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 2005  luglio 29 Venerdì calendario

BASSETTI

BASSETTI Piero Milano 20 dicembre 1928. Politico • «[...] alla battaglia per decentrare il potere a Regioni e Comuni ha dedicato tutta la vita. Nel ’70 fu il primo presidente della Giunta lombarda. Deputato Dc, si dimise nell’82: ”Che sarà di questo Paese”, gli disse una sconsolata Nilde Iotti presidente della Camera, ”se le persone come lei lasciano il parlamento per andare a presiedere una Camera di commercio, sia pure quella di Milano?” Ci passa molta più storia ”che in quel cadavere ambulante di Montecitorio”, le rispose lui, e tirò dritto, convinto [...] che a Roma restava poco da fare, che il futuro si sarebbe giocato e costruito tra il globale e il locale: ”Globus et locus”, recita infatti il nome dell’Associazione che oggi Bassetti presiede, emanazione di tre Camere di commercio, Regioni Lombardia e Piemonte, varie Fondazioni bancarie, Università cattolica e persino la città di Lugano. [...] ”[...] io ho lavorato tutta la vita a spiegare che il decentramento era il modo per ridurre i costi della pubblica amministrazione aumentandone l’efficienza e il controllo. Sulla base del principio (ideologico, questo sono pronto a riconoscerlo) di Carlo Cattaneo: quando i cittadini hanno le mani sui problemi li controllano meglio. Ciò resta parzialmente vero. Il controllo sociale si esercita più facilmente se c’è vicinanza tra il potere e i cittadini; se il sindaco s’ingozza di tartine al caviale a carico del Comune lo viene a sapere tutto il paese. Ma riconosco che, in Campania come in Lombardia, ovunque si è largamente perso il costume del controllo diretto sulla gestione delle risorse... [...] non mi sono mai fatto illusioni: trasferire il potere da ceti più ridotti di numero e più esperti a ceti più ampi e meno esperti implica di per sé una forte probabilità di aumento degli sprechi e degli errori. Si sa, dai i soldi a un povero e li butterà dalla finestra, dalli a un ricco e saprà come tenerseli stretti. Quando scende il livello di competenza, di aristocrazia, se preferisce, nei primi tempi la qualità peggiora: ma questa è la democrazia. L’alternativa è: i popolani non sanno governare, governi il marchese [...] come la prima volta che dai la bicicletta a tuo figlio: cade, si sbuccia le ginocchia, però alla fine impara a pedalare. Per questo è giusto dargliela lo stesso [...]”» (Roberto Di Caro, ”L’espresso” 4/8/2005).