenze della cittadina, a piedi, su e giù per i vicoletti, mentre la signora resta a casa, a preparare il pranzo: «Insalata con i pomodori dell´orto e l´olio della nostra casa». Dunque, si comincia: «Ecco, qui, dove c´è quella finestra con le bandiere, era la mia classe alla scuola elementare. E qui, abita mia sorella Maria, che ha insegnato per più di quarant´anni ai bambini di Alvito. Lì, dove ci sono i platani, c´è una frescura naturale invidiabile anche se i giovani fanno un gran baccano, la sera, si divertono. E qui, ancora, ecco la cinta muraria medioevale con Porta Iacobelli e corso Gallio. Quella con l´orologio al centro, è invece la torre campanaria di difesa dell´antica città. Appresso, c´è il municipio», dove il fratello Mariano s´è seduto per anni nella poltrona di sindaco, prima di essere sostituito con Giovanni Diego Ferrante. Lista civica, vero? «Sì, qui ci sono sempre le liste civiche». In questo giro turistico per Alvito, c´è modo di scambiare qualche altra parola. Per esempio, sul mandato del governatore che i padri fondatori della banca avevano pensato senza scadenza per tutelare l´istituto, diffidente verso il mondo esterno e quello politico in particolare e consentire così al timoniere della banca di allevare il suo successore. Vero? «Questa è la storia». Adesso, governo e opposizione puntano a mettere un limite, mandando così un "segnale" anche a Fazio. così? «Guardi lì, quello è il castello. Bello, no?». Bellissimo, in effetti. Ci s´inerpica per le viuzze assolate. Fazio stringe mille mani. La scorta si mimetizza tra la gente, discreta: «Sa, da quando è morto Biagi...». E tra i suoi predecessori, chi le ha dato di più? «Tutti gli ultimi tre: Carli, di cui occupo l´ufficio. Poi Baffi, Ciampi. Anni bellissimi, proficui. Ho conosciuto anche Menichella». Il tempo scorre veloce. C´è pure modo di fermarsi da "di Tullio", un bar rinomato per i suoi speciali, genuini torroni. «Ma adesso fa caldo, non è proprio il caso. Magari li assaggiamo a Natale...». Evidentemente, lui non ha dubbi: mangerà il panettone da governatore. Elena Polidori