Il Sole 24 Ore 20/07/2005, pag.20 Aldo Bernacchi, 20 luglio 2005
Torna in pista l’automobile a cereali. Il Sole 24 Ore 20/07/2005. Il 23 luglio di dodici anni fa un colpo di pistola poneva fine alla vita di Raul Gardini
Torna in pista l’automobile a cereali. Il Sole 24 Ore 20/07/2005. Il 23 luglio di dodici anni fa un colpo di pistola poneva fine alla vita di Raul Gardini. Un suicidio non ancora chiarito fino in fondo, in una Milano nel pieno della bufera di tangentopoli. Finiva di Gardini l’avventura terrena dopo che quella industriale era stata inghiottita nel gorgo dei debiti della Montedison. Di lui e dei Ferruzzi non parla più quasi nessuno come se il capitalismo di casa volesse dimenticare i suoi protagonisti finiti in rovinosa disgrazia. Eppure Gardini nella seconda metà degli anni Ottanta fu il personaggio più citato e incensato dalle cronache economiche tanto da ombreggiare Agnelli. "La chimica sono io": resta nella storia la sua affermazione d’onnipotenza nei giorni in cui Enimont pareva la soluzione migliore per un settore tanto travagliato quanto appetito. Ma se Enimont è stata sepolta, da quel passato di Gardini, con il mondo assediato dal caro-petrolio e dall’inquinamento, torna d’attualità il suo progetto per produrre bioetanolo utilizzando le eccedenze agricole. Ed è sempre polemica. Come allora. Marcello Colitti, ex manager dell’Eni ai tempi di Franco Reviglio che tanto si batté contro il piano di Gardini, non cambia parere a quasi vent’anni di distanza. "Era un progetto politico, sostenuto dalla Francia, ma niente affatto industriale tant’è che la Cee lo bocciò perché fu subito chiaro che alle sovvenzioni per il surplus di cereali, grano in particolare, si sarebbero dovuti aggiungere altri sussidi per rendere competitivo la produzione di biocarburante". Colitti, difensore della scelta del Mtbe, sostenuta dall’Eni e dall’Unione petrolifera, come additivo della benzina verde, si rifà ai giorni del novembre 1988 quando Bruxelles, a larghissima maggioranza, archiviò il dossier etanolo. "Trent’anni fa ricavare una chilocaloria dal mais costava 14 volte di più che ricavarla dal petrolio. Adesso costa solo 1,4 volte di più, senza che nulla sia stato fatto per raggiungere questo risultato": l’accalorata difesa del suo progetto, che puntava a diversificare gli sbocchi del mercato agricolo, non bastò a Gardini per convincere la Cee. Contro di lui, gran produttore di soia e barbabietole, si era schierato il commissario italiano Carlo Ripa di Meana, che spiegò il perché del suo no anche dalle pagine del "Corriere della Sera" alla vigilia della sentenza di Bruxelles. Qualche mese prima la storia e le strategie di Gardini erano addirittura entrate nel programma di studi della facoltà di direzione aziendale di Harvard. Il gruppo Ferruzzi era la seconda realtà privata dopo la Fiat con oltre 80mila dipendenti e un giro d’affari negli Usa di 20 miliardi di dollari. Ad affascinare i professori della celebre università era in particolare il progetto etanolo con cui Gardini, soprattutto nell’impianto Usa della Missalco, stava rilanciando la vecchia scommessa di Henry Ford, pioniere dell’industria automobilistica americana che nel 1908 progettò il "Modello T" prevedendone il funzionamento a etanolo e che nel 1930 usò componenti plastici ricavati da semi di soia. Nel 1938 negli impianti del Kansas erano già prodotti 54mila tonnellate l’anno. Poi l’interesse americano per l’etanolo calò viste le immense disponibilità di olio e di gas dopo la seconda guerra mondiale ma negli anni Settanta, all’apice del primo shock petrolifero, si ricominciò a parlare dell’additivo verde e alla fine del decennio diverse compagnie petrolifere misero in rete carburante contenente il 10% di etanolo, il cosiddetto gasohol, approfittando del cospicuo incentivo fiscale. Anche l’Europa che bocciò Gardini nel 1988, sia pure lentamente, sta cambiando atteggiamento, intimorita dalla marea montante dei prezzi del petrolio e dell’inquinamento da anidiride carbonica". Una rivincita post mortem per il manager di Ravenna? Marco Bertagni, direttore dell’Assodistil, non arriva a tanto ma riconosce che qualcosa si sta muovendo: "La Ue da due anni - sottolinea - non solo ha semplificato le procedure per chi intende promuovere biocarburanti tramite incentivi fiscali, ma ha anche posto un traguardo minimo di uso pari al 2% entro la fine del 2005 e al 5,75% entro il 2010". Sul tema decisivo delle sovvenzioni Buxelles non è generoso come gli Usa o il Brasile, ma ha comunque garantito 45 euro per ettaro destinato all’uso non food delle colture agricole. "A valle - osserva ancora Bertagni - l’incentivo fiscale è differenziato, passando dal 100% della Germania al 60% della Francia, al 50% circa dell’Italia, percentuale comunque sufficiente a rendere competitiva la produzione di bioetanolo". Produzione che però non decolla, tanto che l’Italia è già stata messa sulla lista nera della Ue assieme altri 12 Paesi avendo raggiunto a mala pena lo 0,5% del mercato complessivo delle benzine. Sarà importante, osservano all’Assodistil, che si sblocchino i 219 milioni di euro previsti in tre anni dalla Finanziaria per defiscalizzare il bioetanolo: "Il che ci permetterà di produrre a costi competitivi circa un milione di ettolitri di alcool trasformato in Etbe, un omologo verde dell’Mbte che elimina i problemi di volatilità e miscibilità con la benzina, tipici dei prodotti idroscopici come l’etanolo. L’obiettivo è di raggiungere l’1% del mercato delle benzine entro fine anno e il 2,5% entro il 2008. Gli impianti di distillazione di tutti gli alcoli sarebbero sufficienti ma per ora stanno lavorando solo al 40%". Lobby petrolifera contro quella degli agricoltori: il successo del bioetanolo dipenderà anche da chi la spunterà in questa contesa. In Italia e in Europa finora hanno prevalso i petrolieri nel vuoto di una scelta strategica dei governi nei confronti delle fonti rinnovabili d’energia. Non sorprende perciò che il grosso della produzione mondiale di etanolo, circa 11 milioni e mezzo di tonnellate all’anno, sia concentrato per il 90% dove vengono elargite le sovvenzioni più cospicue, cioè in Usa e in Brasile, Paese in cui l’alcool prodotto da canna ha addirittura sostituito al 100% la benzina. Negli States, dove può essere miscelato con la benzina in una percentuale oscillante tra il 5,7% e il 10% si producono sei milioni d’etanolo, grazie ad attraenti sovvenzioni fiscali, sia federali (53 cents per gallone) sia statali (dai 20 ai 60 cents aggiuntivi). Cifre importanti che non turbano in ogni modo i petrolieri visto che il mercato americano delle benzine supera i 330 milioni di tonnellate l’anno. Aldo Bernacchi