Varie, 30 luglio 2005
ZAVALLONI
ZAVALLONI Cristina Bologna 21 novembre 1973. Cantante • «[...] ”strana” cantante, ufficialmente mezzosoprano, che passa dalle sinuosità barocche di Monteverdi alle angolosità contemporanee di Berio [...] Che alterna Ticket to ride nella trascrizione stile Bach del compositore olandese Andriessen a un successo di Rita Pavone, Il ballo del mattone , in un proprio arrangiamento [...] Che puoi sentir improvvisare in una jam session ma anche eseguire rigorosamente il Pierrot lunaire di Schoenberg [...] Attenzione: non è il solito caso dell’artista lirico che di punto in bianco si mette a fare il pop, o viceversa, e si sente subito che il ”vestito” non è il suo. Lei ha un modo diverso di essere cantante. Ha un repertorio originale. compositrice. Ama lo studio e la ricerca. E tutti la vogliono. [...] ”[...] All’inizio quando cantavo jazz, studiavo belcanto e iniziavo a fare musica contemporanea, mi dicevano: ”Ma tu quale sei?”. stato il dramma che mi ha assillato e mi assilla. Ma io mi sento sempre la stessa qualunque cosa faccia. Anche se capisco che i miei programmi sono un po’ particolari [...] Mio padre, arrangiatore e pianista, faceva musica d’uso, televisiva, ad alto livello. Mi sono ritrovata prima a cantare poi a dover tagliare i ponti con questa figura così invasiva, altrimenti non riuscivo a trovare la mia identità. Dopo il liceo, mentre ero ferma per una brutta polmonite, ho elaborato la convinzione che volevo fare la musicista ma innanzitutto studiare. Così mi sono iscritta al conservatorio: composizione e solo in un secondo momento canto lirico”. Il suo primo stile ”di rottura” è stato il free jazz: ”A Bologna era rappresentato da un movimento che ruotava attorno al dipartimento musica dell’Università: una corrente di pensiero radicale. Poi mi sono emancipata anche da quel genere. Ma intanto avevo capito di essere orientata verso la modernità, anche se eseguendo Rossini ho scoperto di avere una voce che poteva affrontare il repertorio classico”. I Beatles li canta con la voce naturale, non impostata: in questo è diversa della grande Cathy Berberian a cui è stata paragonata. ”Lei era una cantante lirica che ha avuto l’intelligenza di aprirsi ad altre situazioni, io ho fatto un percorso opposto. Questo mi dà la possibilità di usare anche la voce non impostata. Alternarla alla voce lirica è difficile psicologicamente, non tecnicamente”. [...] Per la musica contemporanea, col gruppo ”Sentieri selvaggi” ha tra l’altro eseguito Michael Nyman. ”La sua carriera di compositore ”serio” è in crescita: mi piacerebbe collaborare ancora con lui”. [...] Perché l’interesse per la musica degli anni Sessanta? ”La mia generazione subisce in maniera indescrivibile il loro fascino, dal punto di vista musicale ma anche come stile di vita: c’era una leggerezza che oggi facciamo fatica a ritrovare. Era l’epoca dei complessi, tutti i ragazzi potevano fare musica: lo avvertiamo in maniera ancora più forte oggi che si tende a toglierla dalla scuola pubblica [...] Non mi sento portata all’opera dell’Ottocento, Verdi, Puccini, Wagner. Mi fermo a Mozart. Nemmeno il rock estremo fa per me. Nel pop mi piace Bjork. Il jazz? M’interessa l’aspetto compositivo, ideare strutture morbide con sezioni improvvisative. liberatorio perché si crea senza troppi paletti. Intendo il tipo di jazz che fa il pianista Stefano Bollani, con cui ho collaborato [...] Va di moda la ”contaminazione’, ma in certi casi è un gran calderone in cui entrano anche cose non sempre nobili come, secondo me, certi esperimenti con i dj. [...]”» (Alfredo Gasponi, ”Il Messaggero” 29/7/2005).