Il Sole 24 Ore 25/07/2005, pag.7 Luigi Sampietro, 25 luglio 2005
"Il British, come una vecchia zia". Il Sole 24 Ore 25/07/2005. Dio solo sa perché mi ci siano voluti tanti anni prima di rimettere piede al British Museum
"Il British, come una vecchia zia". Il Sole 24 Ore 25/07/2005. Dio solo sa perché mi ci siano voluti tanti anni prima di rimettere piede al British Museum. Non che non volessi. Ma a Londra raramente mi è capitato di tornare a fare il turista e tutte le volte che ero passato davanti al cancello del museo era un po’ come succede con le vecchie zie che poi ti diseredano. Perché, un giorno sei di fretta e il giorno dopo è troppo tardi, e, anche se abitano a due passi da casa, finisce che non le vai mai a trovare. Poco più di un anno fa ci sono però riuscito. Con tutta la famiglia, che mi aveva scortato in Inghilterra. Loro sì per fare i turisti. Volevo soprattutto rivedere i greci e gli egiziani. E anche quei mesopotamici barbuti e con le ali che mi aveva fatto impressione trovarmeli davanti tali e quali li avevo visti la prima volta sul sussidiario delle elementari. Fu una visita breve, decisa all’ultimo e quando mancavano nemmeno due ore alla chiusura. "Quel che vediamo, vediamo. Possiamo sempre tornare un’altra volta. Tanto è gratis", aveva osservato mia figlia, sempre attenta al budget. Arrivati nella sala in cui c’è un gatto nero egizio seduto sulle zampe posteriori, mi ritornò in mente il mio primo viaggio a Londra. Era il 1967. Con me c’era Scarpini, che non era proprio un estraneo ma nemmeno un amico. A Milano frequentava il bar dove, da studenti, ci si trovava per giocare a boccette. Non ricordo nemmeno se quello fosse il suo nome o un soprannome. Un bel giorno Scarpini si era innamorato. Ma si sa come vanno queste cose. Lo diceva anche Giorgio Gaber dal juke-box: "D’amore non si muore, sarà anche vero, ma quando ci sei dentro non sai che fare...". Era autunno e stavo per partire. Scarpini, che non era riuscito a fare le ferie, si aggregò. Per cambiare aria e cambiare musica. Portobello e Carnaby Street. The Swinging London. E i Beatles, che aveva visto al Vigorelli. In giacca e cravatta, come si usava allora. Non sapeva una parola d’inglese, ma dovendosela cavare da solo, tutto il giorno in giro per Londra, potè distrarsi dai suoi pensieri. Una domenica mattina andammo insieme al British Museum e davanti al gatto egizio, mi racconto che LEI aveva una vera passione per questi animali. Proprio come mia moglie, pensai. Anche se all’epoca ci conoscevamo appena. Quando uscimmo dal museo, tutt’e due spedimmo una cartolina con sopra quel gatto magico. Il bar delle boccette chiuse i battenti e non seppi più nulla di lui. Anni dopo lo incontrai sul tram. Non avevamo niente da dirci ma con uno sforzo di memoria rievocammo il nostro viaggio. Gli chiesi come fosse finita quella storia. "Non è mai cominciata. Le avevo mandato una cartolina con sopra una scultura egizia e lei mi ha poi detto che era meglio lasciar perdere. Che non avevamo gli stessi gusti. Una scusa". Il tram stava per fermarsi. Si aprì la portiera e non feci in tempo a dirgli che io, invece, a cominciare da quella cartolina con il gatto.... "Papàdev’essere ancora dentro". Sentii la voce di mia figlia dietro le spalle, nel negozio dei souvenir. "No, è lì di fianco alla cassa". Avvolta nella busta di plastica del 250° anniversario del museo, stringevo per il collo come un mezzolitro da osteria una copia del gatto egizio. Mia moglie uscì dalla fila: "Abbiamo comprato tante cartoline e un paio di oggetti che vanno bene per fare dei regali". Appoggiai il gatto contro la coscia. "E tu che cosa hai preso?" Feci un passo indietro. "Fammi vedere. Che magari è qualcosa che ho già preso io". Mi ero prefigurato di sentirla esclamare: "Che cariiino!", quando glielo avessi consegnato. A casa. Le mostrai la statuetta del gatto. Un attimo di silenzio. Stavo per chiedermi dove sarebbe finita. Sul camino, tra i lari e i penati? Accanto alla finestra? Sopra lo scaffalino che pende dal soffitto? Certamente in un punto in cui non potessero arrivare gli altri gatti - quelli vivi, o perlomeno convalescenti, o addirittura risorti - che abbiamo in casa e che sono una legione. "Ti ringrazio. Ma quel gatto non mi è mai piaciuto. Mi ha sempre fatto paura". "famoso, credevo...". "Lo so. Ma dammi lo scontrino, che vedo se me lo cambiano con qualcos’altro". Tornò subito, con la riproduzione di un piatto francese impacchettato da mettere in valigia. Saltò fuori a Natale. "Che orrore!" esclamò nostra figlia, che non perde l’occasione. "troppo brutto?" domandò mia moglie. Luigi Sampietro