La Repubblica 24/07/2005, pag. 33 Antonio Monda, 24 luglio 2005
Addio Bunker, "canaglia" del pulp. La Repubblica 24/07/2005. "In questa incredibile barzelletta che è la mia vita", raccontava pochi mesi fa, dopo una cena in un ristorante di Mantova, "la più grande barzelletta è che io sia seduto fianco a fianco ai premi Nobel, che loro mi riempiano di complimenti, e che mi chiedano della mia tecnica di scrittura, tra gli scatti dei fotografi"
Addio Bunker, "canaglia" del pulp. La Repubblica 24/07/2005. "In questa incredibile barzelletta che è la mia vita", raccontava pochi mesi fa, dopo una cena in un ristorante di Mantova, "la più grande barzelletta è che io sia seduto fianco a fianco ai premi Nobel, che loro mi riempiano di complimenti, e che mi chiedano della mia tecnica di scrittura, tra gli scatti dei fotografi". La cena si era svolta dopo un suo affollatissimo reading al Festival della Letteratura, ed Edward Bunker, che aveva risposto sorridendo alle domande di John M. Coetzee sul libro che stava preparando, si era distinto per esser stato l´unico ad aver mangiato con gusto uno stufato d´asino, offerto generosamente dal ristorante, e rispettosamente respinto da tutti gli scrittori invitati. Il suo incontro con il pubblico aveva riscosso un successo clamoroso, ed aveva oscurato, per calore e partecipazione, perfino quello di autori del calibro di Toni Morrison e lo stesso Coetzee. Lui non se ne era curato troppo, e continuava a parlare di barzelletta, anche se pronunciava il termine "joke" con un´ironia nella quale la malinconia prevaleva sulla voglia di rivalsa. Non aveva alcun problema a parlare del proprio passato, e non nascondeva nulla della violenza che aveva contraddistinto ogni momento della propria esistenza, ma preferiva parlare dei progetti cinematografici che aveva avviato, grazie all´amicizia con Michael Mann, ed i nuovi libri, dei quali si confidava in prima battuta con l´amico James Ellroy, al quale diceva "devo tutto". In entrambi i casi trovava ispirazione nella propria vita, e rideva di gusto quando qualcuno aveva l´ardire di suggerirgli di "inventare" o "creare" qualcosa di diverso. Anche quel suggerimento per lui rappresentava una barzelletta a cui reagire con malinconia, perché la sua vita, che si è spenta martedì scorso nell´ospedale californiano di Burbank, era stato il più incredibile, violento e drammatico dei romanzi. Era nato la notte di capodanno del 1932 ad Hollywood durante un terremoto, da una ballerina di seconda fila di Busby Berkeley, ed un direttore di scena irrimediabilmente alcolizzato. I due divorziarono quando lui era ancora un bambino, ed "Eddie", che ebbe sin da allora il nomignolo che si portò per tutta la vita, venne affidato ad un collegio, dal quale fuggì quando aveva cinque anni. Nessuno dei genitori lo volle con sé, ed il piccolo ritornò in collegio, dove preoccupò i precettori per il carattere ribelle e violento, e li lasciò a bocca aperta per il risultato di 152 punti che ottenne quando fu sottoposto a nove anni ad un test per misurare il quoziente intellettivo. un punteggio che a quell´età rientra nei parametri attribuiti ai geni, ma Eddie non se ne curò assolutamente, come ignorò con un fastidio pieno di disprezzo i suggerimenti degli insegnanti che gli consigliavano di far fruttare con lo studio quel sorprendente dono di natura. Preferì sfogare la propria energia incontenibile con gli amici di strada che frequentava nei pochi momenti di libertà, e con loro si perse rapidamente. Il suo curriculum criminale è impressionante, e dopo esser stato espulso dal collegio per aver infilato una forchetta nell´occhio di un compagno, cominciò a mantenersi con rapine, scippi, estorsioni e protezione di prostitute con le quali conviveva. Era ancora giovanissimo e a diciassette anni ebbe il triste record di essere il detenuto più giovane mai internato nella terribile prigione di San Quintino. Ma anche quello stesso periodo fece il primo degli incontri che avrebbero cambiato la sua esistenza: divenne infatti un protetto di Louise Wallis, moglie del grande produttore Hal Wallis, che, sedotta dai suoi bellissimi azzurri, e affascinata dal fascino criminale, lo inserì nel mondo hollywoodiano, invitandolo ripetutamente nella sua villa principesca e in quella degli amici miliardari. Una parodia di questo invaghimento, che la donna giustificava come un atto di bene per "ragazzo di talento da salvare" venne ripreso molti anni dopo da Woody Allen, che ne rielaborò il rapporto in chiave liberal newyorkese in Tutti dicono I love you, attribuendo a Tim Roth il ruolo del criminale, e a Drew Barrymore quello della Wallis. In quella che rappresentò la prima barzelletta della sua vita, Eddie si trovò a dialogare con personaggi quali Tennessee Williams, Humphrey Bogart ed Aldous Huxley, che rimanevano regolarmente affascinati dalla sua intelligenza, e a frequentare abitualmente la principesca reggia di William Randolph Hearst a San Simeon, dove chiamava tutti "fratello", in puro linguaggio da galera, e preferiva entrare in intimità con personaggi con cui sentiva affine, come l´attore con un passato di gangster George Raft, e l´ex campione del mondo dei pesi massimi Jack Dempsey. Durante le frequentazioni di casa Hearst non smise mai di commettere crimini di ogni genere, e dopo una rapina a mano armata commessa a pochi giorni da una grazia faticosamente ottenuta da Louise Wallis, si diede alla macchia e venne inserito nella lista delle dieci persone più pericolose d´America. Quando venne arrestato, fu destinato al carcere di massima sicurezza di San Pedro, e lì rimase per diciotto anni. In questi ultimi anni la definiva come un´esperienza che avrebbe dovuto vivere ogni uomo che voleva definirsi tale, ma all´epoca maledisse la propria esistenza, e la sua incapacità di essere diverso da se stesso. Soffrì, per usare i suoi termini, come un animale in gabbia, ma in quel momento di disperazione, scoprì la letteratura, ed una serie di scrittori che gli sembrava parlassero direttamente alla sua anima: Dostoevskj, Camus, Hemingway, e colui che riteneva il più grande di tutti: Cervantes. Fu un compagno di carcere di nome Caryl Chessman, incarcerato per numerosi stupri, e soprannominato "il bandito a luce rossa" che lo convinse a scrivere, dopo essere rimasto incantato a sentire il modo in cui sapeva raccontare, e fu sempre lui a valutare i primi scritti, sui quali dava suggerimenti che Bunker ha definito sino alla fine "estremamente preziosi". Ma ci vollero diciassette anni, sei romanzi e centinaia di racconti prima che riuscisse a trovare un editore presso la "No Exit Press", i cui responsabili si appassionarono al suo stile violento e cristallino grazie alla raccomandazione di un altro grande narratore dalla vita tragica come James Ellroy, il quale ne individuò immediatamente il folgorante talento. Il suo primo libro, intitolato Come una bestia feroce divenne un best seller e fu adattato in un film diretto da Ulu Grosbard con il titolo Vigilato Speciale. Ne fu protagonista Dustin Hoffman, che cadde a sua volta vittima del suo fascino e lo volle come consulente per preparare la parte. Il libro ottenne eccellenti recensioni, l´ammirazione di uno scrittore diversissimo quale William Styron, e l´interesse di una Hollywood cambiata drasticamente dai bagni nelle piscine della reggia di Hearst. Trovò un agente che gli commissionò il lavoro da "script doctor" per una serie di oscuri polizieschi, finchè non gli venne chiesto di americanizzare il copione scritto da un regista giapponese di cui non aveva mai sentito parlare: Akira Kurosawa. Il film, che venne diretto da Andrej Konchalowsky, uscì con il titolo di Runaway Train e gli assicurò una candidatura per la migliore sceneggiatura. Sentì di essere finalmente entrato ad Hollywood dalla porta giusta, ma il vero successo arrivò in campo letterario con Animal Factory, che divenne un film con Steve Buscemi, Little Boy Blue, Educazione di una canaglia e soprattutto Cane mangia cane, che fu tradotto in tutto il mondo (in Italia da Einaudi, editore di tutti i suoi libri) e conquistò tra gli altri un giovane appassionato di cinema che stava preparando il proprio debutto alla regia. Il suo nome era Quentin Tarantino, e definiva Come una bestia feroce la più bella "crime story" mai scritta. Non sapeva nulla del suo autore, ma quando venne informato della vita che aveva vissuto, e vide una sua foto sul retro di un libro, volle immediatamente offrirgli un ruolo in quello che sarebbe diventato Reservoir Dogs. Bunker, incuriosito da questa nuova barzelletta, volle leggere il copione e accettò di interpretare il personaggio di Mr. Blue, divertendosi al punto da utilizzare in seguito il nome per la sua biografia Mr. Blue: memoirs of a renegade. Ormai era diventato un personaggio di culto, e non fu affatto sorpreso quando Michael Mann lo avvicinò per Heat. In questo caso non gli venne chiesto di recitare, ma di farsi studiare ed imitare per il personaggio interpretato da John Voight. Sul set, anche De Niro lo consultò per studiare il modo di parlare e di gesticolare di un vero gangster, ma fu Mann che ne divenne realmente amico, e cominciò a progettare con lui una serie ambientata nelle carceri. Negli ultimi anni, raccontava con divertimento quanti fossero gli attori che si erano ispirati a lui, ma chi ha avuto modo di conoscere da vicino si è accorto immediatamente da un graduale distacco e dal mondo del cinema, che gli apparve come una chimera, vacua e inappagante. Cercò di riavvicinarsi alla letteratura, ma si accorse di scrivere con maggior fatica, e proprio a Mantova si interrogò sulla veridicità di una delle sue massime: "Datemi il caos, ne farò un libro". Riuscì a trovare alcuni momenti di felicità con Jennifer, la donna che sposò nel 1994 e che era stata il suo più valente avvocato. Da lei ha avuto un figlio di nome Brendam, al quale ha dedicato il suo ultimo libro ed ha considerato l´unica cosa seria della sua intera esistenza. Antonio Monda