La Stampa 19/07/2005, pag.13 Giuseppe Culicchia, 19 luglio 2005
Se c’è la goccia è chic. La Stampa 19/07/2005. Estate 2005: tornano di moda i Ray-Ban "a goccia"
Se c’è la goccia è chic. La Stampa 19/07/2005. Estate 2005: tornano di moda i Ray-Ban "a goccia". Il prodotto nasce, come succede spesso, per esigenze militari. E’ la prima metà degli Anni Trenta. Negli Stati Uniti Francis Scott Fitzgerald ha appena pubblicato "Tenera è la notte", mentre in Francia è già uscito "Viaggio al termine della notte" di Louis Ferdinand Céline. Tra i film, spiccano "Le luci della città" di Charlie Chaplin e "L’Angelo Azzurro" di von Sternberg. Dopo il crollo della Borsa di Wall Street, avvenuto nel ’29, l’economia occidentale è in ginocchio. Alla Casa Bianca siede Franklin Delano Roosvelt, che affronta la situazione col suo New Deal. In Germania Adolf Hitler è da poco salito al potere in un Paese che conta sei milioni di disoccupati, destinati a trovare presto lavoro grazie alla costruzione delle autostrade e all’impulso dato all’industria bellica, oppure ad arruolarsi nel nuovo esercito che sostituirà quello simbolico nato con il Trattato di Versailles. Intanto, sull’Oceano Atlantico, si compiono le prime trasvolate: e l’aeronautica militare americana necessita di occhiali da sole in grado di proteggere gli occhi dei piloti dai raggi solari rifranti dalle nuvole. I generali a quattro stelle si rivolgono a una ditta di nome Bausch & Lomb. E dopo una serie di ricerche, ecco che nasce un cristallo capace di assorbire la luce. E’ nel 1936, l’anno delle Olimpiadi di Berlino, che la Bausch & Lomb lancia sul mercato i suoi Ray-Ban. Ma bisogna aspettare ancora un anno per vedere sugli scaffali dei negozi il modello "Aviator", con le lenti "a goccia" e la montatura di metallo: lo stesso che, a quasi settant’anni di distanza, indossano oggi come oggi l’attrice americana Gwyneth Paltrow e l’ex supermodella australiana Elle McPherson (immortalata su Glamour con addosso la variante dalle lenti a specchio) e con loro una lunga teoria di altre star hollywoodiane e altre modelle strafamose e giù a scendere modelline di quelle che si danno appuntamento per l’aperitivo a Milano dalle parti di Porta Ticinese, forse ignare della storia di un occhiale ora fabbricato in Italia anche con quella montatura rosa che pare essere l’ultimo grido dell’estate 2005 (sviluppo trendy che all’U.S. Air Force negli Anni Trenta non aveva certo previsto nessuno). Al cinema, i Ray-Ban si sono visti addosso fin dagli Anni Sessanta oggi mitici specie per chi allora ne aveva venti a tipi tosti come Marlon Brando e Paul Newman, Robert De Niro e Robert Redford, per tacere dei super-duri Charles Bronson, Clint Eastwood e Charlton Heston. E però la moda la lanciano già nel decennio precedente i reduci da Guadalcanal e Okinawa, che magari faticano a reinserirsi nella vita civile e in sella a una moto di grossa cilindrata, con addosso un paio di jeans Levi’s e un giubbotto di pelle, ispirano a Laszlo Benedeck già nel 1954 "Il Selvaggio". Ma bisogna aspettare gli Anni Settanta perché i Ray-Ban diventino un accessorio imprescindibile anche in Italia, almeno per i giovani di destra. Come ricordano Filippo Rossi e Luciano Lanna nel loro "Fascisti immaginari" (Vallecchi), "Di fatto, la simbiosi tra quegli occhiali e l’antropologia di destra è stata per anni quasi totale". Basta sfogliare le annate ’70 e ’80 di Europeo, Espresso e Panorama. Basta ripercorrere i repertori fotografici della destra militante, con quei cortei pieni di giovani in Ray-Ban. Tanto che a Milano, negli Anni 70, i Ray-Ban finirono per venire considerati sospetti da parte del più temuto servizio d’ordine della sinistra extraparlamentare, come racconta Marco Philopat nel suo "La banda Bellini" (Shake Edizioni). Da una parte, insomma, i Ray-Ban e le scarpe a punta e i capelli corti; dall’altra, l’eskimo e le Clark e i capelli lunghi (come la barba, naturalmente). E però già in quegli anni le diversità in quello che poi sarebbe stato definito il "look" tendono se non a sparire di certo a smussarsi. Mikis Mantakas, nei giorni precedenti la sua morte, viene fotografato con i capelli lunghi e la barba incolta, scrivono Rossi e Lanna, mentre Teodoro Buontempo, negli scatti d’epoca, esibisce "matasse di capelli ricci, barba e abbigliamento casual". E del resto, anni dopo, in un alloggio usato come base dalle Br salteranno fuori tutti i dischi di Lucio Battisti, da sempre considerato "di destra". Solo i Ray-Ban resistono alla confusione degli stili e all’usura del tempo: fino almeno a quest’estate del 2005, e alla nuova montatura rosa comparsa non sulle pagine dell’Europeo, dell’Espresso o di Panorama, ma su quelle di Glamour. Giuseppe Culicchia