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 2005  agosto 02 Martedì calendario

Daley Richard

• Michael Chicago (Stati Uniti) 24 aprile 1942. Politico. Sindaco (democratico) di Chicago. «’Windy city”, la città ventosa, è abitata da gente dura, abituata a un clima difficile e a una politica condotta con uno stile molto ruvido. Ma mai fino al punto di vedere [...] il volto del sindaco [...] stampato su un manifesto sotto la scritta ”wanted”: i repubblicani offrono una taglia di 10 mila dollari a chiunque fornisca informazioni utili a incriminare e arrestare il primo cittadino per corruzione. Daley non è un sindaco qualunque: governa la città con pugno di ferro dal 1989 ed è a capo di una potentissima macchina elettorale ereditata dal padre, Richard J. Daley, che fu a sua volta sindaco per oltre un ventennio. Venne eletto nel 1955, uscì di scena nel 1976: sconfitto dalla morte, non da un altro candidato. In mezzo una raffica di rielezioni con percentuali ”bulgare” e un continuo, infaticabile pompaggio di voti a favore di candidati democratici al Congresso e alla Casa Bianca. Celebre l’episodio delle elezioni del 1960 quando John Kennedy la spuntò per un soffio su Richard Nixon e l’Illinois fu decisivo con una votazione che a Chicago fu talmente squilibrata a suo favore da far sospettare brogli, peraltro mai dimostrati. Sbrigativo, prepotente, poco rispettoso delle procedure, allergico al fair play, Daley padre fu comunque un grande sindaco: trasformò una città cresciuta attorno ai mercati agricoli in una moderna metropoli industriale, con una straordinaria rete di trasporti e grattacieli come la Sears Tower, all’epoca il più alto edificio del mondo. Soprannominato ”The Boss”, Daley non rifiutò mai quell’appellativo. Molti biografi hanno giustificato i suoi eccessi: ”Se non fosse stato un boss non sarebbe riuscito a cambiare Chicago in modo così profondo”. Il figlio ha ereditato la sua macchina elettorale e il suo stile da ”padre-padrone”. Girando per Chicago - una città ottimamente amministrata, zeppa di parchi, musei, esempi di architettura avveniristica - ci si imbatte in continuazione nel nome di Daley che, impresso nel marmo o a caratteri d’oro, dà il benvenuto ai visitatori all’aeroporto, nei musei, negli osservatori in cima ai grattacieli. O che offre alla cittadinanza il ”dono” di un nuovo stadio, un teatro all’aperto, un imbarcadero sul lago Michigan. Le sue rielezioni a raffica sono certamente un riconoscimento per queste capacità amministrative, ma sono anche il prodotto di una ”fabbrica” di voti spesso finanziata dalle stesse imprese che lavorano per l’amministrazione cittadina e [...] fatta funzionare da centinaia di attivisti democratici, premiati con l’assunzione al Comune: una palese violazione della legge votata nel 1982 proprio per stroncare la prassi delle assunzioni ”elettorali”. [...]» (Massimo Gaggi, ”Corriere della Sera” 2/8/2005).