Klaus Davi, La Stampa, 31/07/2005, 31 luglio 2005
Politici fate le vacanze in Italia, 31/07/2005 «Restate in Italia». Se ci fosse un’ipotetica campagna istituzionale concepita dal governo per promuovere le vacanze del nostro Paese, lo slogan sarebbe indubbiamente questo
Politici fate le vacanze in Italia, 31/07/2005 «Restate in Italia». Se ci fosse un’ipotetica campagna istituzionale concepita dal governo per promuovere le vacanze del nostro Paese, lo slogan sarebbe indubbiamente questo. Se fossimo in un’altra nazione, questo slogan verrebbe poi esteso anche e soprattutto alla classe politica. Dall’Inghilterra alla Germania, dalla Francia alla Spagna, infatti, è del tutto assodato che i politici più importanti del Paese debbano trascorrere le vacanze in casa. E per chi sgarra (come Tony Blair o Schroeder) son dolori, e non da ora. Tassativo: il quasi obbligo delle «vacanze nazionaliste» si estende anche agli esponenti dell’opposizione, non solo a quelli di governo. Un esempio? In Germania i tabloid, a partire dalla Bild Zeitung, qualche giorno fa auspicavano che la signora Angela Merkel, leader della Cdu, non imitasse quei radical-chic della Spd, sempre dietro a collezionare vacanze a Maiorca o in altri luoghi goderecci. Scelga piuttosto il Mare del Nord o la Pomerania. Tra l’altro, non è un caso che sia proprio la stampa popolare a consigliare questo tipo di vacanza locale: per chi si occupa di comunicazione politica, è noto che la scissione tra vita pubblica e vita privata di un leader, compreso dunque il tempo libero, è solo ed esclusivamente un retaggio della doppia, ipocrita, morale italica, in questo senso assolutamente bipartisan. Tanto che all’estero, complici anche i più forti rigori di una mentalità calvinista, la scelta di un luogo di vacanza da parte di chi governa un Paese dev’essere assolutamente in target con l’elettorato che l’ha votato. Tassativo. E’ stato proprio il sinistrorso The Guardian a ben sintetizzare di recente questa peculiare Weltanshauung a proposito delle prossime vacanze di Tony Blair: «Il nostro primo ministro - ha scritto il quotidiano - dovrebbe aprire una discussione con il suo agente di viaggi, perché sembra avere la sfortunata capacità di prendersi le vacanze proprio quando il mondo è colpito da eventi straordinari. Lo scorso Natale si trovava in vacanza in Egitto quando lo tsunami colpì il Sud-Est asiatico, le scorse settimane stava prendendo il sole in Toscana mentre un terremoto politico ha scosso l’Europa: il no della Francia alla Costituzione europea». Ancor più esplicito il pungente Sun: «In un momento come questo, la coppia Blair ha il dovere assoluto di fare le ferie a casa propria». In effetti il match tra scelta della località di vacanza e classi dirigenti è stato uno dei dibattiti politici estivi più roventi in Germania fin dai tempi della Repubblica Federale e di Bonn capitale: l’istituto Emnid di Hannover ha calcolato che le ferie autoctone (intendendo per tedeschi anche i soggiorni in Austria) del cancelliere Helmut Kohl fruttavano in media 1-2 punti percentuali di consenso per il capo del governo che, non a caso, guidò il Paese per più di un decennio. Detto questo, forse sarebbe ora che anche i nostri rappresentanti pubblici cominciassero a pensarci, soprattutto in vista delle elezioni 2006. Per questa scadenza, gli spin doctor avranno un delicato compito di fronte a loro, ossia quello di individuare per i propri referenti politici mete e luoghi assolutamente in target con la base elettorale che rappresentano, senza offendere l’opinione pubblica con simbolismi eccessivamente snob, ma anzi capaci di intercettare potenziali nuovi elettori con sobrietà e coerenza. Inutile dire che in questo senso la sinistra è di gran lunga più esposta dell’ammaccata Cdl, dovendo intercettare il malcontento delle classi medie impoverite. E per farlo, dovrà probabilmente abbandonare mete elitarie e vagamente radical chic per vacanze più popolari, ma sicuramente più foriere di consenso. Klaus Davi