La Repubblica 24/07/2005, pag.46 Giuseppe Turani, 24 luglio 2005
Una guerra permanente che investirà Capitalia. La Repubblica 24/07/2005. Magari il governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio ("il mago di Alvito") si sta fregando le mani perché sembra che stia vincendo la sua battaglia per l´italianità delle due banche che erano sotto Opa da parte di gruppi stranieri (Bnl e Antonveneta)
Una guerra permanente che investirà Capitalia. La Repubblica 24/07/2005. Magari il governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio ("il mago di Alvito") si sta fregando le mani perché sembra che stia vincendo la sua battaglia per l´italianità delle due banche che erano sotto Opa da parte di gruppi stranieri (Bnl e Antonveneta). Al suo posto, però, non staremmo tanto tranquilli. E per due ragioni. La prima, oggi, è fatta solo di voci. Intorno a piazza Affari si vocifera di indagini e intercettazioni (legate alle guerre per le due banche) molto preoccupanti e che disegnano un quadro decisamente sconvolgente a proposito di quello che è successo. Con rapporti fra i vari protagonisti che definire impropri e incestuosi è ancora poco. D´altra parte, la magistratura sta indagando e si vedrà dove arriverà. Le voci che circolano, però, sono davvero molto inquietanti. Inoltre, non è ancora stato fatto il calcolo dei danni collaterali connessi a tutta questa vicenda (perdita di prestigio della banca d´Italia, brutto messaggio mandato agli stranieri, ecc.). E prima o poi bisognerà anche andare a vedere quale fuoruscita di capitali è venuta a costare questa "resistenza". La faccenda, insomma, non è chiusa. E il ceto politico italiano fosse solo un po´ più responsabile, ci sarebbero già gli elementi per fare una bella inchiesta (anche sulla Banca d´Italia). Invece, come sempre, la farà la magistratura. Salvo poi protestare se andrà a scoperchiare troppi altari coperti. La seconda questione è più di sostanza. E´ possibile, cioè, che Fazio, che ha testardamente organizzato la "resistenza" italiana alle due Opa straniere (portando sulla scena personaggi discutibili), abbia innescato un meccanismo che ci regalerà una guerra bancaria colossale e infinita. In piazza Affari, tanto per capirci, si dice che i giochi non sono affatto finiti con il passaggio della Bnl all´Unipol e quello, altrettanto eventuale, di Antonveneta alla Popolare Italian (ex Popolare di Lodi). Questi due passaggi, si sente dire, sarebbero solo l´inizio di una più vasta guerra bancaria che poterebbe tenere dentro un terremoto continuo tre o quattro della maggiori banche italiane. Con quali effetti sulla stabilità del sistema e sul sostegno all´economia è facile immaginare. Si dice, ad esempio, che ancora prima del passaggio di Antonveneta alla Popolare Italiana, Capitalia (che era stata in lizza per avere Antonveneta) farà una cosa molto semplice: si metterà a scalare la Popolare Italiana. Con il progetto di portarsi a casa la Popolare Italiana con dentro l´Antoveneta. Poiché il socio più importante di Capitalia è l´olandese Abn Ambro (sconfitta in questo primo giro per il controllo dell´Antoveneta), l´intera vicenda assume i contorni di una saga cruenta e dolorosa. Anche perché, a quel punto Fazio e i suoi protetti dovranno pur inventarsi qualcosa). C´è chi aggiunge anche che a quel punto l´Abn Ambro, che oggi è un socio importante di Capitalia, ma molto rispettoso, potrebbe anche decidere di diventare sul serio il socio di comando di una Grande Banca fatta da Capitalia, Popolare Italiana e Antoveneta. Forse sono solo voci, ma certo lasciano immaginare uno scenario di una certa complicazione e dentro il quale la presunta vittoria di oggi della Popolare Italiana (e di Fazio) potrebbe rivelarsi come la più grande delle rovine. E poi c´è l´altro fronte, quello della Bnl. Lasciando da parte quel che ne verrà fuori (con l´Unipol che deve mettere sul piatto cifre da capogiro) sul piano finanziario immediato, c´è la questione di che cosa faranno Caltagirone e soci dei soldi appena guadagnati con l´operazione Bnl. E qui le voci sono ancora più preoccupanti di quello che si sente dire a proposito della Popolare Italiana (e che abbiamo appena riportato). Da una parte, infatti, si dice che Francesco Gaetano Caltagirone (con il suo contorno di immobiliaristi) vorrebbe marciare a ranghi serrati contro il Monte dei Paschi di Siena (di cui è già socio) per conquistarlo (o rivenderlo in un secondo tempo, come è accaduto con Bnl). A sentire queste voci, il Monte Paschi (che si è tirato fuori dall´affare Bnl proprio per non essere coinvolto nella guerra delle banche) rischia di diventare la prossima preda. E quindi di finire dentro un ciclone di assalti e di contro-assalti. Ma c´è anche una seconda voce, sempre a proposito di Caltagirone & C. Si dice che in realtà, pur avendo voglia di dare una lezione al Monte Paschi, l´obiettivo vero sia assai più ambizioso. Una sorta di guerra "preventiva" dentro Capitalia. Al fine di impedire che un giorno o l´altro Abn Ambro diventi il socio dominante di Capitalia, i miliardi guadagnati dai raider della Bnl starebbero già facendo rotta verso le azioni della banca romana. Con l´obiettivo, ovviamente, di conquistarla e di buttare fuori (dalla banca e dall´Italia) gli olandesi (che hanno avuto il torto di voler sfidare il governatore Fazio). Dopo di che, nulla vieta che siano sempre loro, ma seduti sul trono di Capitalia, a marciare contro la Popolare Italiana e l´Antonveneta. Se tutto ciò dovesse accadere, sarebbe davvero un bello spettacolo. Infatti, se il boss della Popolare Italiana, Gianpiero Fiorani, è un super-protetto di Fazio, anche gli altri (Caltagirone & C.) sono in fondo suoi pupilli. Insomma, una guerra in casa. Con il risultato di provocare un´instabilità di fatto permanente del sistema bancario italiano. A vantaggio di chi? Giuseppe Turani