Maurizio Molinari, La Stampa, 27/07/2005 pag. 12, 27 luglio 2005
Gara per il trapianto di faccia, La Stampa, 27/07/2005 Nessuno ha mai provato a trapiantare una faccia ma due cliniche americane sono in gara per riuscirci
Gara per il trapianto di faccia, La Stampa, 27/07/2005 Nessuno ha mai provato a trapiantare una faccia ma due cliniche americane sono in gara per riuscirci. In lizza vi sono la Cleveland Clinic, in Ohio, ed il centro trapianti dell’Università di Louisville, in Kentucky. In entrambi i casi la notizia viene dal fatto che la decisione è stata presa. A Cleveland si deve a Maria Siemionow, cinquantenne titolare del dipartimento di ricerca di chirurgia plastica, appassionata di fotografia e collezionista di ritratti. Nata in Polonia, laureatasi in medicina a Poznan ed emigrata in Finlandia dove iniziò a praticare a Helsinki durante la Guerra Fredda, Maria Siemionow lavora da molti anni negli Stati Uniti ed ha fatto sapere attraverso le colonne del «Chicago Tribune» di aver ricevuto lo scorso autunno dai titolari sanitari della Cleveland Clinic lo storico via libera a tentare il trapianto che finora nessuno ha osato fare. «Non si tratta di vanità personale né di voler conquistare premi e onori - ha detto spiegando il suo approccio alla sfida medica - ma di voler aiutare le persone che hanno bisogno di un trapianto di faccia, si tratta di esseri umani isolati e disperati, i medici sono parte integrante della vita dei pazienti e credo nella medicina come pratica umanistica». La certezza di poter riuscire viene da anni di ricerca in laboratorio su animali - a cominciare dai topi - anche se lei stessa ammette che «non tutti i problemi sono risolti, a cominciare dal rischio di rigetto post-operatorio» dovuto all’estrema complessità del volto. «Maria Siemionow è incredibilmente umile e internazionalmente rispettata - dice Scott Levin, responsabile di chirurgia della ricostruzione del Medical Center della Duke University - ed ha una grande carica morale che le viene dal fatto che vuole davvero aiutare questo tipo di pazienti». Pur essendo la Cleveland Clinic l’unica istituzione medica americana ad aver formalizzato l’autorizzazione al trapianto facciale, Siemionow afferma di non avere ancora un paziente mentre il suo diretto concorrente, nientemeno che uno dei suoi maestri, ovvero il chirurgo John Baker dell’Università di Louisville, assicura di avere a disposizione già dieci richieste. Baker conquistò fama e onori nel 1999, quando divenne il primo a realizzare un trapianto di mano negli Stati Uniti: un’operazione ripetuta da allora una ventina di volte ed il cui studio ha aiutato la Siemionow a prepararsi alla nuova sfida. Ma Barker è convinto che riuscirà ancora una volta ad essere lui a tagliare per primo il traguardo. «I dieci pazienti sui quali aspetto di ricevere l’autorizzazione per eseguire il trapianto - ha spiegato ad un quotidiano dell’Ohio - sono stati tutti danneggiati da terribili ustioni; si tratta di esseri umani che io stesso ho difficoltà a guardare in volto». Anche lui tuttavia ammette, proprio come Siemionow, di non avere ancora la certezza assoluta di poter riuscire ad evitare i problemi di rigetto. Qualcos’altro accomuna i due sfidanti: entrambi sanno che il trapianto potrà avvenire solo grazie al cranio di una persona deceduta e che quindi anche se la sostituzione dovesse perfettamente riuscire questo porrebbe dei notevoli problemi etici perché il paziente finirebbe per avere un volto con almeno qualche caratteristica simile a quello del morto. Basta tuttavia l’ipotesi di essere alle soglie del nuovo traguardo della medicina a far discutere la comunità scientifica. Un interrogativo, fra gli altri: chi davvero potrà permettersi un trapianto che dopo l’operazione comporterà cure dal costo di almeno mille dollari al mese? Maurizio Molinari