Varie, 3 agosto 2005
PIRANI Mario.
PIRANI Mario Roma 3 agosto 1925. Giornalista. De “la Repubblica” (dalla fondazione) • «[...] veniva dal “Giorno” (come Giorgio Bocca e Natalia Aspesi), diretto allora da Gaetano Afeltra. Il quale lo considerava un pazzo per volersi “lanciare nel vuoto”. “Ti mando a New York”, gli disse per trattenerlo. “Ma io non so l’inglese”, fu la risposta.“Stai sei mesi al “Plaza” e lo impari”. Macché. Niente da fare. Il primo dicembre ’75, Pirani era lì [...] a lanciarsi in un “vuoto” che poi si è rivelato pienissimo. [...] aveva scritto a lungo editoriali di economia e su questioni sindacali spesso “fuori linea” e anche in polemica con la Cgil. Di famiglia veneta (passava le estati al Lido), agli inizi era stato alla Federazione del Pci di Venezia. Spesso [...] ha raccontato di come dividesse la sua vita da giovane tra i fasti del Lido e l’austerità della Federazione, dove ci si portava da mangiare in uno speciale pentolino a tre scomparti. Poi venne l’“Unità”. Ma l’abbandonò nel ’58, due anni dopo i “fatti d’Ungheria”: aveva sperato che il Pci diventasse meno tiepido verso l’Urss e che a ciò si potesse contribuire rimanendo “dentro”. Si lanciò in una grande avventura con Enrico Mattei. Ma forse, sul fondo, il ricordo dei primi tempi non si è mai cancellato. [...] merito assoluto di avere introdotto le donne nel giornalismo quotidiano italiano non di partito, non a livello di “illustri eccezioni” (che già esisteva) superando i ghetti delle “pagine della donna”. [...] ha fatto un buco nel muro del suono, così come Mario Pannunzio lo aveva fatto per il giornalismo settimanale intelligente. Pirani è un vero talent scout, e ha portato a la “Repubblica” anche uomini in gamba [...] Oltre a una movimentata vita di giornalista “da film”, più nel senso degli anni Trenta che in quello di oggi, ha al suo attivo vari libri. Mondadori ha pubblicato Il futuro dell’economia, interviste a quindici economisti mondiali [...] ci sono poi Il fascino del nazismo/il caso Jenninger (Il Mulino), in cui spiega come, riportando solo un pezzetto di verità, si possa distorcerla tutta fino a farne un insensato scandalo mondiale. Infine, (Il Melangolo), Libera Chiesa in libero Stato, con il famoso discorso di Cavour e il commento di Ruffini. [...] un interludio come direttore de “L’Europeo” e sei anni di “Stampa” [...] un giornalista sottile, colto, imprevedibile, post-illuministico e post-marxista, ma di cui si avverte che ha fatto un bagno profondo, esistenziale, nelle due culture. Anche legatissimo (con Juicio) alla causa ebraica. Due i suoi codici di trasmissione: gli editoriali economici e di politica, estera oltre che nostrana, e la rubrica Linea di confine che appare ogni lunedì da quando, appunto, esce anche il numero del lunedì. Il titolo rimanda da un lato a un Pirani eterodosso, che non ama il politically correct; dall’altro ad argomenti in bilico fra la cronaca e la storia minuta tipo annales, tra il sociale e l’ideale - Pirani è un giornalista sempre “impegnato” anche se i grandi partiti in cui “sporcarsi le mani” alla Sartre non esistono più. Attraverso questa rubrica, che lo ha reso popolarissimo e gli frutta una quantità di lettere, ha fatto battaglie concrete su temi concreti, e non minori. È stato lui a riportare a galla la tragedia dei soldati italiani trucidati dai nazisti a Cefalonia dopo l’8 settembre. Estese poi il tema “lotta ai nazisti dei soldati italiani” fino a ottenere la medaglia d’oro per la città di Barletta. Ha “strappato” la legge sugli oppiacei. Si è occupato di Sanità, di scuola, di primari, del “7” in condotta, di Venezia che non va ridotta a città-museo, e di infiniti altri temi extra-palazzo. “Se una cosa ci sembra giusta (e può anche darsi che ci sbagliamo), per quella dobbiamo batterci” [...] disse una volta. “E il bello è che possiamo anche vincere”» (Laura Lilli, “la Repubblica” 3/8/2005).