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 2005  luglio 20 Mercoledì calendario

Addio al generale Westmoreland l´uomo dell´escalation in Vietnam. La Repubblica 20/07/2005. New York

Addio al generale Westmoreland l´uomo dell´escalation in Vietnam. La Repubblica 20/07/2005. New York. Nel 1982, dopo aver guidato la marcia di migliaia di veterani del Vietnam per l´inaugurazione del memorial di Washington, il generale in pensione William C. Westmoreland - che nel paese del sudest asiatico aveva comandato le truppe americane dal 1964 al 1968 - disse semplicemente: "Era il mio destino servire come comandante nella guerra più impopolare che l´America abbia mai combattuto". Impopolare, non persa. Westmoreland - che è morto ieri a 91 anni nella casa di riposo Bishop Gadsden a Charleston, South Carolina - non ha mai accettato la sconfitta dei marines nelle risaie del Vietnam del Sud. Anche dopo che la bandiera americana venne ammainata dall´ambasciata di Saigon - con le immagini degli elicotteri che portavano via in fretta e furia generali, funzionari, famiglie vere o presunte, immagini ormai storiche che avrebbero fatto il giro del mondo per la felicità dei milioni di pacifisti e di antiamericani che avevano visto in quella guerra lo scontro finale tra il bene e il male - "Wes" ripeteva a ogni intervista: "Militarmente in Vietnam non abbiamo perso. La verità è che il nostro paese non è riuscito a mantenere gli impegni presi con il Vietnam del Sud, ma abbiamo impedito che scattasse un effetto domino nella regione. Il comunismo non è avanzato, l´obiettivo strategico è stato centrato". Quello che divenne il militare più vituperato nella storia recente degli Stati Uniti - lo storico Arthur M. Schlesinger lo definì impietosamente "il nostro generale più disastroso dai tempi di Custer" - aveva avuto una brillantissima carriera: primo nel suo corso all´accademia militare di West Point, eroe di guerra durante il secondo conflitto mondiale e in Corea, nel 1964 venne chiamato dall´allora ministro della Difesa Robert Mc Namara (presidente era il democratico Lyndon B. Johnson) a guidare le forze militari americane in Vietnam, quando il governo di Washington definiva ancora le truppe presenti (ventimila in quell´anno) come "consiglieri". Teorico della "guerra di logoramento" Westmoreland si scontrò ripetutamente con altri generali e soprattutto con i politici di Washington, personaggi che non aveva mai amato, riuscendo ad imporre spesso alla Casa Bianca - forte del suo carisma - il suo punto di vista. Le missioni search and destroy (cerca e distruggi), che miravano a uccidere quanti più vietcong (i partigiani comunisti e nazionalisti del sud) fosse possibile, diventarono per il Pentagono il metro di paragone con cui valutare se la guerra stava procedendo con successo o no. Di fronte alla resistenza vietcong e alle truppe vietnamite del Nord, che sotto la guida del generale Giap tenevano in scacco i marines Usa in una guerra dai troppi fronti e senza territori da conquistare (c´era il veto politico a invadere il Nord), Westmoreland chiese al presidente Johnson di inviare un numero sempre maggiore di truppe, in quella che verrà poi chiamata l´escalation della guerra in Vietnam. Convinto che la guerra andasse bene Westmoreland continuò ad inviare a Washington rapporti ottimistici, senza prevedere per tempo la grande "offensiva del Tet" che nel 1968 portò i vietcong ad occupare - sia pure per breve tempo - diverse città del sud e, sia pure per poche ore, a conquistare l´ambasciata americana di Saigon. Il 1968 segnò la fine delle fortune del generale. Mentre in America dilagava la contestazione pacifista, con i campus in fiamme e le reti televisive che mostravano in prima serata battaglie, sconfitte, bombardamenti di civili e migliaia di morti, con le truppe americane che avevano raggiunto la cifra record di mezzo milione, Westmoreland venne richiamato a Washington con la classica promozione-rimozione. Al Pentagono gli venne di fatto impedito di occuparsi ancora di Vietnam e nel 1972, dopo la mancata promozione a capo di Stato Maggiore, carica che era convinto di meritare, il generale - le cui foto venivano bruciate nei cortei di protesta in ogni parte del mondo - decise di abbandonare la carriera militare. Dopo aver tentato con scarso successo la carriera politica - provò inutilmente di diventare governatore della South Carolina - trascorse nell´anonimato gli anni della fine della "sua guerra" e dell´America che dopo le ferite del Vietnam tentava faticosamente di ritrovare una propria identità. Nel 1982 ebbe di nuovo l´onore delle prime pagine dei giornali. Fece causa al potente network Cbs, che in un programma lo aveva accusato di avere "nascosto e falsificato" rapporti dell´intelligence sulla pericolosità dei nordvietnamiti per presentare a Washington una situazione piu positiva degli sviluppi della guerra, chiedendo la cifra record di 120 milioni di dollari. In realtà si accontentò - su consiglio degli avvocati - di un comunicato della rete televisiva in cui si precisava che la Cbs non aveva avuto alcuna intenzione di "mettere in dubbio il patriottismo e la lealtà del generale". Col passare degli anni, il crollo del comunismo e le rielaborazioni della "sporca guerra", anche la figura "negativa" di Westmoreland era stata in parte cancellata. Lui ormai sembrava curarsene poco: "Quel che è certo è che non ho rimorsi, nè devo chiedere scusa". Alberto Flores d´Arcais