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 2005  agosto 01 Lunedì calendario

Kamikaze, il paradiso non può attendere, La Stampa, 01/08/2005 SECONDO il professor Robert Pape dell’Università di Chicago, che su di loro ha scritto un libro e ne tiene conto aggiornato in un database, i kamikaze sono stati 567 in tutto il mondo, dal 1980 a oggi

Kamikaze, il paradiso non può attendere, La Stampa, 01/08/2005 SECONDO il professor Robert Pape dell’Università di Chicago, che su di loro ha scritto un libro e ne tiene conto aggiornato in un database, i kamikaze sono stati 567 in tutto il mondo, dal 1980 a oggi. Il suo calcolo parte da un attentato suicida condotto in Libano da Hezbollah nel 1982 e si arresta a Sharm El Sheikh passando per tutti i luoghi del pianeta, dalla Cecenia, all’Iraq, all’India dove la lezione del «vento divino» giapponese ha fatto scuola. Requisito per far parte dei suoi file è l’essersi immolati volontariamente allo scopo di uccidere, con esclusione dei maldestri, esplosi per errore, e di quelli abbattuti dalle forze dell’ordine. Ne sarebbero quindi esclusi, ad esempio, i terroristi che fecero alla lettera da anello di congiunzione fra Giappone e Medio Oriente: era il 30 maggio 1972 quando un commando nipponico formato da Kozo Okamoto, Tsuyoshi Okudaira e Yasuyuki Yasuda, esponenti del Sekigun, l’Esercito rosso, assaltò l’aeroporto di Tel Aviv. Portavano addosso bombe a mano, destinate a esplodere quando fossero stati colpiti. Cosa che avvenne, ma solo dopo che avevano causato la morte di 24 persone e il ferimento di altre 76. Due attentatori, centrati dalle forze israeliane, esplosero. Il terzo, Okamoto Kozo, venne arrestato e, dopo essere stato liberato grazie a uno scambio di prigionieri, accolto in Libano. Era stato Tsuyoshi Okudaira, attivo dall’anno prima nella valle della Bekaa, a portare al nascente movimento islamico il verbo della mistica suicida dei combattenti nipponici della seconda guerra mondiale, i celebri kamikaze, debitori del loro nome al tifone che nel 1281 aveva distrutto la flotta mongola, mentre tentava l’invasione del Giappone. Un filone che, combinandosi con la filosofia islamica del «sacrificio» avrebbe proliferato, ma che ha attecchito anche fra il movimento delle Tigri Tamil, nello Sri Lanka, a tutt’oggi il maggior produttore di «kamikaze», e che al Qaeda ha adottato fin dall’attacco di Riad del 13 novembre 1995. Un «format» che conosce sempre nuovi emuli.